cronaca
Parlando di altro Fuksas sembra parlare di Orvieto: la ex Piave come un moderno mall
giovedì 15 dicembre 2005
Il dibattito cittadino sullo sviluppo futuro di Orvieto - che domani sera avrà un importante momento di confronto nel Forum Civico al Palazzo dei Congressi - in particolare sul ruolo che potrà svolgere la ex Piave, continua a produrre stimoli e idee.
Torna sull’argomento Gianni Cardinali, che aveva già inviato nei giorni scorsi una lettera aperta al segretario dei DS di Orvieto Marino Capoccia, facendo alcune considerazioni e abozzando alcune possibili ipotesi sull’uso del “casermone”.
A stimolare Cardinali è, questa volta, una breve intervista all'Architetto Fuksas letta su un inserto di un importante quotidiano.
Massimiliano Fucksas, l’architetto che recentemente ha portato a termine il nuovo polo fieristico di Milano e che, tra l’altro, ha progettato l’Europark di Salisburgo, analizzando il fatto che i mall (o grandi centri commerciali) sembrano aver segnato la fine dei centri storici delle città italiane, afferma che i mall sono stati una conseguenza, non la causa: nel senso che la causa va piuttosto ricercata nella mancata progettazione di alcuni anni fa, non pensando adeguatamente le città in rapporto alle loro funzioni e “pensando”, viceversa, che i centri commerciali potessero essere non pensati e non programmati.
”La città diffusa – afferma Fucksas – ha bisogno di luoghi che concentrino alcune funzioni un tempo integrate nei centri storici. E i mall rispondono a questa esigenza. Viceversa i centri storici perdono funzioni e si svuotano, trasformandosi in vere e proprie Disneyland… Chi vince, i cittadini o i turisti? La città è ostaggio del turismo. E spariscono i vecchi luoghi di incontro. Del resto non abbiamo mai pensato la città e abbiamo costruito ovunque. E ovunque ora dobbiamo dare funzioni.”
“Abbiamo iniziato con i supermercati, poi sono arrivati gli ipermercati e infine gli shopping center. Ma non si è mai andati oltre la creazione di grandi scatoloni, perché gli architetti hanno sempre snobbato la progettazione di centri commerciali. Ora qualcosa sta cambiando e la richiesta è di centri che possano raccogliere più funzioni possibili”.
Quando Fucksas ha pensato l’Europark di Salisburgo ha tolto dalla vista le automobili, relegandole sul tetto e nei sotterranei e lasciando intorno solo paesaggio. All’interno invece vi sono strade e piazze come in una città, c’è anche un teatro per 500 persone.
”In futuro – conclude Fucksas nell’intervista – bisognerà pensare i mall come un luogo in cui si incontrano economia, arte e cultura, una sorta di recupero del senso ludico della città, un aspetto che avevano ben colto gli antichi romani con le terme e gli anfiteatri.”
“Confesso che parlare di centri commerciali mi deprime – afferma invece Gianni Cardinali rigirando ai lettori le dichiarazioni di Fucksas - ma la necessità di un sano realismo, l'esigenza di proporre piuttosto che dire sempre no, la repulsione verso le ideologie di maniera e del momento, mi spingono ad insistere su una proposta che sposo solo per ipotizzare il tentativo di ‘salvare’ un morente come il nostro centro storico. Nel nostro piccolo, la struttura proposta presso l'ingresso dell'autostrada, dovrebbe diventare il classico ‘mall’ descritto nell'intervista. La struttura commerciale nel casermone potrebbe somigliare all'Europark di Salisburgo con la differenza che già esiste e che occorre solo riempirlo di idee e fatti. “
Torna sull’argomento Gianni Cardinali, che aveva già inviato nei giorni scorsi una lettera aperta al segretario dei DS di Orvieto Marino Capoccia, facendo alcune considerazioni e abozzando alcune possibili ipotesi sull’uso del “casermone”.
A stimolare Cardinali è, questa volta, una breve intervista all'Architetto Fuksas letta su un inserto di un importante quotidiano.
Massimiliano Fucksas, l’architetto che recentemente ha portato a termine il nuovo polo fieristico di Milano e che, tra l’altro, ha progettato l’Europark di Salisburgo, analizzando il fatto che i mall (o grandi centri commerciali) sembrano aver segnato la fine dei centri storici delle città italiane, afferma che i mall sono stati una conseguenza, non la causa: nel senso che la causa va piuttosto ricercata nella mancata progettazione di alcuni anni fa, non pensando adeguatamente le città in rapporto alle loro funzioni e “pensando”, viceversa, che i centri commerciali potessero essere non pensati e non programmati.
”La città diffusa – afferma Fucksas – ha bisogno di luoghi che concentrino alcune funzioni un tempo integrate nei centri storici. E i mall rispondono a questa esigenza. Viceversa i centri storici perdono funzioni e si svuotano, trasformandosi in vere e proprie Disneyland… Chi vince, i cittadini o i turisti? La città è ostaggio del turismo. E spariscono i vecchi luoghi di incontro. Del resto non abbiamo mai pensato la città e abbiamo costruito ovunque. E ovunque ora dobbiamo dare funzioni.”
“Abbiamo iniziato con i supermercati, poi sono arrivati gli ipermercati e infine gli shopping center. Ma non si è mai andati oltre la creazione di grandi scatoloni, perché gli architetti hanno sempre snobbato la progettazione di centri commerciali. Ora qualcosa sta cambiando e la richiesta è di centri che possano raccogliere più funzioni possibili”.
Quando Fucksas ha pensato l’Europark di Salisburgo ha tolto dalla vista le automobili, relegandole sul tetto e nei sotterranei e lasciando intorno solo paesaggio. All’interno invece vi sono strade e piazze come in una città, c’è anche un teatro per 500 persone.
”In futuro – conclude Fucksas nell’intervista – bisognerà pensare i mall come un luogo in cui si incontrano economia, arte e cultura, una sorta di recupero del senso ludico della città, un aspetto che avevano ben colto gli antichi romani con le terme e gli anfiteatri.”
“Confesso che parlare di centri commerciali mi deprime – afferma invece Gianni Cardinali rigirando ai lettori le dichiarazioni di Fucksas - ma la necessità di un sano realismo, l'esigenza di proporre piuttosto che dire sempre no, la repulsione verso le ideologie di maniera e del momento, mi spingono ad insistere su una proposta che sposo solo per ipotizzare il tentativo di ‘salvare’ un morente come il nostro centro storico. Nel nostro piccolo, la struttura proposta presso l'ingresso dell'autostrada, dovrebbe diventare il classico ‘mall’ descritto nell'intervista. La struttura commerciale nel casermone potrebbe somigliare all'Europark di Salisburgo con la differenza che già esiste e che occorre solo riempirlo di idee e fatti. “

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