Si indaga sulla morte di un imprenditore trovato morto nella sua abitazione

È avvolta nel giallo la morte di un imprenditore di 66 anni, trovato ormai privo di vita con una corda stretta intorno al collo, mentre penzolava dal ramo di un albero del giardino della sua abitazione, nelle campagne intorno alla Rupe. A rinvenirlo già cadavere, gli agenti del commissariato di pubblica sicurezza di Orvieto, allertati dalla moglie che dalla Capitale tentava da ore di mettersi in contatto con lui.
Di lì a poco, la macabra scoperta. Il ritrovamento del corpo sarebbe avvenuto nella serata di martedì 20 febbraio anche se tutto lascia ipotizzare che il dramma si sarebbe consumato diverse ore prima, presumibilmente in mattinata. La salma posta sotto sequestro è stata rilasciata solo nella giornata di giovedì 22 febbraio. Sulla natura volontaria di un gesto così estremo non sembrano sussistere dubbi.
Sulle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Barbara Mazzullo della Procura della Repubblica di Terni e portate avanti dagli agenti del commissariato di polizia su iniziativa del dirigente Antonello Calderini, vige ancora il massimo riserbo. Nel corso dei rilievi sarebbero state rinvenute un paio di lettere, una delle quali rivolta ai familiari, di cui tuttavia non si conoscono i contenuti.
Non è escluso che nelle missive, oltre a spiegare le motivazioni che lo avrebbero indotto ad un simile disperato gesto, l'uomo che gestiva una struttura di accoglienza turistico-ricettiva non abbia lasciato anche disposizioni organizzative rispetto ad alcune questioni lavorative.
Sarà compito degli inquirenti appurare se proprio una serie di difficoltà economiche o l'ombra della crisi possano essere state alla base della sua decisione. Nel settore, chi lo conosceva bene, sembra comunque non aver mai percepito in lui difficoltà tali da lasciare presagire uno stato di disagio così forte da arrivare a decidere di farla finita.

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