cronaca

Vino “truccato” con sale rosa e acido solforico. Sequestri e denunce a Ficulle

mercoledì 25 novembre 2015
Vino “truccato” con sale rosa e acido solforico. Sequestri e denunce a Ficulle

I carabinieri del Nas di Udine con il personale Icqrf, unitamente ai colleghi di Perugia e Orvieto, si sono presentati nei giorni scorsi in una cantina dell’Alto Orvietano, precisamente a Ficulle, per sequestrare un centinaio di litri di mosto “concentrato” utilizzato - a quanto pare - per dolcificare il vino.

L’intervento dei corpi specializzati dei Militari dell’Arma rientra nell’inchiesta denominata “Sauvignon Connection” partita nel settembre scorso nella zona di Udine che ha portato a vari sequestri e alla denuncia di diverse persone collegate alle cantine controllate dai Nas e dai carabinieri del Reparto repressione frodi.

Già la prima ondata di perquisizioni a settembre aveva portato i carabinieri a visitare una ventina di aziende agricole nelle zone del Collio e dei Colli orientali del Friuli, l’Umbria e l’Abruzzo. Ma l’inchiesta non si è fermata, dalle analisi del mosto sequestrato ai contatti con le vari persone denunciate il lavoro degli inquirenti si è nuovamente spostato in Umbria arrivando in terra Orvietana.

Nei giorni scorsi i carabinieri hanno sequestrato in una cantina del comune di Ficulle circa 100 litri di “mosto “concentrato” di tipologia e provenienza ignote - come riporta ilgazzettino.it in un articolo a firma della collega Paola Treppo - che sarebbe stato usato per la dolcificazione del vino. Diverse confezioni di sale rosa dell’Himalaya: anche questo pare sia stato impiegato invece per modificare la sapidità del vino; e contenitori di varie altre sostanze chimiche tra cui acido cloridico, fosforico e solforico che sarebbero stati usati illegalmente per correggere l’acidità del vino. Sono stati sequestrati anche “cisteina” per esaltare i sapori e un’altra sostanza illecita per conservare il vino”.

In seguito al sequestro sono scattate anche le denunce per l’amministrazione della società con sede a Ficulle per il loro enologo. “Gli inquirenti - riferendosi a quanto evidenziato da ilgazzettino.it - li ritengono responsabili di aver agito in concorso con Ramon Persello, il friulano di Nimis già coinvolto nell’inchiesta partita da Udine, per il reato di frode nell’esercizio del commercio e per aver messo in vendita vino di diversa tipo rispetto a quello che era stati dichiarato nell’etichetta delle bottiglie”.

Un colpo sicuramente pesante per l’economia del vino orvietano, ma il ruolo e la colpevolezza dei titolari della cantina e del loro enologo sarà comunque da accertare nella fase investigativa e processuale che dovrebbe aprirsi a breve.