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Mattia Alagia, psicologo trequartista

mercoledì 25 gennaio 2023
di Roberto Pace

Adesso, con lo psicologo in campo, le cose vanno decisamente meglio. Solo una battuta? Forse, ma sta di fatto che, nell’Orvietana di Fiorucci lo psicologo c’è per davvero e si chiama Mattia Alagia. Venticinque anni, la prima gioventù trascorsa nella natia Sansepolcro, il seguito in giro per l’Italia spaziando, dal Tirreno al Piemonte fino all’Adriatico, correndo dietro ad un pallone e dedicando il tempo libero allo studio, seconda passione, prima della musica rock.

Il suo segno zodiacale, Vergine, lo pone in condizione di non poter prescindere da: serietà, organizzazione, ordine, precisione, cura dei dettagli. Sarà, anche per questo, che riesce a interpretare il ruolo di trequartista con buona cognizione di causa.

A diciassette anni il Sansepolcro lo fa esordire in Serie D, tappa inaugurale del tour che lo porterà a vestire i colori di Viareggio, Gavorrano, Bra, Tuttocuoio, Sangimignano, Tiferno Lerchi, Vastogirardi, Tolentino. Costantemente fra i giocatori più utilizzati e maturato sul piano tecnico ha perso qualcosa in fase realizzativa. Chissà se, da psicologo, non abbia deciso di mettersi a disposizione degli altri.

Scherzi a parte, al ruolo di giocatore abituato a muoversi "nella terra di mezzo", cui sono affidate le sorti creative di una squadra, deputato a far transitare la manovra da una fase preparatoria a una di finalizzazione, Mattia c’è arrivato dopo aver ricoperto tutti i ruoli dalla metà campo in su, più una stagione da terzino:

"E’ un ruolo complicato, senza compiti precisi nel quale, però, devi fare un po’ tutto. Magari, essere anche bravo a leggere la partita per porsi nella condizione di sostenere i compagni nella giusta maniera".

In pratica, devi fare da collante tra quelli alle tue spalle e gli altri davanti. Con questi ultimi, serve essere in sintonia anche oltre le disposizioni dell’allenatore. "Nell’Orvietana attuale non credo, in quanto, con Tomassini e Mignani mi trovo molto bene. Non so di chi siano i meriti, spero, però, che tale situazione duri a lungo".

A Orvieto è arrivato da Tolentino, dopo aver trascorso circa un anno e mezzo fra le Marche e il Molise (Vastogirardi). Oltre all’Orvietana, ne saranno felici i genitori, abituati a seguirlo la domenica, quindi facilitati per raggiungere le sedi di gara. Stessa categoria, scenari un pochino diversi.

"Stare nelle Marche e nel Molise non mi dispiaceva. Tanto pubblico, altrettanto calore, forse, un minore equilibrio fra le squadre. Tornando qui ho ritrovato situazioni che già conoscevo. I valori sono più bilanciati e ogni partita fa storia a sé. Si può vincere o perdere con qualunque avversario".

Con la Laurea triennale già in bacheca, Mattia sta lavorando sulla tesi per quella Magistrale. Risulta persona garbata, ha lo sguardo intelligente di chi sa ciò che vuole e ha cognizione di come ottenerlo. Chi, di calcio, ne sa più di noi, gli ha già attribuito qualità che ne accrescono il livello. Lui, che ha già vinto un campionato con il Gavorrano e contribuito alla salvezza del Vastogirardi, spera di arrivare in un club professionista.

Lo afferma senza spocchia, così come dice di tenere moltissimo acché l’Orvietana raggiunga la salvezza: "L’ambiente è gradevole, ottimo per integrarsi. Stiamo facendo bene, sappiamo che sarà difficile, ma crediamo nel lavoro e nelle possibilità di migliorarci e fare ancora meglio". L’ultimo messaggio è per le ragazze orvietane. "Il mio cuore è senza squadra. Sono sul mercato".

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