ambiente
Biomasse: un invito a riflettere
mercoledì 19 marzo 2008
di Gianni Cardinali
Ho avuto occasione di leggere le LINEE GUIDA PER UN PIANO ENERGETICO COMUNALE che dovrà essere discusso in consiglio comunale giovedì 20 marzo.
Se si escludono tutta una serie di considerazioni a sostegno di iniziative per contribuire a fermare il riscaldamento globale, si tratta di una sorta di fotocopia di proposte fatte e rifatte nel passato con un obbiettivo primario: riproporre con più ambiguità il “termocombustore”del 1997 con un “impianto alimentato a biomasse”.
Diciamo una verità: oggi, per tracciare le linee guida di come si può fare la raccolta differenziata porta a porta, basta uno scolaretto che sappia fare una ricerca intelligente su internet; tanti di noi, nel lontano passato, prima con la PRO NATURA poi con il WWF, abbiamo tentato più volte, quando il Comune sembrava meno sguarnito di oggi; immaginare di contribuire al problema con qualche metro quadro di pannelli fotovoltaici sui tetti dell’impianto di compostaggio non occorre una mente fervida.
Elaborare, invece, una sorta di piano industriale che prevede nell’ “AMBITO DEL COMUNE DI ORVIETO” un “IMPIANTO ALIMENTATO A BIOMASSE” è veramente il prodotto di una mente fervida.
Se non ho capito male, si dovrebbe trattare di una sorta di scambio tra Comune e SAO-ACEA, nel senso che il Comune cederebbe alla SAO-ACEA quel che rimane delle sue proprietà legate alla discarica (che già non ha più!!), mentre la multiutility realizzerebbe un impianto per produrre energia elettrica da vendere all’ENEL come rinnovabile.
Non c’è dubbio: una grande “stufa” che bruciasse legname (biomassa vegetale) per vaporizzare acqua che facesse ruotare turbine per produrre elettricità, corrisponderebbe ad una centrale che funzionerebbe con combustibile rinnovabile con il valore del fotovoltaico (fotosintesi).
Il problema, sempre che l’obbiettivo fosse la biomassa vegetale, è che per far funzionare una “piccola” centrale da 10 megawatt, come quella ipotizzata, occorrerebbero 120.000 tonnellate per anno, il corrispondente di circa 800 ettari di pioppeta (ogni anno una nuova!!), quasi tutta la valle del Paglia.
L’altro problema è che, per le nostre leggi, per biomasse si intendono: “LE PARTI BIODEGRADABILI DEI PRODOTTI, RIFIUTI E RESIDUI PROVENIENTI DALL’AGRICOLTURA (COMPRENDENTI SOSTANZE VEGETALI ED ANIMALI) E DELLA SILVICOLTURA E DELLE INDUSTRIE CONNESSE, NONCHE’ LA PARTE BIODEGRADABILE DEI RIFIUTI INDUSTRIALI ED URBANI”.
A questa energia elettrica vanno i consistenti contributi dei CERTIFICATI VERDI e del CIP 6 (i soldi che dal ’92 paghiamo sulla bolletta dell’ENEL per le energie alternative).
Personalmente sono convinto che la SAO – ACEA propone la “centralina” per produrre chilowatt che lo Stato ripaga profumatamente con le nostre bollette.
Il famoso e decantato termovalorizzatore di Brescia, gioiello del genio speculativo nazionale, nel 2004 ha trattato 700.000 tonnellate di CDR (combustibile da rifiuti), per legge assimilabile alle biomasse (rileggere definizione!!), quindi con la possibilità di accedere ai soldi del CIP 6, guadagnando 69 milioni di euro provenienti dalle bollette ENEL di tutti noi.

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