ambiente

Nocciole sull'Alfina, evitare un danno per le comunità

giovedì 21 febbraio 2019
di Famiano Crucianelli
Nocciole sull'Alfina, evitare un danno per le comunità

Sono rimasto francamente stupito dalle affermazioni del Presidente della Confagricoltura Umbra di Orvieto Eugenio Ranchino sulla lettera aperta della regista Rohrwacher ai tre presidenti di regione. Una lettera, quella della regista, che ha avuto il grande merito di sollevare  un problema che noi nella Tuscia ben conosciamo. Affermazioni gravi quelle del Presidente, non solo perché condite con maliziose e offensive insinuazioni, ma in primo luogo perché distorce il pensiero della Rohrwacher e non dice il vero su più di una questione.

La bellezza e la ricchezza del Paesaggio che è un bene senza prezzo e senza tempo, diversamente da quel che dice il Presidente non è un fatto unicamente estetico, quasi un vizio dell’artista, ma è un principio vitale della natura, è il risultato di una storia che si perde nel tempo, è il sistema immunitario della natura. L’uomo può intervenire su questo “sistema “ma deve farlo con rispetto e con intelligenza, diversamente si producono seri danni all’ambiente e alla stessa comunità umana e di ciò già oggi abbiamo drammatiche testimonianze.  Soprattutto dovrebbe essere chiaro che la vera autodifesa del mondo vegetale da parassiti, funghi, insetti, più in generale dalle malattie sta proprio nella biodiversità che non è un principio estetico, ma il vero antibiotico delle piante e delle coltivazioni.

Diversamente, come accade nelle monoculture e nelle coltivazioni intensive, vi è solo una via: quella dei pesticidi e della chimica con tutti i danni all’ambiente e alla natura che ne seguono.  Non è necessario andare in Mauritania, in Cina o in Brasile per vedere le conseguenze di ciò, è sufficiente andare nella Pianura Padana dove la materia organica è sotto il 2% e dove il 50% delle terre sono a rischio sterilità. Invito a fare un giro non in Africa o in paesi lontani dove con questa logica sono stati prodotti danni gravissimi all’ambiente naturale ed umano, ma nella vicina Tuscia per vedere già oggi quale criticità ambientale abbiamo, quali danni il glifosate, i pesticidi e la concimazione chimica hanno prodotto e stanno producendo all’acqua, al suolo e all’aria.

Il lago di Vico che è un gioiello della natura, Riserva naturale, sito d’interesse comunitario (Sic), zona di protezione speciale (Zps) è gravemente compromesso e fra le cause fondamentali vi è il dissennato modo di coltivare le nocciole. Chi vive a Bolsena fa bene a studiare la decadenza del lago di Vico, anche perché per Bolsena, come per le altre splendide località umbre, se si seguisse quel percorso vi sarebbero conseguenze molto serie sul versante del turismo e più in generale della sua economia. Inoltre grande è il rischio per i produttori, perché quando il mercato avrà cambiato i suoi orientamenti, quando il monopolista avrà fatto altri calcoli saranno proprio i contadini a pagare il prezzo più caro, come la storia delle monoculture e dei monopoli  ci insegna. E la recente vicenda dei prezzi della nocciola turca è un ammonimento per tutti.

Consiglierei anche la Confagricoltura di evitare toni da “crociata”, perché la possibilità alta è che si abbia quella situazione perversa in virtù della quale si ha “la privatizzazione dei profitti e la socializzazione dei danni”, e questa situazione inesorabilmente porterebbe alla lacerazione del tessuto sociale, alla rottura fra una parte dei produttori e i cittadini. E il danno sarebbe per tutta la comunità.

Da ultimo inviterei i cacciatori che in Umbria hanno una lunga tradizione, a fare una gita nelle nostre terre, dove l’unica attività venatoria rimasta è la caccia al cinghiale e dove negli sconfinati noccioleti vi è un silenzio tombale. In conclusione resta un quesito: si può discutere di coltivazioni del nocciolo, si può discutere con la grande industria che lavora nel mondo della nocciola?  Certo che si può,  ma la condizione prima è che si parta dalle considerazioni e dalle preoccupazioni della lettera della Rohrwacher e non dalla resa incondizionata del presidente della Confagricoltura . Soprattutto bisogna avere chiaro che esiste un’alternativa per il mondo agricolo e proprio in Italia vi sono esperienze e realtà di grande importanza. Esiste una moderna, produttiva e innovativa agricoltura che lascia la chimica al passato e fa della biodiversità la sua bussola, è la produzione agricola del futuro e già oggi i mercati dei paesi più avanzati si muovono in quella direzione. 

Famiano Crucianelli
Presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre