"Andare a Foligno spensieratamente!". Lo dice Zenga (E.B.)

La lunga riunione conviviale, iniziata a settembre, si è conclusa domenica scorsa. Per i partecipanti più bravi è prevista un’insalata per merenda che – a giudizio di Enrico Broccatelli (Zenga) – “servirà soltanto a sgrassare i denti e conservare così un alito più buono”. E’ lui, il biancorosso che di più non si può essere per aver indossato la prima maglia bicolore quando, il padre Ennio, oggi novantenne, lo portava sul vecchio campo in Via Roma a prendere confidenza con il pallone.
Portiere e tifoso dell’Inter ( da qui il soprannome), poi allenatore delle giovanili dell’Orvietana e di numerose squadre, anche extraregionali, categoria dilettanti, scouting di buon rilievo in club professionistici, è stato, proprio in quel ruolo che la sua strada abbia incrociato quella di Antonio Rizzolo. Il resto è storia recente. Tornando alla “merenda”, sia con l’insalata, sia più ricca, più gustosa o immangiabile, farà poca differenza. Quanto di buono, fatto dall’Orvietana 2024-25, resterà nella storia:
“Verissimo! E fa piacere ricordare i propositi che c’animavano all’inizio con i play off mai neanche nominati essendo tutto indirizzato a ottenere una salvezza onorevole, meno sofferta degli anni precedenti. Comunque, arrivati dove non speravamo, rimaniamo a tavola e aspettiamo la merenda”.
Indugiando sulla metafora, se il convivio è andato oltre la più rosea previsione sarà dovuto anche alla buona qualità dei componenti. Quando, avete iniziato, tu e Antonio, a rendervi conto di lavorare un materiale migliore del previsto:
“Degli obiettivi di partenza hai già detto. Sono persuaso, tutto abbia avuto inizio con il lavoro di preparazione della squadra. Non riferito a quello fisica dopo il raduno, piuttosto ai contenuti delle numerose riunioni in Società, presenti i direttori, generale e sportivo, sempre connessi con il Presidente, alle quali, ciascuno portava il contributo derivato dalle specifiche competenze per dare gambe al progetto che era stato ipotizzato, a iniziare da Rizzolo cui spettava la prima e l’ultima parola. Il risultato è quanto avete visto. Seduta dopo seduta andavamo a scoprire aspetti sempre più interessanti riguardo la personalità, motivazioni e competenze dei giocatori, non ultima la loro fame di imporsi in un mondo che, ad alcuni aveva già riservato qualche delusione. Antonio e di riflesso Giulio, Andrea, io stesso, il direttore Severino, la Società sempre nostra alleata, abbiamo cercato di trasmettere ciò in cui crediamo fermamente. Sarebbe a dire che Orvieto era la piazza giusta per riprendere o iniziare a salire più in alto. Ha funzionato. Sette vittorie nell’ultima parte del campionato, di regola la più difficile e infuocata, costituiscono una conferma”.
Nel vostro metodo di lavoro c’è autorevolezza, autorità o che cosa?
“Nell’una e nell’altra. Non si è avuto mai bisogno di alzare i toni perché tutto veniva naturale. Chiaramente, non eravamo in seminario e qualche momento di tensione c’è stato. Antonio, forte delle esperienze maturate in carriera, anche in certe situazioni s’è dimostrato molto bravo nel ricomporre la normalità. Lo stesso ha fatto lo staff, sempre coeso e disponibile. D’altra parte, a differenza di quanto accadeva una volta, il lavoro di gruppo è imprescindibile. Nel calcio, come in altre discipline, la cura dei dettagli è primaria e l’uomo solo al comando non funziona più”
Quanto ti senti arricchito da questa esperienza?
“Molto. Forse, è fatica crederlo, ma le difficoltà incontrate e superate l’anno scorso sono state un buon insegnamento. Quest’anno, di fronte a certi eventi, avevamo già la soluzione. Penso che, sia stato lo stesso anche per Antonio. In pratica, abbiamo dovuto soltanto affinare il modo di lavorare”.
Vediamo di trovare qualche difetto, ove esista. Chi è il più "fumino"?
"Fra i più giovani nessuno. Anzi, li solleciterei un po’, in tal senso. Esempio, se non giocano mai o quasi, sarebbe bene chiedessero spiegazioni. Lo vedrei come segnale di maturità. I più grandi, per lo stesso motivo, s’incavolano, si fanno sentire e lo fanno vedere. Però, anche in questo senso, riescono a stare nei limiti della correttezza”.
Ce lo fai il nome/i di chi ritieni aver fatto i maggiori progressi?
"Beh, adesso chiedi troppo. Dico, invece, che i progressi sono stati esponenziali e riguardano un po’ tutti”.
Dovendo scegliere un verbo tra: smantellare, mantenere, ristrutturare, completare, consolidare, quale suggeriresti al direttore sportivo e al Presidente?
“Scelgo mantenere, senza ombra di dubbio. Non sarà facile e dovremo essere bravi perché sono già troppe le sirene pronte ad attirare le attenzioni di alcuni dei nostri”.
Conosci bene l’arte del ca……o. Nello spogliatoio lo porti un po’ di buonumore?
"Lo sai, una battuta la tengo sempre pronta. Però, nel ruolo di adesso riesco a limitarmi, a meno che non serva a riportare il buonumore".
Concludo facendo il cattivo. Avrai mica esagerato con le giornate di squalifica?
"Sì. Ho faticato a capire come, tendenzialmente, gli arbitri della serie D abbiano una diversa concezione su cosa sia punibile rispetto ai colleghi dei campionati regionali. Nella quarta serie sono giudicati gravi i gesti; nei regionali pesano di più le parole. Adesso ho compreso e sono diventato buono”.
Bene. Ci vediamo a Foligno. Sei pronto?
“Prontissimo. Importante andare spensieratamente. Lo abbiamo già fatto nelle ultime di campionato e i risultati c’hanno pagato. Insistiamo”.

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