Colture intensive di nocciole, il punto sulla questione e le opinioni dei candidati

"Sono già trascorsi tre anni dalla nascita del Comitato Quattro Strade, gruppo costituito da un pugno di abitanti dell’altopiano dell’Alfina, frazione di Canonica, Comune di Orvieto. Da allora i 180 ettari di terra intorno al castello di San Quirico e alla fonte del Tione sono ufficialmente diventati una monocoltura di noccioli. Stessa sorte alle terre lungo la statale che ci conduce da casa verso Viterbo e verso Castel Giorgio; nocciole a perdita d’occhio. È il frutto del piano Nocciola Italia per cui diverse regioni del paese hanno sponsorizzato attraverso i loro governatori e per mezzo delle confederazioni di settore questa coltura.
È l’assessore all’agricoltura Fernanda Cecchini a presentare a inizio anno il bando di finanziamento regionale dicendo che «l’obiettivo della Regione Umbria è proprio quello di diversificare la nostra agricoltura tradizionale, affiancando alle altre colture quella della nocciola, con una filiera solida, che possa dare slancio al territorio».
Il Comitato Quattro Strade fin dall’inizio cerca di informarsi e scopre che nella vicina provincia di Viterbo il Progetto Nocciola Italia è in fase avanzata. Infatti grazie alle politiche regionali la “provincia di Viterbo è la più importante per produzione corilicola in ambito nazionale. Nella Tuscia si trova infatti la quasi totalità dei 19 mila ettari di noccioleti del Lazio” e le nocciole rappresentano il terzo tipo di coltivazione più diffusa dopo il grano duro (41,4%) e l’olivo (17,4%).
Il comitato incontra altre associazioni che muovono il passo verso una puntuale documentazione, per capire e analizzare questo sistema agricolo che invade con una sola e unica tipologia agronomica la terra, a favore di pochi compratori del prodotto, in primis Ferrero. Scopre così, dal lavoro già fatto, che la terra nelle aree occupate da queste coltivazioni sta morendo e si susseguono appelli, anche al prefetto e alla stessa Ferrero, volti a ripristinare la biodiversità e a favorire l’apertura alla coltura biologica. Difatti le coltivazioni sono facilmente attaccabili da cimici e altri fitofagi, così da richiedere trattamenti molteplici per garantire un raccolto commercializzabile.
Del marzo scorso è la notizia del sequestro dei carabinieri del Nas, in una località dei Monti Cimini, di 7 quintali di fitosanitari non autorizzati dai disciplinari per un valore di 152 mila euro. Il sequestro dimostra come sia forte la richiesta e l’uso di prodotti tanto da attivare un mercato nero, forse per ovviare alle restrizioni di utilizzo dei veleni dettate dal Ministero della Salute. Di più ampio spettro sono le notizie riportate in un articolo del New York Times riguardo lo sfruttamento del lavoro nero nella filiera intensiva del nocciolo in Turchia, filiera messa in estrema difficoltà anche per questioni sanitarie.
Infatti la Turchia si ritrova in mano migliaia di quintali di nocciole invendute, poiché le esportazioni sono state messe in discussione dal governo italiano in quanto le nocciole sono attaccate da aflatossine, micotossine cancerogene. Le aflatossine, derivate da funghi Ascomiceti, in determinate condizioni ambientali e su grandi quantità di prodotto stoccato, proliferano soprattutto in prodotti coltivati secondo pratiche di agricoltura biologica, più suscettibili alla contaminazione poiché non ostacolate da trattamenti chimici.
In merito al massiccio impianto di noccioli dell’orvietano abbiamo interrogato alcuni candidati sindaco. Agli incontri abbiamo consegnato ai candidati una copia della recente ordinanza sottoscritta dai sindaci dei comuni intorno al lago di Bolsena che recita:
“[…]. Ordino il divieto sul territorio comunale che cade all’interno del bacino imbrifero del lago di Bolsena, di realizzare impianti di noccioleti intensivi, per evitare un elevato consumo di acqua, di fitofarmaci, di antiparassitari, di insetticidi, di diserbanti e di concimi necessari alla coltivazione degli stessi. […] Ai trasgressorisarà applicato quanto previsto dall’ articolo 38 della legge regionale n.29 /97 che prevede sanzioni, il ripristino dei luoghi e il risarcimento dei danni ambientali causati”.
