cronaca

Truffa dei salumi biologici, i suini macellati a Orvieto fino al 2010

lunedì 20 ottobre 2014
Truffa dei salumi biologici, i suini macellati a Orvieto fino al 2010

Si aggiungono nuovi dettagli sull’inchiesta chiusa nei giorni scorsi dal pubblico ministero torinese Raffaele Guariniello che vede indagate 28 persone per associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e al falso.

Gli inquirenti hanno smascherato una truffa legata alla commercializzazione di varie tipologie di salumi che venivano venduti come biologici ma in realtà provenienti dalla lavorazione di suini allevati in modo convenzionale. L’attività d’indagine che ha portato gli inquirenti anche ad agire nella zona dell’orvietano, nei fatti, si riferirebbe ad episodi avvenuti qualche anno fa.

Le macellazione dei presunti suini biologici sarebbe stata effettuata a Orvieto fino al 2010. E infatti l’attuale gestione del Mattatoio Comunale di Orvieto, da parte della Battisti srl, di cui è Amministratore l’imprenditore Mariano Battisti, è totalmente estranea a questa vicenda e all’attività dell’inchiesta. Battisti ha rilevato il mattatoio dopo il 2010 e quindi in un periodo diverso da quello preso in esame dalla procura torinese.

Allo stesso modo l’attività di controllo sanitario sui suini macellati veniva svolta secondo i canoni prestabiliti e la carne utilizzata per confezionare i salumi era rispondente a tutti gli standard alimentari. Era, però, in questo contesto che si inseriva l’attività di truffa. La carne suina, commestibile, ma prodotta da animali allevati convenzionalmente, veniva fatta passare per carne biologica modificando i certificati dei suini.

Secondo gli investigatori del nucleo antifrodi dei carabinieri di Parma, i capi non sarebbero stati allevati come si faceva credere in un'azienda agricola certificata, con sede a Chiusa di San Michele, nel Torinese e che fa capo a uno degli indagati, ma in altre ditte sprovviste di certificazioni.

Ed è proprio sull’indagine legata all’azienda agricola certificata, con sede a Chiusa di San Michele, che si ramificano i rapporti con Orvieto. Già nel 2011, quanto dil Pm Guariniello aveva scoperto la frode, il primo degli indagati risultava essere il titolare dell’azienda agricola torinese che aveva anche altri due allevamenti di suini proprio nelle campagne orvietane. Da quegli allevamenti, che al momento risultano non più in attività, partivano i suini con finta “certificazione bio” da macellare al mattatoio e poi immettere sul mercato internazionale per il confezionamento dei salumi.