cultura

Ritorna Halloween. Che fine ha fatto la nostra Festa dei Morti?

domenica 30 ottobre 2005
di Davide Pompei

La zucca spettrale svuotata della polpa ed intagliata in modo da ricordare una testa dal diabolico ghigno, che richiama alla memoria il ricordo del contadino Jack O’Lantern, esposta sui davanzali delle finestre con la candela accesa all’interno. La strega, simbolo della magia usata con scopi nefasti e il suo fedele gatto nero, investito di una valenza fortemente negativa. E ancora: lo zombie, il non morto che esce dalla tomba per mischiarsi e spaventare i vivi; il lupo mannaro, simbolo di trasformazione e soggetto all’influenza negativa della luna; il fantasma, che terrorizza la gente con la sua “non presenza”; la casa stregata, dove dimorano le creature più strane, affamate di sangue e anime, pronte a terrorizzare i passanti. E per le strade schiere sciamanti di bambini travestiti da fantasmi, spettri, vampiri e streghette che errano di casa in casa formulando il fatico “dolcetto o scherzetto?”.

È quello che succede negli Stati Uniti (ma ormai anche in Italia) nella sera tra il 31 ottobre e il 1 novembre. Tradizionale ricorrenza dei paesi anglosassoni, che cade nella vigilia di Ognissanti, All Hallow’s Eve Day, contratto in Halloween, affonda le radici in un antico rito pagano celebrato dai Celti, per i quali il 31 ottobre coincideva con la fine dell’anno. La ricorrenza veniva percepita anche come un giorno di transizione tra la vita e la morte, tanto che si credeva che i morti tornassero per cercare di rientrare nei corpi dei vivi, di qui l’usanza di mascherarsi per cercare di fuggire.
La festa fu trapiantata in America nell’800 dagli immigrati irlandesi e diventò la notte più pazza dell’anno. Con l’affermarsi della nuova religione cristiana, la Chiesa cercò di cancellare le antiche feste pagane appartenenti a religioni precedenti, non abolendole, ma appropriandosene, riconducendole nel proprio ambito e mantenendone vivi solo la data, ma in parte anche il significato. Nonostante i tentativi della Chiesa cristiana di relativizzare i riti pagani di Samhain (fine dell’Estate), Halloween è rimasta una festa legata al mistero, alla magia, al mondo delle streghe e degli spiriti. Negli Stati Uniti, Halloween ha perso i suoi significati religiosi e rituali, ed è diventata un’occasione per divertirsi e organizzare party (pare che ogni anno gli Americani spendano due milioni e mezzo di dollari in costumi, addobbi e feste per il 31 ottobre).

Halloween non fa parte della nostra tradizione, ma si sta diffondendo rapidamente anche nel nostro paese, grazie anche all’insegnamento della lingua e della cultura inglese nella scuola dell’obbligo. Già dai primi di ottobre, le vetrine dei negozi abbondano di ragnatele e pipistrelli, ogni supermercato ha predisposto un settore specifico, traboccante di zucche di plastica illuminate, maschere spaventose, scheletri snodabili, denti da vampiro e mani mozzate. Fra i giovani, poi, questa festa importata riscuote successo, è un pretesto come un altro per uscire e caratterizzare i periodi dell’anno, i ristoranti improvvisano menù a base di zucca, discoteche, pub e circoli privati organizzano feste a tema, balli, ritrovi e gare ispirate alle atmosfere macabre d’oltreoceano, riallacciandosi idealmente al carnevale e premiando i costumi più fantasiosi.
Il fenomeno è al momento circoscrivibile soprattutto alle città, ma vista la tendenza non è da escludere che in futuro l’Halloween made in Italy, ovviamente privo di qualsiasi retroterra simbolico-culturale, ma limitato a cogliere il divertimento dell’esteriorità, possa trasformarsi in vera festa popolare.

Il “nostro” Halloween è assimilabile molto a una bella carnevalata, anche se orientata al lato più oscuro, magico e soprannaturale della realtà. Ed è proprio per questo che giovani e giovanissimi adorano questa festa che offre tra l’altro un’ottima occasione per sfogare e trasformare in gioco tutte le paure più o meno coscienti che ribollono nelle profondità della mente, attraverso un rituale del divertimento noir, un travestimento collettivo per esorcizzare la paura della morte e dell’aldilà. In Italia si è particolarmente colto questo aspetto legato alla maschera e al trucco, anche sulla suggestione di molti film horror. I mass media sono divenuti i principali promotori del nuovo fenomeno sociale: cinema, televisione e fumetti ci hanno fornito anno dopo anno un quadro piuttosto preciso di ciò che accade realmente nella notte di Halloween, soprattutto negli Stati Uniti dov’è considerata una vera e propria festa nazionale.

