cronaca

Lite tra fratelli finisce in tragedia a Ciconia

sabato 4 agosto 2012
di Monica Riccio
Lite tra fratelli finisce in tragedia a Ciconia

E' finita in tragedia una banale lite familiare tra due fratelli macedoni di 21 e 24 anni residenti al quarto piano di una palazzina di Ciconia, in Via delle Robinie.

I due ragazzi, dopo aver cenato con il padre, intorno alle 20,30 di venerdì 3 agosto, per qualche futile motivo ancora al vaglio degli inquirenti, devono essere arrivati alle mani e durante la lite - anche la dinamica esatta dell'alterco sarebbe tutta ancora da chiarire - il maggiore dei due Shpend Seljmani avrebbe colpito con un coltello a serramanico il minore, Ljiridon, meglio conosciuto da tutti come Tony.

Il ragazzo è caduto a terra senza vita e il fratello, in preda al panico e allo shock è sceso al piano di sotto a cercare aiuto da un vicino. Non trovandolo in casa è sceso ancora e ha suonato ad un altro vicino che, stavolta presente, ha chiamato immediatamente il 118. I sanitari giunti sul posto hanno allertato il commissariato e constatato purtroppo che per il ventunenne, magazziniere da qualche anno presso la ditta Baldini, non c'era più nulla da fare.

Il fratello maggiore è stato dunque tradotto presso il carcere di Via Roma dagli uomini agli ordini del commissario Antonello Calderini. Qui il ventiquattrenne, nella mattinata seguente, è stato sottoposto ad un lungo interrogatorio alla presenza del procuratore dottor Flaminio Monteleone, titolare del caso. Il macedone, il cui arresto è stato convalidato, dovrà far luce piena sulla dinamica dell'uccisione del fratello ma anche sui motivi che hanno acceso la lite tra i due.

Fuori dal carcere il padre, distrutto, sta cercando ancora di capire perché il suo Tony non c'è più e in terra d'origine la madre, a quanto pare fuori Italia per una visita alla sorella, attende il corpo del figlio - la salma si troverebbe sotto sequestro in attesa dell'esame autoptico disposto dal magistrato - che solo tra qualche settimana l'avrebbe raggiunta per trascorrere in terra natia un periodo di ferie. Una famiglia che i vicini definiscono "tranquilla": nessuno screzio nel palazzo tra loro e quella famiglia macedone arrivata tre anni fa. Di Tony, grande lavoratore, in regola con il permesso di soggiorno, tutti dicono un gran bene; fonte primaria di sostegno per la famiglia si è sempre dato da fare per tutti. Shpend, che invece non ha mai avuto un lavoro fisso, resta dunque in carcere in attesa delle disposizioni circa le misure cautelari, assistito dal legale Renato Ferrara. Sul giovane macedone pende un'accusa pesantissima: omicidio volontario aggravato da futili motivi e rapporto di parentela.