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Edoardo Proietti, centrocampista e...molto altro

venerdì 5 novembre 2021
di Roberto Pace

Comunque vadano le cose, che vinca o meno il campionato, all’Orvietana 2021/22 sarà attribuito un grosso merito. Quello di aver sfornato, al termine della stagione della stagione, un numero di laureati che non s’era mai visto. Tutti o quasi in Scienze Motorie ma tutti ragazzi che sono riusciti ad abbinare, bene, lo sport con il pallone. Primo, a tagliare il traguardo, potrebbe essere Edoardo Proietti. Quasi ventiquattrenne, discuterà la tesi il prossimo sette dicembre. Ha una buona media, viaggia sopra i ventisette e considera questo traguardo un buon passaggio. Non ha intenzione di fermarsi e, dal prossimo anno accademico andrà per gli altri anni della specializzazione. Viene da San Liberato di Narni e l’essere abbastanza Narnese lo gratifica.

Sottolinea, quasi sempre “San Liberato a pochissimi chilometri da Narni”. Perché nella patria del Gattamelata si è formato calcisticamente: “Ho iniziato con il GS Elettrocarbonium, dove ebbi subito un bell’ impatto con il pallone. I primi campionati veri, quelli del Settore Giovanile, li ho vissuti al Campitello, Società nella quale sono stato diversi anni”. A Campitello ha preparato la scalata alla Rocca di Narni, per poi trattenersi quattro stagioni al San Girolamo. “ Sono stati anni stupendi, di cui conservo un ottimo ricordo. Mi son trovato bene in tutto e preso belle soddisfazioni”. Fare Proietti di cognome lo ha, pure, agevolato perché i tifosi rossoblù non hanno mai dimenticato il suo papà, Luciano, giocatore, capitano e in seguito allenatore della Narnese. Padre, abbastanza compìto, quando sedeva in panchina, quanto preciso e puntuale nel rivolgere qualche appunto a Edoardo, la sera dopo le partite: “Papà andava sempre a cercare il classico pelo nell’uovo. Non lo biasimo, anzi, lo ringrazio per gli insegnamenti di cui ho sempre cercato tenere in conto”.

Ha una sorella maggiore che ha regalato alla famiglia Proietti il primo nipotino. Fatto che ha distolto, almeno per adesso, le attenzioni di Luciano, tutte rivolte, come naturale, al nuovo arrivato. Senza impedirgli, ad ogni modo, di seguire le partite di Edoardo. Non da solo ma accompagnato dalla fidanzata del centrocampista biancorosso: “Con lei la storia è lunga e sempre importante”. Chissà se abbia sposato la causa strada facendo o la passione per il calcio facesse già parte del suo bagaglio: “ Confermo la prima ipotesi – afferma sorridendo”. A Orvieto dice di trovarsi benissimo: “ Fin da bambino sentivo parlare di questa Società, ho giocato diverse partite contro nelle giovanili e, venendo in trasferta a Orvieto, avevo già avuto modo di apprezzare una buona organizzazione. Debbo dire che non mi ero sbagliato. Funziona tutto e il gruppo che si è formato è quanto di meglio un giocatore possa aspirare”.

A differenza di altri, nella breve ma intensa carriera non è mai andato oltre il centrocampo. Almeno fino a quando, per esigenze improrogabili, Ciccone non l’ha inventato centrale difensivo: “Non ci avrei mai pensato. Avevo qualche timore, subito svanito, quando ho capito di potermi difendere nel nuovo ruolo. Ed è stata un’esperienza bellissima”. L’osservarlo dall’esterno conferma la sua sensazione:” Penso che parecchio sia dovuto al clima che accomuna un po’ tutti. Lottiamo per lo stesso obiettivo, cercando di dare sempre il massimo. Forse, nelle ultime partite, siamo stati un po’ meno brillanti, ma era fisiologico. Adesso, dopo la sconfitta che, prima o poi, doveva arrivare, siamo pronti a ripartire con la solita mentalità. E non parlo solo per me, con la certezza d’interpretare il pensiero di tutti i miei compagni”. Tifa Inter e, nella macchina che divide con altri tre compagni, Flavioni, Guazzaroni, Di Patrizi si respira aria di derby. A bocce ferme il risultato è sulla parità: due a due.

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