cultura

VII Settimana della Cultura. Week end di apertura al Castello del Poggio di Guardea.

domenica 15 maggio 2005
di Laura Ricci

Il Castello di Guardea, comunemente chiamato Castello del Poggio per il fatto di stagliarsi su una delle sommità che sovrastano la cittadina, fu edificato dai Normanni nel 1034 su una preesistente rocca bizantina del VII secolo. Concepito in funzione di difesa si presenta come una candida fortificazione che racchiude un piccolo borgo, su cui si impone la decisa, rettangolare mole della residenza signorile, dovuta al restauro cinquecentesco che, come in altre dimore dell’epoca tende, nel clima storico ormai mutato, a curare più le belle linee del palazzo che la solida austerità della difesa. In piena Rinascenza anche il Castello del Poggio si arricchisce di un vero e proprio tesoro architettonico, il patio interno realizzato da Antonio da Sangallo il Giovane, che con l’eleganza del portico, dei loggiati e delle scalinate addolcisce la compattezza delle antiche mura perimetrali.
Nell’intatto splendente nitore del travertino locale, il borgo si presenta oggi di nuovo curato e ridente, perfettamente ravvivato e ingentilito dai rampicanti, dai cespugli di rosmarino, lavanda e rose. A salvarlo dall’abbandono e dal degrado è stata, con una serie di restauri che vanno avanti da più di ventitre anni, un’utopia coraggiosa.
Quando Aleandro Tommasi, noto primario urologo e sofrologo romano originario di San Venanzo decise, a fine carriera, di rilevarlo consociandosi con un gruppo di amici, il castello era dirupato, soffocato dalla morsa avanzante dei rovi e delle malerbe. Acquistarlo dunque, nella sua selvaggia pericolante bellezza, nella vasta tentazione di infinito – di universo – che la vista superba sulla vallata e sui monti ben più lontani comunica; ma non certo per giocare – con Irene Fabi, la moglie che con lui ha condiviso questa sfida – ai castellani, piuttosto per concepirne un’intelligente, aperto, collettivo riuso. In questa sfida Aleandro Tommasi e Irene Fabi hanno concretizzato desideri e convinzioni precise, reso reale quella che poteva sembrare una difficile impresa utopica: il restauro scrupoloso del castello, la pratica di uno stile di vita rispettoso della natura e dell’ambiente, il perseguimento di valori umani universalmente riconosciuti che anche la sommessa toponomastica dei cortili ricorda, l’orientamento verso un villaggio globale. Il borgo del castello - nel quale si sono precorsi i tempi sperimentando, oltre venti anni fa, la raccolta differenziata, l’energia eolica, gli orti steineriani - ospita attualmente la sede dell’associazione ecologista “Il filo di Arianna” e nove nuclei familiari: inglesi, italiani, giapponesi uniti da un comune sentire, tra cui l’emerito professore di storia dell’arte dell’Università di Tokyo Tsuji, esperto mondiale di affreschi italiani dal 1100 al 1400, tra l’altro interpellato come consulente durante i restauri delle basiliche di Assisi in seguito ai danni del terremoto.
È stato proprio il perseguimento di questi ideali di vita, insieme alle molte relazioni umane e ai tanti e diversi legami culturali, a dettare ad Aleandro Tommasi come risolvere il problema di un più ampio e incisivo utilizzo dell’ampia struttura. In contatto con il prof. Ervin Laszlo - fondatore e presidente del Club di Budapest Internazionale, gli ha offerto il Castello fin dal 1997 come sede italiana per il Club di Budapest, una prestigiosa associazione internazionale che si occupa di un approccio equilibrato alle risorse e dello sviluppo della coscienza planetaria. Con i suoi illustri e celebri membri - tra cui il Dalai Lama, Vaclav Havel, Mickhail Gorbachev, Peter Ustinov, Peter Russell - con le sue associazioni nazionali e i suoi Centri di Coscienza Planetaria il Club costituisce, grazie all’impegno di persone e organizzazioni efficaci e lungimiranti, una straordinaria risorsa per affrontare gli interrogativi e i problemi che si presentano all’umanità del 21° secolo in campo sociale, economico ed ecologico. Tommasi, che è stato fino a poco fa Presidente dell’associazione italiana e che attualmente è coordinatore del Centro di Guardea, ci aiuta a definire semplicemente il concetto di coscienza planetaria: una coscienza che coinvolge al tempo stesso tutto il pianeta e le coscienze individuali, la somma di tante coscienze individuali consapevoli che hanno a cuore la qualità dell’esistere di tutti gli umani e valori universali quali il rispetto per la vita, la rettitudine, la pace, l’amore, la non violenza.
Vivi in maniera che anche gli altri possano vivere, è inciso sull’Arco della coscienza planetaria di Guardea, simbolo del pensare globalmente e dell’agire localmente, progettato all’avvento del terzo millennio dal Comune di Guardea in collaborazione con il Club di Budapest: in travertino, che è la pietra locale, ma con il concorso simbolico delle pietre inviate da 110 città del mondo a rappresentanza di circa 350 milioni di persone.
Il simbolo dei Club di Budapest è un ponte, quello di Budapest naturalmente; e all’idea simbolica di ponte tra istanze e realtà diverse è legata anche la scelta del nome: riconoscimento delle idee e del lavoro di Ervin Laszlo, universalmente noto come filosofo e scienziato che a Budapest è nato, ma anche tesaurizzazione del ruolo spaziale e ideale di Budapest nella storia, città ponte tra Occidente e Oriente, tra diverse lingue, idealità, religioni, appartenenze etniche, sistemi politici. L’auspicio di ogni club di Budapest, a Guardea come altrove, è che il ponte conduca da una coscienza obsoleta a una coscienza nuova, in grado di accogliere e rovesciare in positivo l’enorme complessità del pianeta.
Tra i progetti futuri il Centro di Guardea ha proposto al Club Internazionale la realizzazione di una “Scuola di Pace”, percorso stanziale tra gruppi misti di giovani israeliani e palestinesi volto alla sperimentazione del significato profondo di pace, da intendersi non solo come assenza di conflitto, ma come stato di coscienza interiore. Tra le attività ricorrenti mostre, concerti, seminari, conferenze: nel castello che, per chi lo desidera, è visitabile la mattina del secondo sabato e del terzo lunedì di ogni mese. E, naturalmente, durante la Settimana della cultura: in questo 2005 nei giorni di sabato 21 e domenica 22 maggio. Un’occasione da non perdere, per gustare un luogo di armonia e di pregio e un meraviglioso panorama, che spazia dalla vicina Oasi di Alviano alle colline castiglionesi e di Montefiascone, fino ai più distanti e sfumati monti toscani.

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