cronaca

Due assassine perverse e senza scrupoli emergono dal passato

sabato 22 febbraio 2003
di Marco Cannavò
Negli ultimi anni Orvieto si è resa protagonista di tragici episodi di uxoricidio: il caso Luciano Porcari, il delitto di Casa Perazza, il tentato omicidio di Guido Chiarotti, il delitto della bolsenese Roberta Ferlicca. Eppure andando indietro nel tempo, esattamente di due secoli, scopriamo che le cose andavano diversamente.

Agostina Paglialonga e Rosa Ruggeri riempirono le cronache locali tra il 1802 ed il 1808 per i loro efferati quando morbosi delitti. La giovane vedova Agostina Paglialonga (abitava sulla Rupe) voleva vivere il resto della sua vita con un aitante giovanotto. L'ostacolo della relazione era rapprentato dai i suoi due figli, avuti con il precedente marito. Agostina non si fece scrupoli e uccise i suoi figli per essere libera di sposarsi con il suo amante. Venne smascherata ed inchiodata alle sue colpe. Fu decapitata dal boia di Roma per eccellenza, Mastro Titta, il 5 maggio 1802 (foto).

Rosa Ruggieri (abitava tra Orvieto e Todi) si macchiò di un delitto crudele e perverso. Fece uccidere suo marito dai suoi due fratelli e dal suo amante, e con quest'ultimo fece sesso vicino al cadavere ancora caldo del defunto coniuge. Vennero smascherati tutti e quattro e furono impiccati il 6 luglio 1808.

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