Al lavoro per il Parco della Civiltà Contadina del Monte Peglia

Valorizzare l'esistente per stimolare flusso turistico. Ma anche rivalutare e mettere a reddito un sito pubblico, nell'idea che i principali ritorni dell'investimento possano tradursi in occupazione, specialmente giovanile, su un patrimonio certo e rinnovabile. Ha per oggetto l'integrazione dimensionale e funzionale dell'attuale Parco dei Sette Frati – a cavallo tra il Comune di Orvieto e quello di San Venanzo – con l'insediamento di un museo vivo dedicato alla tradizione agricola del secolo scorso, il nascente Parco della Civiltà Contadina del Monte Peglia.
Al progetto lavora da almeno un paio d'anni l'omonima associazione intenzionata più che mai a recuperare e riqualificare spazi e strutture, già oggetto dell'intervento pubblico da circa 2 milioni di lire attuato dalla Regione Umbria attraverso la Comunità Montana negli anni '80, integrandole con ulteriore superficie demaniale fino a concorrere a circa 100 ettari di territorio. E poi restaurare un casale esistente a 752 metri sul livello del mare – l'ultima famiglia residente risale al 1957 – da destinare a fattoria didattica, insieme alle aree di seminativo e pascolo adiacenti.
"Le coltivazioni tradizionali di cereali e frutta antica, l'allevamento di animali domestici e la produzione di derivati da coltivazione ed allevamento – sostengono dall'associazione – oltre che rappresentare al visitatore scenari vivi di civiltà contadina, possono infatti dar luogo a commercializzazione e vendita in loco di prodotti tipici e biologici, attraverso l'allestimento di un'area mercato che non produrrebbe alterazioni all'ambiente esistente".
Quanto già disponibile, unitamente al progetto proposto, potrebbe dare avvio così ad un complesso di attività, tale da generare offerte di carattere turistico e didattico a livelli diversi di interesse, permettendo ulteriori iniziative specialmente in termini di ricettività, ristorazione, spettacoli e cultura. Non meno significativi il mantenimento, attualizzato, del valore naturalistico dell'area e l'indotto che potrebbe derivare ai Comuni limitrofi, coordinando e veicolando i flussi turistici.
Verso le peculiarità del territorio circostante, opportunamente messe a fattore comune secondo la logica delle Aree Interne. A garanzia di completezza, espressione della totale potenzialità e del dovere di capitalizzare l'investimento pubblico, evitando "possibili opportunistiche selezioni delle attività più remuneranti, con il rischio di sicuro fallimento del progetto", è richiesta la partecipazione attiva ed il controllo dell'intero processo gestionale, a cura del soggetto pubblico. Si tratterebbe, in sintesi, del primo parco tematico dedicato alla civiltà contadina.
Un sogno territoriale da circa 1,2 milioni di euro che tiene conto delle strutture già presenti e ipotizza per loro adattabilità e rifunzionalizzazione. Il sistema prevedrebbe la gestione attraverso la formula cooperativa e gli strumenti a cui attingere, al solito, sono soprattutto fondi europei, Aree Interne e Programma di Sviluppo Rurale. Lungo il suo iter, il progetto ne ha incontrato un altro – altrettanto ambizioso, ma non avverso – come la candidatura a Riserva Mondiale della Biodiversità Mab Unesco del Comprensorio del Peglia.

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