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Acque umbre contaminate dai pesticidi. Lo studio dell'Ispra

martedì 17 maggio 2016
Acque umbre contaminate dai pesticidi. Lo studio dell'Ispra

I dati contenuti nell’edizione 2016 del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque dell'Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale rivelano che il 95% delle acque superficiali dell’Umbria è inquinato. Di 20 punti di monitoraggio analizzati, 18 risultano contaminati da pesticidi. E nessuno conosce l’effetto che i vari principi attivi contenuti in erbicidi, fungicidi, insetticidi distribuiti sui nostri terreni agricoli può avere sulla salute umana.

"Più che in passato - affermano dalla Sezione Umbria dell'Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica - questa volta sono state trovate miscele di sostanze nelle acque, contenenti anche decine di componenti diversi. Ne sono state trovate fino a 48 in un singolo campione. La tossicità di una miscela è sempre più alta di quella dei singoli componenti. Si deve, pertanto, tenere conto che l’uomo e gli altri organismi sono spesso esposti a “cocktail” di sostanze chimiche, di cui a priori non si conosce la composizione. È necessario prendere atto di queste evidenze, confermate a livello mondiale, e del fatto che le metodologie utilizzate in fase di autorizzazione, che valutano le singole sostanze e non tengono conto degli effetti cumulativi, debbono essere analizzate criticamente al fine di migliorare la stima del rischio.

La contaminazione da pesticidi è un fenomeno complesso e difficile da prevedere, sia per il grande numero di sostanze impiegate in agricoltura convenzionale, sia per la molteplicità dei percorsi che possono seguire nell’ambiente. La persistenza di certe sostanze e l’aumento delle stesse, insieme a dinamiche idrologiche molto lente (specialmente nelle acque sotterranee) rende i fenomeni di contaminazione ambientale difficilmente reversibili.

L’agricoltura biologica ha un Regolamento europeo ed etico che i produttori decidono di applicare e rispettare nel momento in cui diventa il loro metodo di produzione. Non è contemplato l’uso di sostanze chimiche, i residui nel terreno sono minimi, la naturale fertilità del suolo è conservata così come sono salvaguardate biodiversità e complessità degli agroecosistemi, infine la capacità dei terreni di assorbire il 30% in più di CO2 perciò la quotidiana lotta ai cambiamenti climatici.

A tal proposito è doveroso sottolineare che dallo studio dell’Ispra emerge anche un dato positivo sulla riduzione dei chilogrammi di principi attivi per ettaro di Sau (Superficie agricola utilizzata) umbra che sono passati da 3,6 del 2001 a 2,1 del 2014. Per questo, oggi più che mai, è importante ribadire che il futuro dell’agricoltura è il biologico: fa bene alla salute dei consumatori, all'ambiente e agli agricoltori. Un’agricoltura più pulita e rispettosa del presente e del futuro".

Il rapporto dell’ISPRA è disponibile sul sito web http://www.isprambiente.gov.it/