Questo Piano d'Ambito sui Rifiuti "non s'ha da fare". Gli Amici della Terra di Orvieto contro le direttive della Regione
"Iniziare a cercare altri siti, in altri luoghi, perché le discariche servono e non si può pensare di portare i rifiuti della provincia di Perugia a Orvieto, non approvare il Piano d'ambito difforme dal Piano regionale dei rifiuti che prevede il recupero energetico attraverso due inceneritori." In sintesi sono queste le richieste principali che gli Amici della Terra di Orvieto hanno formalizzato alla Regione e spiegato lunedì 24 settembre nel corso di in una conferenza stampa.
"Non è possibile - afferma Monica Tommasi, referente dell'associazione - che per fattori di natura essenzialmente politico-amministrativa si continui a rinviare soluzioni adeguate per la gestione dei rifiuti con conseguente perdurare degli stati di crisi e con il pericolo di emergenze."
Secondo gli Amici della Terra questo Piano "andrebbe rifatto partendo da percentuali di conferimento di rifiuti in discarica non superiori al 10% del totale dei rifiuti prodotti. Considerando la produzione di rifiuti 130.000 tonnellate, la discarica durerebbe 60 anni. A questo punto - dice Tommasi - sì che si dovranno mettere in atto tutte le strategie per una gestione veramente efficiente, efficace ed economica. Questo dato non è inventato, perché andando a vedere le statistiche europee e le statistiche ISPRA del 2011 sulla situazione in Italia ci sono regioni che inviano in discarica percentuali bassissime di rifiuto."
Ma di cosa stiamo parlando? Il piano d'ambito è un'attuazione del piano regionale dei rifiuti sul territorio della provincia. Ai sensi dell'articolo 201 della legge 152/2006 l'ATI4 (Ambito Territoriale Integrato provincia di Terni) organizza il servizio e determina gli obiettivi da perseguire per garantirne la gestione secondo criteri di efficienza, di efficacia, di economicità e di trasparenza nel rispetto delle indicazioni del piano regionale dei rifiuti (PRGR); il piano d'ambito individua il programma degli interventi necessari, accompagnato da un piano finanziario e dal connesso modello gestionale e organizzativo.
Il piano d'ambito dell'ATI4 prevede in sintesi il raggiungimento della raccolta differenziata al 65% al 2015 (obiettivo che doveva essere raggiunto nel 2012 come previsto dalla legge 152/2006). Prevede di non utilizzare più l'inceneritore esistente di Terni per la gestione integrata dei rifiuti con decisione presa ad aprile 2012 dal Coordinamento d'Ambito e con in nuovi indirizzi dettati dagli organi di governo dell'ATI4. Lo stesso organo di governo dell'ATI4 dichiara che la soluzione sarà il solo smaltimento in discarica della componente secca residuale da selezione impiantistica.
"L'assenza di inceneritore - dicono gli Amici della Terra - ha fatto ipotizzare due opzioni: una è quella di conferire tutta la parte secca indifferenziata (circa 45.000 tonnellate annue) nel futuro impianto di trattamento termico della provincia di Perugia e in questo caso si ipotizza che l'opzione inceneritore si concretizzi; l'altra opzione è l'avvio a smaltimento nella discarica di Orvieto (opzione molto più concreta). Il Piano in realtà destina alla discarica di Orvieto i seguenti rifiuti urbani: la frazione secca, gli scarti della raccolta differenziata, i rifiuti ingombranti, la frazione organica stabilizzata, i rifiuti da spazzamento stradale (dopo il 2015 solo il 20%) e i rifiuti speciali. Inoltre il Piano regionale prevede ulteriori rifiuti speciali dalla regione per una quantità che può variare tra le 55.000 e i 75.000 tonnellate all'anno e un aiuto di mutuo soccorso inter Ati per 80.000 tonnellate al 2027. La discarica verrà ampliata e si avranno nuove volumetrie per oltre 800.000 metri cubi. Dal 2013 al 2027 il Piano d'ambito prevede dei fabbisogni di smaltimento in discarica pari a circa 1.200.000 tonnellate."
"Lo stesso piano - ci tiene a precisare Tommasi - riconosce però che i conti non tornano in quanto la discarica, con l'ampliamento autorizzato, avrà una capacità di circa 820.000 tonnellate. Inoltre la società di gestione SAO prevede ingressi in discarica pari a 823.000 tonnellate nel periodo 2011-2016. Per cui verrebbero a mancare, come sostiene lo stesso ATI , circa 444.000 tonnellate di capacità residua al 2027. Tale deficit secondo l'ATI si potrà contrarre escludendo i conferimenti di Rifiuti Speciali già previsti dal Piano Regionale dei Rifiuti. Ipotesi poco realistica.
