cronaca

Presunti maltrattamenti a scuola, gli alunni per ore in tribunale

giovedì 17 marzo 2016
Presunti maltrattamenti a scuola, gli alunni per ore in tribunale

Tre ore a raccontare al giudice la loro quotidianità in classe e il rapporto con la prof. Pezzi di vita scolastica in tribunale. E la testimonianza di cinque studenti quattordicenni che può diventare la prova regina contro l’insegnante.

E’ andato avanti fino a tarda mattinata, ieri, l’incidente probatorio su alcuni alunni della scuola media fratelli Agosti di Bagnoregio. Un’anticipazione del processo, dentro le indagini per maltrattamenti su un alunno da parte di una professoressa, allontanata cautelativamente da scuola. Vicenda rimbalzata anche su giornali e tv nazionali.

Il ragazzino presunta vittima di maltrattamenti e quattro compagni di classe hanno sfilato uno dopo l’altro davanti al giudice Stefano Pepe, alla presenza degli psicologi nominati da tribunale, accusa e difesa. Racconti protetti in un’aula a porte chiuse. Con esiti molto diversi, secondo i diversi punti di vista dell’avvocato dell’insegnante Giovanni Labate e di quello dei genitori del ragazzo, Enrico Valentini.

“Per noi, dopo oggi, il quadro accusatorio è ridimensionato – afferma Labate -. Molti episodi non sono stati confermati. Né quello delle presunte ‘ritorsioni’ della mia assistita, che avrebbe promesso bocciature o brutti voti dopo una lettera alla preside di alcuni genitori, né l’episodio del ragazzino accerchiato davanti a lei, schiaffeggiato o picchiato coi righelli dai compagni. Non tutti, comunque, hanno raccontato le stesse cose. Le indagini, del resto, sono ancora in corso e altri accertamenti sono più che doverosi”. La difesa dell’insegnante avrebbe anticipato di voler chiedere l’ascolto anche di tutti gli altri compagni di classe per avere uno spaccato più completo e realistico del comportamento della prof con i ragazzini.

Nessun margine di ambiguità, invece, per l’avvocato Enrico Valentini, che assiste la coppia di genitori che ha sporto denuncia contro la prof il mese scorso: “I ragazzi hanno confermato pienamente quanto segnalato all’autorità giudiziaria: dagli insulti in pubblico al loro compagno alle ‘cacciate’ fuori dalla classe facendo prendere il ragazzino di peso dagli amichetti. Una situazione che gli procurava disagio, imbarazzo e malessere e che lo faceva sentire ‘bersagliato’: percepiva che l’insegnante ce l’aveva con lui”.

Un caso delicato. Delicatissimo. Da qualunque angolazione lo si guardi.
Da un lato, un ragazzino di 14 anni, meritevole in partenza di tutta la protezione che gli spetta di diritto per la sua giovanissima età. Dall’altro, un’insegnante che, dopo ventotto anni di carriera senza macchia, rischia il posto di lavoro, la pensione, il processo penale e il procedimento disciplinare. Abbastanza per lasciare che le indagini facciano il proprio corso con cautela, senza lanciarsi in giudizi affrettati.

Tanti punti da chiarire. Forse tanti altri testimoni da ascoltare. Tante questioni da soppesare, poste tanto dal legale della prof quanto da quello dei genitori. Per la difesa, il ragazzino mangiava in classe, saliva sui banchi, disturbava la lezione per farsi notare da compagni. Una ‘vivacità provocatoria’, secondo il legale della professoressa, testimoniata dal suo 6 in condotta.

Dall’altro lato, due genitori che vedevano il figlio scoppiare a piangere a casa. Un ragazzino fisicamente più piccolo dei compagni per un problema di crescita per niente grave, ma che aumentava le sue insicurezze di adolescente. E in quel periodo strano della vita in cui ogni piccola difficoltà appare doppia, a quel ragazzino più vulnerabile degli altri sarebbe servita forse solo qualche attenzione in più.

Sui racconti dei ragazzini, la psicologa Laura Ballarè stenderà una relazione che illustrerà in tribunale a maggio. Dovrà dire se sono attendibili e capaci di testimoniare o, al contrario, inaffidabili perché condizionati. Dopodiché, atti al pm Paola Conti per decidere quale piega dare alle indagini.

 

Fonte: di s.m. per Tusciaweb.it