cultura

Enrica Rossi, splendida analfabeta, apre le Letture al caffè

martedì 18 ottobre 2005
di Laura Ricci

Due ore di intensa, serrata lettura sono bastate, ad Enrica Rossi, a leggere, anzi a interpretare, il piccolo grande libro di Agota Kristof, L'analfabeta. Undici brevi capitoli, undici episodi di vita fondamentali che, con grande ma naturale, affettuoso, talvolta ironico pathos, l'attrice ha offerto agli ascoltatori presenti dividendoli in due tempi: prima e dopo l'immancabile tè che, accompagnato dalle sempre ottime crostate, secondo il rito ormai consolidato il caffè Montanucci offre ai presenti.
Talmente coinvolgente, la lettura, che quando la Rossi ha annunciato: ... Merendina...! per un attimo si è atteso, più che il tè, il successivo capitolo.

La Kristof che conoscevamo nella nostra lettura intima e silenziosa, quella che si fa in poltrona fra sé e sè - la Kristof senza una parola di troppo, musicale e strutturata, poetica senza sbavature, struggente al punto giusto, mistica conquistatrice della parola e di una seconda lingua di comunicazione (il francese del paese svizzero d'esilio, in lotta con l'ungherese, la lingua madre al tempo stesso da perdere e da salvare) - ci è stata restituita in modo quasi carnale, come se fosse lì , da una straordinaria lettura a voce alta. Indubbiamente complice quel presente magico e cinematografico con cui la scrittura kristoviana fa partecipare l'ascoltatore/ascoltatrice a ogni sfumatura e ad ogni frammento del suo essere qui ed ora, del suo rendere la vita non come racconto del passato, ma mentre accade, mentre si fa.

Protagonisti l'infanzia inventiva e felice, la povertà del dopoguerra, la morte di Stalin vissuta più nel ridicolo di un ipocrita lutto collettivo che nel tragico, lo strappo prima dalla famiglia - il collegio - e poi dalla terra d'origine e dalla lingua madre, la solitudine dell'immigrazione da profuga. Ma soprattutto le passioni comprese, svelate e tenacemente perseguite - il progetto di vita, il desiderio - leggere e scrivere: dapprima il dono, poi l'ostinata riconquista della parola creativa, quella che ci ha consegnato una delle più straordinarie scrittrici del nostro tempo.

Leggo. E' come una malattia. Leggo tutto ciò che mi capita sottomano, sotto gli occhi: giornali, libri di testo, manifesti, pezzi di carta trovati per strada, ricette di cucina, libri per bambini. Tutto ciò che è caratteri di stampa. Ho quattro anni. La guerra è appena cominciata...

Sono ancora molto piccola e già mi piace raccontare storie. Storie inventate da me. La nonna a volte arriva in città, a trovarci e per aiutare mamma. Di sera è la nonna che ci mette a letto... Io scendo dal letto e dico alla nonna: - Le storie le racconto io, non tu.

All'inizio non c'era che una sola lingua. Gli oggetti, le cose, i sentimenti, i colori, i sogni, le lettere, i libri, i giornali, erano quella lingua. Non avrei mai immaginato che potesse esistere un'altra lingua, che un essere umano potesse pronunciare parole che non sarei riuscita a capire.

Verso i dieci anni ho già un'ortografia perfetta, indubbiamente grazie alle mie numerose letture. Sto un po' in ansia quando consegno per la prima volta il mio tema raffazzonato al professore di letteratura ungherese... - Kristov, si alzi. Mi ridà il tema del giorno prima: - Legga. Mi alzo, leggo. Mi vergogno. E' corto. Molto corto, troppo corto. Quando finisco il professore dice alla classe. - E' così che dovete imparare a scrivere. E' breve, conciso, essenziale. Però stia più attenta alla calligrafia, Kristov.

Come si diventa scrittori? Prima di tutto, naturalmente, bisogna scrivere. Dopo di che bisogna continuare a scrivere. Anche quando non interessa a nessuno. Anche quando si ha l'impressione che non interesserà mai a nessuno. Anche quando i manoscritti si accumulano nei cassetti e li si dimentica, pur continuando a scriverne altri.

Cinque anni dopo essere giunta in Svizzera parlo il francese, ma continuo a non saperlo leggere. Sono tornata analfabeta...All'età di ventisette anni, mi iscrivo ai corsi estivi dell'Università di Neuchatel, per imparare a leggere... Due anni dopo conseguo il Certificato di Studi Francesi con un'ottima valutazione. So leggere, so di nuovo leggere... Il mondo è pieno di libri, di libri finalmente comprensibili anche per me.

Non appena padroneggio un po' di lettura, mi fisso un altro obiettivo: scrivere in francese... Questa lingua, il francese, non l'ho scelta io. Mi è stata imposta dal caso, dalle circostanze. So che non riuscirò mai a scrivere come scrivono gli scrittori francesi di nascita. Ma scriverò come meglio potrò. E' una sfida. La sfida di un'analfabeta.