Per il solo triennio 2013 e 2015 - continua Tommasi - il totale dei costi della gestione sono rispettivamente ogni anno pari a circa 38.000.000, 36.000.000 e 34.000.000 di euro. (Abitanti: 233.768. Costo per abitante: circa 160 euro). La discarica di Orvieto in questo piano d'ambito ha di fatto ha un ruolo centralissimo, in contrasto con il PRGR e con le politiche dell'Unione Europea che tende a ottenere alti livelli di riciclaggio e di recupero energetico per minimizzare il ricorso alla discarica, opzione meno desiderabile a causa degli impatti negativi che può avere sull'ambiente.
Al 2027 il Piano d'Ambito prevede che vada in discarica nei fatti il 35% dei rifiuti urbani prodotti, gli scarti della raccolta differenziata (per un valore che secondo dati Ispra può arrivare al 20%), i rifiuti speciali che sono previsti essere dal PRGR una quota consistente e realisticamente, data la situazione delle altre discariche umbre, potrebbero essere conferiti ad Orvieto, raggiungendo un valore di oltre 2 milioni di tonnellate. Per noi la discarica si esaurirà molto prima del 2027. Anche in base alle previsioni della società di gestione, la discarica dovrebbe esaurirsi nel 2016."
Il Piano serve a procrastinare la morte della discarica al 2027 con l'ipotesi poco realistica di escludere gli speciali e le emergenze che invece vengono previste nel Piano regionale dei rifiuti in quanto la discarica di Orvieto è considerata strategica. Da una parte, nel PRGR, le discariche devono essere residuali, dall'altra però questa di Orvieto dovrebbe ricevere i rifiuti del mutuo soccorso inter Ati e i rifiuti speciali della regione per una quota annua consistente. "Siamo consapevoli - affermano gli Amici della Terra - che una discarica serve ma queste per noi sono prospettive inaccettabili perché il Piano d'Ambito non prevede altra soluzione che la discarica delle Crete. Peraltro la situazione delle discariche in Umbria è critica".
Ma a che punto sta il Piano d'Ambito?
"Il Piano - dice Tommasi - attualmente si trova nella fase di VAS (Valutazione ambientale strategica), che è la procedura introdotta dalla Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 e ha l'obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali durante il procedimento di adozione e di approvazione di piani e programmi che possano avere effetti significativi sull'ambiente. Sua finalità è quello di perseguire obiettivi di salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell'ambiente, di protezione della salute umana e di utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali; obiettivi da raggiungere mediante decisioni ed azioni ispirate al principio di precauzione, in una prospettiva di sviluppo durevole e sostenibile. Altri obiettivi della VAS riguardano sia il miglioramento dell'informazione della gente sia la promozione della partecipazione pubblica nei processi di pianificazione-programmazione. Attualmente il Piano d'ambito si trova nella fase di avvio della consultazione pubblica, avvio dato dalla pubblicazione dell'avviso sul BUR della regione. In questo avviso sono riportati i luoghi per consultare il Piano d'Ambito.
Secondo noi - continua Tommasi - la procedura di VAS deve essere annullata perché sono stati disattesi i termini di legge in quanto è previsto che tutti i documenti di Piano vengano pubblicati sul sito web dell'ATI e questo non è avvenuto. Non sono stati pubblicati tutti gli allegati del Piano come le Linee Guida per il passaggio da TARSU a TIA, il Regolamento TIA, il Piano economico finanziario, la carta dei servizi ecc. Infine vorremmo denunciare in questa sede una cattiva pratica della Regione Umbria, che è quella di non pubblicare i progetti che vanno in VIA e in VAS, benché previsto dalla normativa vigente. Gli obiettivi di informazione e partecipazione del pubblico nelle questioni ambientali risultano nella pratica disattesi e non vengono garantiti, da parte della Regione Umbria, il diritto a una partecipazione informata dei cittadini ai processi decisionali relativi al futuro sviluppo del proprio territorio. Abbiamo fatto un'indagine andando a verificare in ogni regione italiana le modalità di informazione e partecipazione nelle procedure, in particolare della VIA (Valutazione d'Impatto Ambientale). Ne è emerso che la regione Umbria è tra le peggiori regioni italiane."