cultura

3MSC, un fenomeno che dilaga tra cult e trash

giovedì 20 aprile 2006
di Davide Pompei
I primi posti nella classifica dei libri più letti sono sempre un traguardo per ogni autore, ma per Federico Moccia anche una rivincita. Il riscatto di chi aveva mandato, senza esito, il proprio manoscritto a tutte le case editrici della capitale, fino a finanziare a proprie spese una piccola tiratura presto esaurita. “Tre metri sopra il cielo”, infatti, era uscito un po’ in sordina nel ‘92 presso la piccola casa editrice (poi fallita) “Il Ventaglio”, in cui il padre faceva le scelte editoriali e la figlia correggeva le bozze. La presentazione ci fu il 16 novembre 1992 presso una galleria d’arte, il libro fu in qualche modo notato, timidamente apprezzato e cominciarono a circolare quasi clandestinamente fascicoli fotocopiati tra i ragazzi delle scuole romane. Per un periodo la rivista Fleming propose anche di allargare il testo del romanzo alla pubblicazione, ma Moccia fu dissuaso da un risultato che si annunciava deludente. Nel tam tam del passaparola, una copia del dattiloscritto è arrivato nelle mani di un produttore, ed è nato il film omonimo diretto dall’esordiente Luca Lucini, che ha lanciato Riccardo Scamarcio. Il libro ha impiegato alcuni anni per diventare il cult che è oggi, l’autore ha dovuto riprenderlo in mano e modificarlo, aggiornandolo di circa dieci anni, tanto che dell’originale non è rimasto più del 30%, ma ristampato dalla Feltrinelli ha conosciuto un successo enorme, sconfinando dalla tangenziale per raggiungere addirittura Polonia, Olanda, Germania, Giappone, Brasile, Grecia, Turchia, Spagna. In tutto 13 paesi. Chissà i ragazzi di Varsavia o di Cracovia cosa troveranno nella vicenda pariolina di “Trzy metry nad niebem”? Probabilmente l’amore adolescenziale come esperienza totalizzante, l’improvviso sentimento che “atterra e suscita, affanna e consola” e che riguarda tutti, in ogni paese e ad ogni età. Dai banchi di scuola al blog dei “mocciosi”, si è consumata una piccola rivoluzione culturale che ha avuto il merito di avvicinare molti adolescenti alla lettura, per la gioia di genitori e prof. Fenomeno letterario da un milione di copie, film da un milione di euro incassati, dvd da record di vendite e ad ottobre una fiction televisiva (ovviamente su Italia uno, la rete giovane), la sigla 3msc ha preso il posto di tvb nei messaggini, diventando la griffe di cappellini, magliette, portachiavi, diari. E lo stato d’animo è entrato pure nel testo della canzone sanremese degli Zero Assoluto. La scritta, poi, in genere preceduta dai nomi di due ragazzi o dall’originale “io e te”, la si può leggere sui muri di tante città, Orvieto compresa. La prima fu spennellata tanti anni fa su Ponte Flaminio nella zona nord di Roma e ha poi trovato molti emulatori pronti a volare che l’hanno fatta propria e riprodotta sui muri dei palazzi o di fronte alle scuole. “Tre metri sopra il cielo” è molto di più di un libro, è un fenomeno di costume in cui facilmente ci si identifica, uno slogan, un modo di essere che per molti ragazzini sta diventando una mania, un vero cult di moda che rischia di diventare trash e banale, sinonimo di omologazione talmente tanto inflazionato. Ridotto a un “libro simpatico o poco più” è per molti un romanzo generazionale come tanti, zeppo di luoghi comuni e ragazzine demenziali. Il film, sicuramente, meritava qualche approfondimento in più da parte di un regista abituato ai tempi e ai ritmi della comunicazione pubblicitaria, manca tutta la rabbia che i protagonisti del libro hanno ed emerge un’immagine dei giovani complessivamente un po’ sbiadita e superficiale, che ha comunque fatto da traino al libro. Della serie quando “Il tempo delle mele” incontra una casareccia “Gioventù bruciata”. A monte di tutto, però, resta un libro davvero godibile che intrattiene e trattiene. Rispetto alla storia pubblicata nel ’92 era stato chiesto a Moccia di ridurre il romanzo perché secondo gli esperti Feltrinelli un libro con più di 300 pagine non tira. Lui ha rifiutato modifiche e cambiamenti di linguaggio, credendo profondamente in quello che aveva scritto. “Il mio libro è una prova di grande testardaggine, un miracolo di ostinazione e di determinazione” ha sempre detto. Sta di fatto che se “Tre metri sopra il cielo” contava già 319 pagine, “Ho voglia di te” ne ha addirittura 416. E tutte da leggere. Federico Moccia sarà a Orvieto giovedì 27 aprile, alle ore 18.15 a Palazzo dei Sette, per la rassegna "Il libro parlante". Nella foto un angolo di Orvieto "dedicato" al romanzo di Moccia.