cronaca

Ciao Anna, "non te ne sei mai andata dal nostro cuore"

lunedì 1 agosto 2016
Ciao Anna, "non te ne sei mai andata dal nostro cuore"

C’erano tutti a salutare Anna Marchesini, c’erano soprattutto loro, Massimo Lopez e Tullio Solenghi. C’era la figlia Virginia, la sorella Teresa e il fratello Gianni. C’era Orvieto e il cuore degli orvietani che fuori e dentro la chiesa di Sant’Andrea hanno salutato con affetto e commozione la loro Anna, la figlia della Zaira.

Sicuramente c’era anche lei, la mamma che tanto amava quella figlia così famosa quanto immensamente umana. A ricordare la dirompente semplicità di Anna Marchesini sono stati il parroco della chiesa di Sant’Andrea, don Luca Conticelli e poi il giovane sacerdote don Danilo Innocenzi che ha celebrato il rito funebre.

“L'applauso con cui l'abbiamo accolta – ha detto don Danilo – è il segno più eloquente dell'affetto che Orvieto nutre per una delle sue concittadine più illustri. I bravi attori chiamati ad indossare maschere sono grandi perché amplificano il quotidiano. Anna ha saputo trasportare l'orvietanità, una caratteristica fatta di persone semplici che sono rimaste un po' nel loro medioevo come era, tutt'altro che buia, ma dei grandi artisti in grado di comporre versi e edificare cattedrali. È stata una grande persona perché ha saputo utilizzare bene le sue maschere. Ne ha indossate tante facendoci ridere tanto ma rimanendo sempre se stessa. Il mondo sta in piedi per la bravura e la bellezza degli artisti. L'arte più bella che ci ha insegnato Anna, senza retorica, è l'arte di vivere. 'Ho tanta voglia di vivere, anche il dolore' diceva nella sua ultima intervista”.

A scandire l’inizio e la fine della celebrazione sono state le note leggere di un jazz melodico, anch’esso semplice ma emozionate. Prima di congedare Anna verso l’ultimo viaggio - quello che l’ha portata a Viterbo per essere cremata, così ha deciso lei, per poi tornare a Orvieto nella cappella di famiglia accanto ai suoi cari - gli amici e i colleghi di una vita, Massimo Lopez e Tullio Solenghi, l’hanno salutata con un toccante ricordo.

“Quando ho ricevuto la notizia della scomparsa di Anna – ha confidato Massimo Lopez – ho sentito come uno strappo, la sensazione che fosse andata via la luce. Poi però si è riaccesa. Ora, però, si è riaccesa. Sento che non te ne sei mai andata dal nostro cuore. È nel nostro, in quello della famiglia, e di tutti”.

“Vorrei evitare – ha aggiunto Tullio Solenghi – una cosa che Anna avrebbe odiato: le beatificazioni postume. E dirle quanto sei stata scomoda, difficile, quanto è stato impervio spesso vivere accanto a te nei dodici anni simbiotici che abbiamo vissuto con te. Grazie alle difficoltà, alle scelte non casuali, anticonvenzionali che hai inoculato in noi, ci hai fatti diventare unici per questo, artisticamente e umanamente. La tua vita era piena di no. Le cose che ti arrivavano non ti bastavano mai, dovevano essere scelte meditate. Questo è il patrimonio che ti rendo. So che queste scelte che tu hai fatto ti hanno complicato la vita. E ti hanno portato qui prima che tu te lo meritassi. Però era la tua ragione di vita e in parte è diventata anche la nostra. Ora ci guarderesti e diresti: 'Ma cosa sono quelle facce? Sembrate a un funerale”.

Una poesia di Emily Dickinson, letta da un'amica dell'Accademia d'arte drammatica ha lasciato crescere un applauso forte quanto l’amore che Orvieto aveva e avrà per sempre per Anna Marchesini. Tante mani l’hanno onorata e applaudita fin quando il feretro è scomparso sotto l’arco del Comune dove le bandiere a mezz’asta esprimevano il dolore di tutta la città.