cultura
La storia di una donna infelice
sabato 11 ottobre 2008
di Carlo Brunetti
Venerdi 10 ottobre, alla Sala del Carmine, la bravissima Crescenza Guarnieri, nello spettacolo “Niente più niente al mondo”, ci ha condotto con leggerezza dal non detto alla tragedia.
Lo scenario è una cucina di una casa modesta, sulla tavola i prodotti in offerta di un discount.
All’inizio sembra solo lo “sfogo” di una domestica ad ore in una Torino dei quartieri operai dove sono caduti i miti dei “Comunisti” e della “CGIL”.
Appassionata l’interpretazione di Crescenza Guarnieri, un monologo incalzante dove anche i silenzi e le pause hanno voce.
Una bottiglia di vermuth come compagna e nel suo monologo la domestica ad ore si rivolge al marito, unico ad avere un nome, ed alla loro figlia: la “bambina”.
E’ la confessione di una donna infelice che rimane anonima, come anonimi sono i drammi di migliaia di donne come lei.
Per quasi un’ora si sorride davanti all’ironia con cui vengono descritte le contraddizioni del nostro tempo, alla fine però ci si sente quasi in colpa perché di questa storia non si può sorridere.
E’ la cronaca di una vita difficile, di sogni infranti, di fatica quotidiana, di lotta per far quadrare i conti : “1.400 euro al mese in due, pagare l’affitto, le rate della punto e dei mobili, le bollette, l’abbonamento a Sky per le partite, due sabati a ballare e una pizza al mese per la figlia. Novella 2000 per lei e la Gazzetta dello Sport per lui…”
Il sabato poi la passeggiata al centro per vedere le vetrine dei negozi all’interno dei quali non si potrà mai entrare.
Il marito è assente, rassegnato e sconfitto ma la “bambina” è lì sulla scena, non si vede ma parla con il suo diario: un atto d’accusa verso la madre che pretende che lei “così carina” si salvi da quel pantano.
La “bambina” in realtà ha diciotto anni e lavora da pony con il motorino a portare le lettere. Vuole solo lavorare, vivere nel suo quartiere e divertirsi alla fine della settimana lavorativa.
Ha “… gambe lunghe, una terza di seno, un sedere che sembra disegnato…” ma non ha voluto fare né “il grande fratello” né la valletta.
La “bambina” non ha i sogni della madre, non porta i soldi a casa, è innamorata di un extracomunitario.
La donna protagonista, all’inizio vestita della sola sottoveste, pian piano indossa abiti macchiati e la ragione di quelle chiazze arriva improvvisa.
La figlia è in camera e scrive nel suo diario, la madre viola quell’ intimità e legge “Sabato 14 ottobre mia madre è una stronza”.
E’ la follia finale, la madre uccide la figlia, non ci sono più sogni, non c’è speranza, “…niente più niente al mondo rimetterà al posto le cose…”.
Uno spettacolo intenso, di grande spessore emotivo, con al centro del racconto l’insoddisfazione radicale della vita e l’angosciosa sensazione di un’esistenza che va a finire senza che “niente più niente al mondo” possa toglierla dal grigiore quotidiano.

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