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Il Monte Peglia va riqualificato. Cosa fare per rilanciare la zona secondo un gruppo di cittadini di Ospedaletto

domenica 18 giugno 2006
Il Monte Peglia torna, da qualche giorno, all'onore delle cronache. Dopo essere stato meta di considerevole turismo fino alla fine degli anni Ottanta, ora si trova ad essere frequentato solo da piccoli gruppi di turisti domenicali e affezionati, che lo frequentano con ostinata fedeltà anche se, come segnala un gruppo di cittadini di Ospedaletto, non vi trovano adeguato confort. Con una nota che ripoortiamo di seguito, in attesa dell'ecomuseo di cui si sta parlando da qualche tempo, il gruppo di Ospedaletto segnala cosa bisognerebbe fare per riqualificare, a breve e medio termine, la zona.
E’ noto a tutti che l’Umbria e’ una piccola regione con grandi tesori, dal punto di vista paesaggistico, culturale, enogastronomico. E’ importante dunque che alcune aree verdi attualmente in stato di abbandono vengano recuperate e valorizzate perché possano incrementare l’offerta del turismo ambientale e culturale e costituire così una risorsa in più per l’Umbria stessa e per l’Italia intera. Uno di questi tesori si trova nel comune di San Venanzo, in provincia di Terni, e si chiama Monte Peglia. Denominato “la montagna orvietana” per la sua vicinanza alla città d’arte, con il suo manto di pinete e di boschi ha sempre offerto uno spettacolare panorama, aria pulita e tanta pace, tanto da essere stato un’importante meta turistica fino alla fine degli anni Ottanta. Ora non più. Solo piccoli gruppi di turisti affezionati, seppur domenicali, frequentano d’estate queste pinete. Sollecitati da alcuni di loro, lo scorso anno abbiamo chiesto espressamente agli amministratori locali pochi servizi minimi di cui da sempre avevano sommessamente lamentato la mancanza. Ma tutto è rimasto come prima. Né panchine né tavoli, né fontanella né un wc ecologico tra Poggio Spaccato ed Ospedaletto. Gli “ostinati”avventori, soprattutto anziani e disabili, continuano a portarsi da casa tutto quello che gli occorre e si avventurano tra gli alberi per soddisfare le proprie esigenze fisiologiche. Anche noi,ostinati come loro, vogliamo ancora sottolineare cosa, a nostro parere, si dovrebbe fare, oltre ai già citati servizi essenziali: 1.Realizzare uno o più percorsi – natura per le passeggiate e l’attività sportiva: non dovrebbe essere difficile né troppo costoso, visto che ovunque se ne vedono anche in modesti giardini pubblici. 2.Abbattere i ruderi dell’ex colonia elioterapica, ben visibili per chi transita per la strada statale 317. 3.Prendere provvedimenti per il vecchio albergo (ex Cingolani per chi ne ha memoria) il cui tetto sta per crollare. 4.Segnalare la breccia ossifera scoperta nei primi anni cinquanta, considerata dai paleontologi una delle più antiche testimonianze della presenza dell’uomo in Italia. 5.Valorizzare il sito archeologico del Poggio delle Civitelle, abbandonato da due anni. 6.Occuparsi della manutenzione dei percorsi da trekking già realizzati dalla comunità montana. Noi ci siamo avventurati in quello dell’Elmo e abbiamo rischiato di perderci perché la segnaletica non era visibile (ma può darsi che nel frattempo le cose siano cambiate, allora scusateci…) 7.Segnalare, all’entrata del Parco dei Sette Frati, i giorni e gli orari di apertura del ristorante e del centro di documentazione (al limite un numero di telefono, per prendere un appuntamento…) 8.Ripristinare il mezzo pubblico che collega Marsciano ad Orvieto, da anni attivo solo nei giorni di scuola. 9.Restaurare, sulla vetta, la croce con annessa cappella ora senza tetto, realizzata nei primi del Novecento, ai tempi del rimboschimento con pino nero d’Austria, come recita un’iscrizione interna. 10.Dare un taglio al taglio del bosco. Temiamo che l’unica selva a restare sul monte sia quella delle antenne. Ci teniamo a ribadire quanto detto, soprattutto perché si sta diffondendo un ampia letteratura sull’ecomuseo. Conservare, restaurare e valorizzare il patrimonio ambientale esistente non sono forse obiettivi di un ecomuseo? “I percorsi dell’ ecomuseo sono come arterie che distribuiscono sangue comune alle singole parti del territorio e a tutta la sua comunità…..il territorio, mantenendo e valorizzando il suo “genius loci”, acquista identità e visibilità per i residenti e per un futuro “sviluppo turistico”, abbiamo letto da qualche parte e questo ci piace. Bisogna crederci veramente, però. Il presidente della Comunità Montana Giorgio Posti aveva dichiarato, sulla rivista mensile di Todi “Tam Tam” del novembre2005, che a Febbraio 2006 sarebbero partiti i lavori di valorizzazione turistica delle pinete con la realizzazione di un belvedere nella zona dell’ex colonia e altre piccole dotazioni ad Ospedaletto. Aveva anche promesso di indire un’assemblea pubblica sulla situazione del Peglia. Attendiamo fiduciosi, abbarbicati ai nostri amati ottocento metri sul livello del mare. Un gruppo di cittadini di Ospedaletto