cultura

Continua l'impegno del Filo di Eloisa per la diffusione del pensiero femminile. Maria Rosa Cutrufelli presenta a Orvieto il suo ultimo libro “d'amore e d'odio”

mercoledì 6 maggio 2009
Continua l'impegno del Filo di Eloisa per la diffusione del pensiero femminile. Maria Rosa Cutrufelli presenta a Orvieto il suo ultimo libro “d'amore e d'odio”

Venerdì 8 maggio 2009 si svolgerà a Orvieto, alle ore 17.30 presso il Museo "Emilio Greco" in Piazza Duomo, gentilmente concesso dall'Opera del Duomo di Orvieto, la presentazione dell'ultimo libro di Maria Rosa Cutrufelli "d'amore e d'odio", edito da Frassinelli. L'iniziativa è organizzata da "Il filo di Eloisa - Associazione culturale Eloisa Manciati" nell'ambito del proprio, privilegiato obiettivo statutario, ovvero la diffusione del pensiero, della cultura e della pratica politica delle donne.

Interviene Maria Rosa Cutrufelli, autrice del libro, che sarà introdotta da Ornella Cioni, presidente del Filo di Eloisa. Durante la presentazione saranno letti alcuni brani significativi del testo.

I sei tempi dell'ultimo romanzo di Maria Rosa Cutrufelli, che storicamente abbraccia il periodo che va dall'anno 1917 al capodanno del 2000, compongono un grande affresco del secolo scorso: il secolo strabico, come lo chiama lei, perchè guarda da più parti, verso il lato oscuro del nostro animo, ma anche verso il lato più chiaro. Allo stesso modo lo sguardo ampio dell'autrice spazia e fruga nei fatti e nelle contraddizioni di eventi e persone, ma con un punto di vista consolidato: quello di ragazza del Novecento, come si definisce l'autrice stessa in un'intervista, che ha percorso un tempo storico e individuale non stando alla finestra, ma cercando sempre, guidata da una propria bussola, l'intreccio tra le storie private e la grande Storia.

Il romanzo affronta punti fondamentali di rottura, nelle vite degli individui, a cui conduce l'incontro con la Storia. Come quando nel racconto della Grande guerra mette a fuoco la dolorosa lacerazione tra pacifisti e interventisti, fino al neutrale e sibillino "Né aderire né sabotare" che travolse il PSI e il suo internazionalismo; lacerazione che si ripropone con la stessa intensità all'interno della coppia di militanti Nora e Matteo: quest'ultimo diventa interventista, mentre Nora resta fedele a un'idea di pacifismo radicale, che la costringe, suo malgrado, a maturare uno sguardo diverso sui suoi compagni di strada. O come quello tra Barbara Martinengo, la voce narrante del primo tempo, e il fidanzato Edoardo, quando Barbara, a cui era stato concesso da padre e fidanzato di diventare crocerossina, decide di imbarcarsi sulla Melfi per andare a prendere i feriti della guerra di Turchia, disvelando, senza più possibilità di equivoci, che è rimasto ben poco in lei della signorina cresciuta a biscotti e pianoforte.

In tutti e sei i tempi la grande storia si intreccia con le storie dei protagonisti chiamandoli a scelte, riposizionamenti, spostamenti geografici e mentali, aprendo talvolta varchi per guadagni di libertà sempre dolorosi da attraversare. Ma il prologo ci aveva avvertito e il suo senso si chiarisce sempre più andando avanti nella lettura e infine risuona come un monito, un messaggio utile soprattutto ai/alle giovani: "...il nostro presente? Vive nel passato che muore... Dunque il presente consuma il passato. Ma, nel consumarlo, lo risveglia e lo illumina per produrre nuova vita, tutta la nostra vita, a quanto pare, lievita dentro un tempo andato e ripreso per la coda..." .

Il romanzo ha una struttura complessa, nella trama, nei legami tra i personaggi, nel richiamo a eventi noti o quasi sconosciuti della nostra storia recente. La forma è originale, perché se è un coro di voci che narra la storia, in ogni tempo è solo un personaggio che parla in prima persona e intreccia un dialogo con un interlocutore: che risponde e fa domande, ma di cui non si ode mai la voce. Ogni capitolo, tranne l'ultimo, termina poi con un corsivo in terza persona, che spinge avanti la storia con la voce classica del romanzo.

Sette donne raccontate dalla voce di quattro donne e tre uomini, una complessa genealogia femminile, che non è solo genealogia di sangue, ma anche di elezione, in una trama di rapporti in cui emergono, oltre a quelle delle protagoniste, altre figure significative di donne. Sette storie che corrono da nord a sud dell'Italia, con una puntata a Berlino all'epoca del crollo del muro, in paesaggi descritti con amorevole conoscenza e in impasto linguistico che tiene conto non più dei dialetti, ma dei diversi toni con cui ormai parliamo in Italia.

Ci sono i punti forti di una genealogia delle donne (il femminismo del primo 900) e della sinistra (l'orgoglio operaio delle Casse di mutuo soccorso e della casa dell'Alleanza cooperativa di Torino), i tic dei militanti internazionalisti (il mucchio di Monthly Review nello strapieno armadio a muro di Leni e Miriam), ma anche i punti dolenti dei conti col comunismo reale, il terrorismo, il rapporto tra sinistra e femminismo, il mito dello Sviluppo, fino ad arrivare agli ultimi due capitoli dove le storie del terremoto del 1985 in Sicilia e degli sbarchi di clandestini si confondono con quelle della lettura dei quotidiani di quei giorni.

(Maria Rosa Cutrufelli, D'amore e d'odio, Frassinelli, euro 18.00)