Occorre però, anche ricordare una triste sfaccettatura di Halloween, quella correlata alla stregoneria, all’occultismo e al satanismo. Nelle grandi città, dove sono molto marcate le tensioni sociali e razziali, la notte delle streghe viene presa anche come pretesto da bande di teppisti per abbandonarsi ad azioni di vera e propria guerriglia urbana. Puntualmente ogni anno il 31 di ottobre viene scelto da gruppi terroristici per compiere azioni armate che si risolvono in vere carneficine, saccheggi di negozi, omicidi e soprusi di ogni genere, dovuti in gran parte alle fanatiche suggestioni che, in una simile atmosfera, possono soggiogare personalità deboli o frustrate.

A questo punto viene da chiedersi che fine abbia fatto la piovosa Festa dei Morti della nostra tradizione, da vivere come momento di legame e di contatto con le persone care che non sono più fra noi. L’attecchire così rapido di una festività estranea alla nostra cultura è frutto di un sapiente marketing commerciale o un processo inevitabile che nasconde dietro più profonde ragioni sociologiche? Per tanti che sono pronti a far baldoria, ci sono altrettanti che denunciano allarmati la compiacente passività che vige ormai in ogni strato sociale “in nome del precetto del divertimento, si abbraccia acriticamente ogni cosa, gli stessi cristiani non amano più farsi troppe domande su quello che succede e supini abbracciano l’ennesima moda”.
Il revival europeo di Halloween appare loro come svincolato da tutti i significati che aveva ricevuto nei secoli precedenti, mischia nel suo calderone simboli celtici e cristiani, folklore statunitense, fascinazioni occultiste e psicologia spicciola per venire incontro a una prurigine commerciale o esoterica. La sua povertà spirituale sembra svilire la solennità di “Tutti i Santi” e della commemorazione dei defunti.

Accanto alle affollate visite al cimitero, tra aria di crisantemi, preghiere e lumini, in molte province i primi giorni di novembre si usa fare una questua per i poveri raccogliendo per le case pane e farina. Nelle pasticcerie dell’Umbria non mancano mai le “fave dei morti”, dolcetti devozionali relativamente semplici fatti di pasta di mandorle e zucchero.
L’origine di questo dolce è legata alla vecchia usanza di consumare fave nelle “merende” che si tenevano tra i parenti del defunto immediatamente dopo il funerale, dal momento che sostituivano le carezze di chi se ne era andato. Le fave, che secondo gli antichi contenevano le anime dei loro trapassati ed erano sacre ai morti, per prime sbucavano dal terreno primaverile dopo che il seme era stato sepolto nella terra, e, già nell’antichissima credenza pre-cristiana, simboleggiavano quindi la resurrezione, erano il segno che le anime dei morti non perivano con il corpo.
Si sono inoltre conservati aspetti che riportano a un antico capodanno, tradizione vuole che in varie parti d’Italia quei giorni, i morti portino doni ai bambini. La risposta più appropriata ed efficace, insomma, sembra quella di aprirsi al nuovo, ma anche di riscoprire la ricchezza delle nostra festività (quella di Tutti i Santi può servire per introdurre anche i bambini a una visione seria e serena dell’aldilà).

Commemorare i defunti è un atto religioso elementare, tanto che molti antropologi considerano la sepoltura dei propri simili come la prima azione propriamente umana. Il ricordo dei propri cari ha sempre rivestito una fondamentale importanza sia nei culti primordiali che in quelli più elaborati: ogni cultura ha sviluppato un suo “giorno dei morti”.
Al di là dei dati storici e degli aspetti della religiosità ufficiale, quel che è certo è che nel folklore europeo, e quindi anche italiano, tema fondamentale della Festa dei Morti è il ricordo, il rispetto e l’ospitalità nei confronti degli antenati defunti.
Il fascino di Halloween è legato in modo inequivocabile a come si immagina l’aldilà. Con il Cristianesimo il culto popolare si muove su un piano di preghiera e di suffragio, Halloween balla e canta per esorcizzare, il Cristianesimo prega e medita, ma entrambi vogliono assottigliare il confine invalicabile fra l’Aldiquà e l’Altromondo, permettendo alle anime di mostrarsi o di comunicare con i viventi: per questo sono nate e si sono consolidate le celebrazioni in onore dei defunti, tradizioni giunte fino ai giorni nostri con qualche rituale che si mantiene inalterato nel tempo.
A ben vedere evidenziano un nervo scoperto della società contemporanea: l’incapacità collettiva di affrontare il problema-morte senza depotenziarlo o razionalizzarlo. Tornare a contemplare l’orizzonte ultimo della nostra vita è forse l’incoraggiamento di cui abbiamo bisogno per dissipare demoni e paure moderne. Magari anche permettendo alla fantasia di evocare streghe e fantasmi tra noi per far svanire il grigiore della vita.