cultura

Tra affettuosità intima, missione vescovile e storia mons. Grandoni traccia la sua autobiografia

mercoledì 15 febbraio 2006
di laura
"La mia vita per il ministero sacerdotale cattolico" è il titolo del libro a carattere autobiografico recentemente pubblicato dal vescovo emerito della Diocesi di Orvieto-Todi, Monsignor Grandoni, già presentato a Todi e illustrato ieri a Orvieto, in una Sala Consiliare gremita, che ha visto la presenza dell'attuale vescovo Monsignor Scanavino e di tutte le autorità cittadine. Al tavolo della presentazione, oltre all'illustre autore, i sindaci di Orvieto e Todi, Stefano Mocio e Katiuscia Marini, il vescovo emerito di Gubbio e compagno di studi seminariali di Monsignor Grandoni, Monsignor Bottaccioli, e il presidente della Fondazione Faina, Isidoro Galluccio, in rappresentanza dell'ente che, in collaborazione con il Comune di Orvieto, ha curato la presentazione del denso volume. Circa 400 pagine di vita - dalla fanciullezza, alla scelta sacerdotale, alla missione religiosa e poi vescovile - che tuttavia ci restituiscono, attraverso le note autobiografiche, un vasto spaccato di storia orvietana e non solo. L'excursus è particolarmente dettagliato e preciso a partire dagli anni '70, che segnano l'inizio della lunga esperienza vescovile di Monsignor Grandoni, prima come giovane vicario capitolare a Todi (all'età di 42 anni) nel '70, poi, nel '72, come vescovo ausiliare di Foligno, e quindi, nel '74, come vescovo della riunita diocesi di Orvieto-Todi. Neanche un troppo piccolo trauma, l'unione delle due cattedrali, una comunione religiosa e civile senza tradizione – o addirittura con una tradizione di campanile - tutta da tessere, e che tuttavia Monsignor Grandoni si è impegnato, negli anni, a perseguire e a costruire con successo; già lanciata del resto come obiettivo primario nel suo primo saluto alla Diocesi, in cui chiamava a lavorare al bene comune delle due comunità non solo i cattolici ma i cittadini tutti, compresi i non credenti. Un obiettivo pienamente raggiunto, se è vero che negli anni le due città hanno condiviso non solo momenti religiosi, ma spaccati di vita civica molto importanti, come ad esempio l'unione nella Legge speciale che ha permesso di realizzare il restauro e la riqualificazione dei due centri storici, o i rapporti intessuti con la Palestina, Orvieto con Bethlem in particolare, Todi con Nazareth, città israeliana dove tuttavia la maggioranza degli abitanti è palestinese. Una vita, quella di Monsignor Grandoni, che ha attraversato da un ruolo di grande responsabilità momenti storici e politici di enorme importanza, che hanno segnato mutamenti politici, economici e del costume di somma rilevanza: dalle trasformazioni del mondo operaio a quelle del ruolo femminile e del diritto di famiglia, dal disgregarsi di alcune forze politiche – la vecchia DC in primis – al nascere, per i cattolici, di altri punti di riferimento. Eventi e trasformazioni che, più o meno vicini che fossero alla vita cittadina, sono stati sempre vissuti e analizzati da Monsignor Grandoni – come è stato ricordato dai presenti – con grande sincerità e schiettezza, con spirito fermo e deciso ma, al tempo stesso, con estremo rispetto del punto di vista dell'altro. Valga da esempio la lettera del 6 gennaio 1979 sul tema dell'aborto o, in fatto di cronache molto più ristrette e locali, la netta decisione con cui risolse, una volta per tutte, l'antico “tormentone” tra Corteo storico e Processione religiosa nell'antica e protratta querelle del Corpus Domini cittadino. Un libro da leggere in sostanza, sospeso, come ogni biografia anche importante, tra affettuosità intima e storia: palinsesto dell'effimero e del tempo che fugge, dell'umano restare che non è che un passaggio, ma anche del volersi interrogare sul suo senso, del voler lasciare, del nostro umano andare, una testimonianza e una traccia. Tentazione alla quale, fortunatamente, nemmeno i vescovi sfuggono.