All'Ospedale di Orvieto si cura il "dolore cronico", ma in pochi lo sanno. Testimonianza di una cittadina

A volte può essere estremamente invalidante, oppressivo, a volte può condizionare talmente la vita di una persona che ogni cosa appare pesante, distante, inarrivabile. E' il dolore cosiddetto "cronico". Quel dolore sordo, ingestibile, quel dolore che mina il fisico e la mente, che non ci abbandona mai e che prende possesso dei nostri attimi, delle nostre scelte, delle nostre rinunce. Eppure qualcosa si può fare. Nella maggioranza dei casi.
Presso l'Ospedale di Orvieto, precisamente nelle attività del reparto di Anestesiologia, si lavora ad una branca della Medicina che si occupa del dolore, la "medicina o terapia del dolore". Si tratta di una branca della medicina molto attuale e in forte sviluppo che si occupa del dolore cercando di curarne i sintomi e i disagi che da esso ne conseguono.
Un servizio di terapia antalgica professionale e all'avanguardia che però, in pochi conoscono. Al "Santa Maria della Stella" di Orvieto, infatti, non esiste un ambulatorio dedicato a questo tipo di assistenza medica. Perchè? Non si sa. Nonostante molti ospedali hanno già da diversi anni aderito ad un programma di sensibilizzazione denominato "Ospedale senza dolore", mirato ad informare l'utenza ospedaliera riguardo l'argomento "dolore", ad Orvieto non vi è nessuna traccia di una sezione ospedaliera a questo indirizzata.
La signora Laura Solini, orvietana, afflitta da un dolore cronico che le condizionava la vita quotidiana, ha scoperto tutto questo per caso grazie alla segnalazione di un conoscente: "Nella ricerca di qualcosa o qualcuno che mi alleviasse il dolore alla schiena che mi perseguita da anni, - scrive la signora in una lettera indirizzata ai giornali locali, - ho avuto, poco tempo fa la fortuna di venire in contatto con un giovane medico anestesista dell'Ospedale di Orvieto, che con la "terapia del dolore" cura varie patologie di "dolore cronico". Voglio ringraziare quindi il dott. Edoardo Tasciotti che mi ha liberato dal mal di schiena e voglio quindi portare a conoscere di tutti gli orvietani che nel nostro ospedale c'è chi con capacità, competenza e disponibilità può aiutarci, specie in età avanzata, quando il dolore diventa invalidante, limitante e demoralizzante facendoci sentire più vecchi di quanto non vorrebbe la nostra mente. Ringrazio il dottor Sergio Fausto che mi ha fatto conoscere il dottor Tasciotti, che oggi mi fa vivere meglio".
La testimonianza della signora Solini, che ha avuto accesso alle cure del dottor Tasciotti mediante una semplice richiesta del proprio medico curante, apre però degli interrogativi non da poco. Come mai se l'Ospedale di Orvieto dispone di figure in grado di applicare tecniche e metodologie all'avanguardia non viene attivato un ambulatorio espressamente dedicato a questo tipo di terapie? Perché il dottor Tasciotti è costretto ad operare al limite del proprio orario di lavoro, all'interno dell'ospedale stesso, per visitare e assistere i pazienti che come la signora Laura sono venuti a sapere della sua professionalità tramite "passa-parola"?
Capire, studiare e trattare il dolore, a quanto ci risulta, rappresenta una prevenzione che potrebbe evitare tutta una serie di indagini diagnostiche e ricoveri inappropriati, accertamenti che quindi, potenzialmente inutili, gravano pesantemente sul bilancio del Servizio Sanitario Nazionale. Il potenziamento di un servizio come quello Antalgico, crediamo, non solo potrebbe portare un aumento delle richieste di cura da parte dei cittadini, qualificando e innalzando il bacino di utenza servita, ma potrebbe rappresentare un obiettivo per l'azienda ospedaliera poiché nella società moderna non è più accettabile l'indifferenza nei confronti di questa tematica che affligge non solo la popolazione anziana ma spesso anche persone in età lavorativa.

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