Denuntio ergo sum: sì ai volontari organizzati, no alle improvvisazioni

Qualche settimana or sono, in un pomeriggio carico dei prodromi dell’autunno imminente, mi ero messo pigramente a scrivere qualcosa sui problemi seri che esistono fra Beni Culturali e casse pubbliche (tutte, dai comuni alle Soprintendenze, alle province che sembravano in procinto di esalare un ultimo respiro) quando, divagando sul web, mi sono imbattuto in un articolo de Il Fatto Quotidiano dove si descriveva un’iniziativa che evidentemente faceva notizia: nel Comune di Castronno, provincia di Varese, quindi siamo al Nord….., mancano i fondi per la manutenzione di alcune aree verdi ed il sindaco invita volontari a partecipare attivamente alle operazioni di ripulitura, lui stesso ci lavora e aderisce anche l’opposizione. (http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/09/08/castronno-varese-bilancio-a-secco-cittadini-e-amministrazione-uniti-nella-manutenzione/295509/).
Era proprio un articolo sulla falsariga di quello che volevo trattare e m’è sembrato un segno del destino averci inciampato proprio ora, anche se, per la mia forma mentis, non ci sarebbe forse la rilevanza per finire su un quotidiano a tiratura nazionale. Ma se la notizia è stata presa come tale un motivo ci sarà……e quelle che seguono sono le mie idee a riguardo, immerse in una dimensione tufacea che vuole però essere lontana da quelle performances preelettorali che hanno visto attività decespuglio-rastrellatorie in prossimità del Tempio del Belvedere a piazza Cahen. Voglio anche respirare più a fondo e non limitarmi, come qualcuno forse s’aspetterebbe, a trattare dell’erba alta dell’Anello della Rupe.
Spesso si trovano sul web “denunce” relative al degrado nel quale versano alcuni siti, monumenti ed aree pubbliche localizzate nel nostro territorio (e molto ci sarebbe da dire, molto più di quello che è stato già scritto). Significativa, da ultimissima, una nota sui social-media di David Tordi proprio in relazione all’Anello menzionato. In prima battuta sembrano sfoghi momentanei – tanto più che poi raramente segue una “cura” efficace – ma vanno invece trattati come punta di un iceberg che condiziona poi tutti………se il parco vicino casa mia è una jungla, se il resto archeologico è invaso dai rovi, se è evidente che un piano manutentivo generale non arriva a soddisfare tutto quello che dovrebbe, piano piano mi ci abituo, non domani forse ……..ma dopodomani non sentirò più come una ferita quella mancanza di attenzione e a lungo andare, purtroppo, me ne farò una ragione. Ecco il vero pericolo, l’assuefazione passiva. E allora….scatto di reni! Ma come? Anche col volontariato, ma ad alcune condizioni. Il suo utilizzo, quando disponibile, deve essere organizzato e gestito con coscienza scientifica, mettendo da parte protagonismi ed improvvisazioni, per essere parte attiva e non solo spettatori passivi.
Chiedo quindi a chi sente la responsabilità di denunciare un degrado o un mal funzionamento legato al nostro patrimonio culturale (questo è il mio precipuo ambito professionale e non voglio entrare in altri mondi) di fare un passo avanti, con una dose di sana coscienza propositiva. Di nuovo, come? Contribuendo per esempio economicamente alla realizzazione di un progetto di manutenzione (non parlo di recupero ma di semplice manutenzione), con la certezza che i pochi euro (pochi che non è sponsorizzazione) messi in gioco vadano effettivamente spesi bene per quel target. Altro modo è di essere presenti fisicamente al recupero stesso. Personalmente l’ho fatto più di una volta, senza sensazionalismi e con un minimo dispendio di tempo e di denaro.
Pulitura del tracciato dei Cappuccini in vista di una visita didattica con alcune scolaresche delle superiori di Orvieto, manutenzione del tratto antistante la Grotta dei Tronchi Fossili e della Grotta delle Felci per il Folk Trekking ed ora per la FAI Marathon, custodia dell’accesso all’Anello PAAO da piazza Marconi (ne ha di nuovo grande bisogno, ma stiamo parlando di manutenzione ciclica ovviamente), coordinamento e direzione delle indagini nella necropoli di Lauscello in collaborazione col Gruppo Archeologico di Castel Giorgio (tutti volontari, ripeto, me compreso), ecc. ecc.. Serve a dimostrare, coi fatti, che le cose si possono fare, non solo denunciare. Sono disponibile a prendere parte al coordinamento delle donne e degli uomini che avessero voglia di impegnarsi in collaborazione con le istituzioni, non sempre “contro” a tutti i costi. I risultati sarebbero decisamente migliori, il bilancio finale di sicuro positivo, soprattutto se le attività fossero organizzate sulla base di un calendario ricorrente, nel rispetto del tempo che vi viene speso, comprendendo che il sistema non è facilmente gestibile (tutti abbiamo un lavoro “altro”, quello per la famosa pagnotta).
Già molti hanno fattivamente aiutato per singole realizzazioni: Lions Club per la Grotta dei Tronchi Fossili, ad esempio, o la società di consulenza archeologica Archeostudio, che più di una volta si è prestata ad effettuare visite guidate a titolo gratuito per le scolaresche, o la società Speleotecnica che ha fornito pro bono più volte griglie espositive per manifestazioni culturali di vario genere, la FIE organizzando escursioni mirate, il CAI tracciando segnaletica su alcuni sentieri, l’associazione Rose Rosse d’Europa con la ripulitura del Tempio del Belvedere e del parcheggio della stazione ferroviaria e di sicuro tanti altri che non ho elencato per mie carenze d’informazione. L’idea sarebbe quindi quella di strutturare la forte volontà di partecipare alla messa a sistema delle entità culturali che abbiamo ed alla individuazione (non solo denuncia, ripeto) di quello che ancora manca. Come, di nuovo? Sentendo se l’amministrazione può individuare un referente in grado di collazionare le segnalazioni dei cittadini in una lista organica, ad esempio, o potenziando il sito del Parco (www.paao.it, ma potrebbe risultare riduttivo). Molto interessante, e pertinente, quanto votato all’unanimità (!), nel consiglio comunale dell’8 settembre scorso (delibera n. 64) sull’amministrazione condivisa – da leggere molto bene anche l’allegato bolognese.
Si aspettano consigli e partecipazione, intanto ecco due possibilità per testare quanto detto e la reale volontà anche dei singoli: la ripulitura della caserma Piave e l’iniziativa “A scuola di archeologia”, un progetto, ideato dal PAAO e dall'A.S.D.S. “Ettore Majorana”, che nasce con lo scopo di permettere agli studenti e non solo, di riappropriarsi di un pezzo del loro territorio e della storia che lo ha caratterizzato. Si è scelto un elemento significativo della memoria orvietana: la “selciata dei cappuccini” e si è programmata una ripulitura del basolato antico nei giorni 20, 21 e 22 Ottobre. Allo sviluppo operativo sono chiamate a partecipare, oltre a tre classi dell'Istituto di Istruzione Superiore Scientifico e Tecnico, tutte quelle associazioni che hanno tra le loro finalità le tematiche inerenti il territorio, l'ambiente, la storia e la cultura; allo stesso modo sarà particolarmente gradito anche il contributo dei cittadini che volessero partecipare alle attività (contatto: associazione.majorana@gmail.com)
