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Rifiuti. Invito di IDV a rispettare le direttive comunitarie: gli inceneritori sono un modello superato

giovedì 18 novembre 2010

La questione rifiuti torna ad essere nuovamente all'ordine del giorno. Il tema viene ampiamente affrontato in un documemto sottoscritto da Pier Paolo Mattioni, del coordinamento regionale dell'IdV Umbria: " ...per essere operativi- vi si legge- è necessario che vengano rapidamente e radicalmente riconsiderati i Piani e i progetti, all'esame o in istruttoria presso le varie sedi istituzionali, che non sono animati dal rispetto delle direttive comunitarie, ma semplicemente dalla conservazione delle rendite di posizione sul settore della gestione dei rifiuti. E' necessario che la filosofia contenuta nelle direttive comunitarie, che si fonda sul riciclo come chiave di volta di un sistema di gestione del ciclo sostenibile, sia condivisa da tutte le persone o organismi interessati al bene comune..."

Il documento chiama in causa le priorità come sono state indicate nelle direttive comunitarie e così elencate: "...prevenzione; preparazione per il riutilizzo; riciclaggio; recupero di altro tipo, in particolare recupero di energia; smaltimento."
"La domanda che viene spontanea - si chiede Mattioni- è come possa accadere che nel nostro Paese, e nella nostra Regione, quelle priorità sono assolutamente ribaltate."
"Oggi gli inceneritori nel mondo sono in fase di chiusura, le discariche pure. Solo da noi sembra che il tempo si sia fermato... Perdipiù- insiste- chi non vuole riconoscere la realtà o intende sviarla alla fine non può mancare di fare ricorso ai luoghi comuni più frusti: i vizi del consumismo e la cattiveria del genere umano, e la tutela dei posti di lavoro." E a tal proposito precisa: "Qui dobbiamo essere molto chiari. Le direttive che andiamo citando sussistono in quanto è immediatamente e concretamente praticabile il modello di riferimento che si basa sul riciclo, che si definisce spinto in quanto, oggi, può raggiungere facilmente, operativamente e in poco tempo, soglie minime dell'80%; gli esempi non mancano, basta andare a vedere e controllare di persona come stanno le cose dove si opera in questo modo, in Italia, vicino a noi. A questo riguardo possiamo ritenere che esista un interesse alla disinformazione o ad una colpevole mancanza di informazione utile alla conservazione di un sistema arretrato..."