Il Tempio Etrusco del Belvedere abbandonato e sommerso dall'erba

Erba alta, sacchetti di plastica e qualche santino elettorale spinto dal vento dove nessuno può assolutamente vederlo. La vittima dell’incuria che in questi giorni di ritrovata primavera rimane all’ombra dell’erba alta è il Tempio Etrusco del Belvedere. Un luogo di culto antico, proprio all’ingresso della città e davanti a quel Pozzo di San Patrizio che migliaia di turisti visitano ogni anno.
Il cancello, le staccionate e la strada che storicamente ne ha tranciato la maestosità sono già di per se barriere che non invitano a visitare le rovine dell’antico tempio etrusco, ma non dovrebbero certo essere questi i motivi che possono giustificare il degrado e l’incuria che regna tra i blocchi di tufo. Va segnalato che parte dell'area che interessa il Tempio del Belvedere è inagibile, ma questo non dovrebbe compromettere la manutenzione del sito storico. Tanti monumenti italiani, vedi Torre di Pisa o Colosseo, vengono periodicamente ristrutturati ma nelle zone interdette ai visitatori per inagibilità non si preferisce l'abbandono alla manutenzione ordinaria.
Magari un turista, passando di fronte al cancello o godendosi qualche minuto di relax all’ombra delle piante dei giardini della funicolare, potrebbe rimanere attratto dal Tempio del Belvedere. Proprio dal sito del Comune di Orvieto, per chi non lo sapesse – visto che la copertura arborea e i rifiuti potrebbero far immaginare altro -, si tratta dell'unico tempio etrusco oggi ancora ben visibile nella zona orvietana, accanto al famoso Pozzo di San Patrizio. “Il Tempio venne casualmente riscoperto nel 1828 durante i lavori per la costruzione di una strada” e forse, casualmente, potrebbe riscoprirsi anche quest’anno se qualcuno trova il buon senso e la buona volontà di pulirlo.
“La pianta – si legge nel sito del Comune - è molto vicina alla descrizione canonica dei templi etrusco-italici fornita da Vitruvio nel suo testo De Architectura. Il Tempio risale probabilmente al principio del V secolo A.C. ed ebbe vita fino ai primi decenni del III sec. A.C”. La descrizione ufficiale continua segnalando che “oggi ne rimane solo il basamento, la scalinata d'ingresso, le basi di quattro colonne ed alcuni blocchi perimetrali. Non sappiamo il nome della divinità venerata nel tempio anche se possiamo attingere qualche informazione da una epigrafe dipinta su una coppa, dove si riconosce il nome di Tinia, probabilmente Zeus degli Etruschi”.
La descrizione è corredata da una foto del tempio apparentemente pulito (http://www.comune.orvieto.tr.it/i/3B024080.htm) ma la realtà è ben diversa dalle poche righe esposte sul sito comunale. Senza entrare nella polemica politica, perché la storia e la cultura non sono merce elettorale ma solitamente servono a migliorare la vita di una comunità, sarebbe il caso che, prima che il tempio scompaia definitivamente, qualcuno che ha la competenza per farlo solleciti gli operatori a ripulire un simbolo della città. Non è un obbligo, ma un umile dovere per la storia e la cultura di Orvieto che non dovrebbe essere mai sollecitato.

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