cronaca

Falsi maiali biologici, nel mirino un allevamento orvietano

lunedì 25 maggio 2015
Falsi maiali biologici, nel mirino un allevamento orvietano

I camion che trasportavano i suini macellati o già trasformati in salumi correvano su e giù per l’Italia e andavano anche all’estero. Stando ai documenti, apparentemente in regola, si trattava di animali “biologici”, ovvero allevati secondo i criteri previsti da questo tipo di certificazione. Ma in realtà la carne era di maiali cresciuti in allevamenti convenzionali e che ovviamente valevano molto meno. Per questo la procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio di 28 persone per associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio.

Ad andare a processo c’è un importante allevatore - Paolo Zaccardi, titolare di un allevamento a Chiusa San Michele, nel Torinese, e di uno a Orvieto - che in effetti aveva ottenuto la certificazione di azienda “bio” ma che vendeva ai clienti animali acquistati altrove e non biologici. In particolare l’inchiesta dei pm Raffaele Guariniello e Ciro Santoriello ha registrato tra le parti lese una società tedesca leader nell'alimentazione biologica, la Hansen, che comperò 23 mila carcasse di maiali che utilizzò in buona fede per confezionare salumi e piatti “bio” che “bio” non erano.

Il meccanismo messo in piedi dall’allevatore italiano e portato avanti per almeno due anni, dal gennaio 2008 all’ottobre 2010, coinvolgeva anche diverse ditte di autotrasportatori che, con la promessa di un compenso extra in fattura, si prestavano a caricare i suini in aziende diverse da quelle che inserivano nei documenti di carico. A dare il via alle indagini sono stati i carabinieri del Nucleo antifrodi di Parma, che accortisi del business per mesi hanno seguito i camion per ricostruire gli spostamenti e dimostrare la falsità dei documenti che accompagnavano la carne.

 

Fonte: di Federica Cravero per Repubblica.it