I sindaci motivano la loro posizione in base all’esperienza del lago di Vico (la delibera cita anche una breve bibliografia in merito) la cui situazione è detta“in stato comatoso” dal professor Nascetti, ordinario presso il Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche (DEB), Università della Tuscia. Nel colloquio, Roberta Tardani ci ha comunicato di essersi documentata sul tema tramite delle associazioni di categoria che l’hanno tranquillizzata circa il discorso dei fitofarmaci, che verranno adoperati nei noccioleti nella stessa modalità e quantità di quelli usati in altre colture come ad esempio i vigneti, senza dunque un eccessivo inquinamento ambientale. Sottolinea che questa posizione è molto discordante se confrontata con quella espressa al convegno “I noccioli del problema”, tenutosi il 16 marzo scorso a Orvieto, aspetto che si riserva di valutare. La candidata aggiunge che non ha una posizione contraria alla coltura di noccioleti e ad oggi non farebbe una azione volta a vietare queste coltivazioni come promosso intorno al lago di Bolsena. “Trovo strano che ci si possa opporre anche ai noccioleti” aggiunge, “mi parlano di produzione bio e mi sembra una buona opportunità per gli agricoltori che hanno coperture economiche”. Conclude riservandosi un tempo per valutare tutte le implicazioni.
Anche Franco Raimondo Barbabella è intenzionato ad approfondire le informazioni; non è contrario alla coltivazione di nocciole ma è certo che non avrà nessun tentennamento a prendere posizioni rigide se verrà dimostrata una percentuale, anche minima, di pericolo sanitario per i cittadini e di alterazione degli equilibri ambientali (acqua e biodiversità) per il territorio. Sottolinea come grazie alla sua formazione umanistica sia proteso e aperto alle differenze e alla varietà di pensieri e azioni. Ricorda, circa la vocazione del territorio, il lavoro fatto in passato per la città e rimarca l’importanza del confronto e della cooperazione.
Il candidato Tiziano Rosati ha una posizione fermamente contraria a questo tipo di monocolture agricole tanto da averne fatto uno dei punti nel suo programma elettorale. Sottolinea che va attivata una economia agricola che sostenga le peculiarità del territorio ed elenca i problemi di tipo paesaggistico, legati alle risorse idriche e alle biodiversità scaturiti dalle monocolture. Conclude: “La vocazione del nostro territorio è altra, una vocazione che punta ai prodotti locali tipici e al rispetto della terra; è basilare che dagli investimenti ci sia un ritorno economico nei territori medesimi”. Indica come utile strumento per attuare le buone pratiche agricole e coordinarle l’attivazione di un biodistretto incentrato su uno sviluppo agricolo, economico e sociale virtuoso. Riguardo l’ordinanza dei sindaci intorno al lago di Bolsena la definisce un ottimo strumento per iniziare a sensibilizzare i cittadini e per difendere il territorio da uno sviluppo non sostenibile.
Il sindaco uscente, Giuseppe Germani, dice che non è contrario a nessuna coltura compreso il noccioleto se in linea con criteri di rispetto ambientale e con i così detti “percorsi ecologici”, cioè attività che mantengono l’orografia e la geomorfologia del territorio incentivando colture di qualità possibilmente biologiche. Aggiunge che l’altopiano è un luogo che è rimasto preservato dalle grandi speculazioni, è praticamente intatto a livello ambientale e va mantenuto così cercando di dimostrare agli operatori locali che c’è la possibilità di fare una agricoltura di un certo livello e soprattutto in biologico. Di fronte alla delibera di Bolsena ricorda la sua politica sempre protesa alla collaborazione interregionale come dimostra il lavoro del contratto di fiume che può essere declinato più specificatamente anche su questa questione delle monocolture di nocciole. Invita il Comitato Quattro Strade ad aderire al contratto di fiume e portare in quella sede le proprie istanze. Conclude che è possibile prevedere che altri finanziamenti siano destinati a sostenere le coltivazioni di nocciole se lavorate in biologico; aggiunge che è necessario promuovere azioni affinché si formi un processo integrante e non lotte tra la comunità che va educata a valori di tutela del territorio.
Buona fortuna ai candidati e anche ai cittadini!".
Fonte: Comitato Quattro Strade
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