cronaca

Per tutti i giorni che hai regalato alla nostra comunità, ciao Grazia

sabato 25 aprile 2020
di G. An.
Per tutti i giorni che hai regalato alla nostra comunità, ciao Grazia

Il Bar. In questi tempi di chiusure forzate a molti sicuramente mancherà l’idea di un caffè al Bar, di passare qualche minuto a ridere e scherzare con gli amici. Per i più assidui frequentatori il Bar diventa addirittura un pezzo di vita, ci si trascorrono ore, serate, si consumano gioie e dolori, nascono amori e si generano litigi. Per molti, il Bar, diventa una “seconda casa”, rigorosamente esentasse, dove rifugiarsi ogni qualvolta emerge il bisogno.

E il Bar, luogo commerciale principalmente di somministrazione di alimenti e bevande, diventa una seconda famiglia. Specialmente per chi ha vissuto il transito adolescenziale e la maturazione tra il vecchio e il nuovo millennio la nostalgia è proprio fisica, viscerale. Il barista che diventa madre, padre, zio, fratello o compagno di avventure; il cliente che a sua volta diventa amico, nipote e addirittura figlio a cui tirare le orecchie quando sbaglia.

Un’evoluzione di ricordi e sentimenti, tra un caffè e un cappuccino, una coca cola, un amaro, una grappa, un pacchetto di sigarette fumato di nascosto dietro l’angolo dei videogiochi, le partite a carte, la serie A trasmessa per la prima volta in tv, la pizza, i cornetti e le lotterie di Natale e Pasqua, le chiacchiere, le rivalità sportive, i pettegolezzi, i segreti, la caccia e i giorni di festa. Ma anche le prime sbronze, le notti infinite a continuare a ridire fin quando Giorgio (che poi si chiama Antonio) chiudeva la saracinesca e diceva “Io regà vo al letto, fate un po’ voi, l’importante è che non fate casino”.

E poi tornava la mattina, almeno per chi riusciva ad alzarsi ad un orario decente, e via si ripartiva da lì, dal Bar. Entravi, sulla sinistra c’era il bancone lungo fino in fondo. Prima la vetrina che d’inverno ospitava dolciumi e d’estate il gelato, poi il bancone e infine il piano della pizza. Questo era il regno della Grazia. Ti accoglieva con quel sorriso che a descriverlo non si riesce. Ma bello, bello, che a immaginarlo si diventa belli anche noi brutti.

Come ogni barista lei sapeva! Anche senza esserci stata sapeva che la notte e il giorno si erano da poco incrociati negli occhi di chi gli chiedeva un cappuccino intorno alle 11 di mattina. Il jolly lo giocavi se magari il sabato o la domenica mattina, impiascicando ancora qualche parola di troppo, aggiungevi alla richiesta della colazione un bicchiere d’acqua: bastava uno sguardo, un paio di parole, un sorriso e finivi come l’incrociatore A7: “colpito e affondato”. Ma senza quel buon giorno tutto sarebbe stato diverso.

Il Bar Grazia ormai a Castel Giorgio ha chiuso da diversi anni. Lì, in quel locale nella via centrale del paese, fortunatamente continua ad esserci sempre un Bar, perché la cosa più triste in una piccola comunità è quando chiude un esercizio commerciale e al suo posto non rimane niente, solo il vuoto dietro un vetro. A differenza di una grande città, le strade da percorrere non sono molte e passare davanti una vetrina chiusa è una tristezza che si mescola ai ricordi. Una vetrina viva, non è soltanto la continuità della vita, ma fa vivere anche il ricordo di chi c’è stato prima.

Ricordi che oggi, nel giorno in cui, Grazia Muti (per tutti “la Grazia”), ci ha lasciato soli a chiacchierare di fronte al bar della vita, s'intrecciano e si mescolano con il presente. Anche i ricordi più belli, ora, scivolano via veloci come una lacrima sul volto di tante generazioni di ragazzi e ragazze castelgiorgesi che in quel Bar di via Marconi ancora sentono il profumo dei loro anni migliori. Da la Grazia viveva un mondo e lei ne era la regina: gentile, sorridente, accogliente e allo stesso tempo severa quando era necessario.

Questo è un giorno doppiamente triste. In questo tremendo periodo in cui gli abbracci non li possono sostituire nemmeno le parole, in tanti a Castel Giorgio, avremmo voluto abbracciarla per l’ultima volta, abbracciare la famiglia, il marito, i figli, i nipoti, tutta la famiglia Tarmati che per tantissimi anni ha reso un servizio prezioso per la comunità. A loro giungano le condoglianze più sentite, e un fiore, quando potremmo, sia dolcemente posato sulla tomba di Grazia per i tanti giorni che lei ha dedicato a tutti noi.

 

Nell'articolo la foto di gruppo scattata nell'ultimo giorno di apertura del Bar Grazia

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