Nicola Tavolacci (Mezzojuso): "Un giorno scopri la bici e..."

Per prima cosa chiediamo se, di fronte a noi, c’è l’Ing. Nicola Tavolacci o, l’appassionato praticante di Trial, Nicola Mezzojuso. Che è, poi, il paesino della Sicilia, sulle colline di Palermo, da dove si trasferì nella nostra città nei primi anni del terzo millennio. Il soprannome è opera degli amici, tanti, fatti a Orvieto dai giorni della sua venuta. Paolo Cotigni, il conquistatore dell’Himalaya, rimproverato, amabilmente, il rimandare gli allenamenti di Trial, è uno di questi. Non dimentica Emiliano Santoni, Mario Massini Rosati, Federico Prosperini, Carlo Radicchi, eccellenze orvietane nella disciplina. Paolo parla così bene dei modi e della passione dell’Ing., che è un professionista, molto apprezzato, della Ceprini Costruzioni, l’Azienda per la quale lavora, che, incontrarlo, suscita una certa curiosità.
Fisico asciutto è completamente diverso dal giovane laureato, soggiornante alla Locanda Picchio, nel primo periodo. Pesava 106 Kg., confessa senza alcuna difficoltà e non avevo mai praticato sport, almeno con una certa continuità. La bici, però, già esercitava, in lui, una forte attrazione. Ritrovarsi assieme a gente con identica predilezione, provocò la scintilla decisiva. All’inizio fu molto dura, non lo nasconde, ma la tenacia prevalse sulla fatica, facendogli, piano piano, recuperare posizioni. Non gli bastò rimanere nel gruppo e andò alla ricerca di qualcosa più forte. Perché, racconta, andare sulla bici significa salute, buona alimentazione, apprezzare la natura e tutto ciò che propone la nostra bella Italia, fonte inesauribile di stupende sorprese. La sua vita da single non durò tanto, per l’arrivo della consorte, pure lei Ing. e dalla stupenda Sicilia. La moglie giusta, che non ha mai ostacolato la sua voglia delle due ruote, neppure dopo l’arrivo dei due figli, maschi, che hanno, oggi, quattordici e tredici anni, introdotti, da qualche tempo, in diverse discipline sportive.
Dalle prime escursioni, quasi turistiche, l’Ing. passò a qualche gara amatoriale con le MTB, ancora qualcosa per dare senso compiuto allo sport che continuava ad affascinarlo. Scopre il Trial, branca del ciclismo che pretende resistenza. In Italia è in voga da una decina d’anni, può dirsi, tranquillamente, che non è per tutti. Le gare non sono a carattere competitivo. Si vince tutti, dal primo all’ultimo basterà tagliare il traguardo. Che, però, non è mai tanto vicino. La lunghezza del tracciato, per quello amatoriale praticato da Nicola, si aggira attorno ai 250/300 Km. Non c’è limite di tempo, per cui ognuno imposta la gara come meglio crede. I concorrenti portano con loro un minimo di mezzi per la sussistenza. Sono forniti di GPS, grazie al quale seguono il percorso con piccoli navigatori, avendo l’unico obbligo, quello di tornare sul percorso ufficiale se finiti fuori rotta. Il partecipante si costruisce la tabella di marcia, prevedendo soste per la notte. Non si va su strade normali. I percorsi sono preparati per strade secondarie, normalmente bianche. Porta, quale esempio, pezzzo da Orvieto a Narni, in occasione del Umbria Trial dello scorso anno. Dai Poggi di Baschi e quant’altro raggiunsero la città del Gattamelata, percorrendo sentieri, per una quindicina di Km. in meno rispetto al tragitto automobilistico normale. Il mezzo di trasporto, bici, ha la sua importanza. Perché - spiega Nicola – deve connubiare, al tempo stesso, resistenza, leggerezza e maneggevolezza. A suo parere, la migliore rimane la MTB, anche se, oggi, i più si orientano verso altri tipi.
Preparando una, che, per comodità, continueremo a chiamare gara, ciascun partecipante sceglie la sede di tappa, compatibile con la propria tabella. “E’ il momento del buongustaio – afferma Nicola – ogni regione, comune o paese hanno i loro locali caratteristici, dove è possibile trovare cibi buoni, genuini, ben cucinati”. Qui viene fuori il ciclista salutista: “L’alimentazione, specie quando si voglia portare a termine percorsi impegnativi – è troppo importante. Lo è, anche, se si va per un allenamento. Ci si abitua a mangiare sano e ne guadagna la salute”. Chiedo se, in gara, sia preferibile formare gruppetti o procedere da soli: “Non esiste una regola – risponde. In gruppo c’è modo di scambiare qualche parola. Da solo, hai più modo di apprezzare la natura. I boschi, le piante, i campi coltivati aiutano a farti apprezzare quanto siano importanti comportamenti più civili. E c’è anche un altro aspetto interessante. Si pensa molto, al lavoro, la famiglia, i problemi quotidiani, riuscendo a valutarli in un’ottica diversa e trovi, spesso, soluzioni”. Praticando il Trial, ha conosciuto località e paesaggi indimenticabili. Tra gli altri, La Sicilia, con l’itinerario permanente, Sicily Divide, da Trapani a Catania, a temperature abbondantemente superiori ai 40°, la Slovenia tutta da vedere, prossimamente andrà alla scoperta delle Marche: “Tanti posti, fino ad ora, li avevo visti passando velocemente in macchina. Le Marche sono uno di questi e non vedo l’ora di approfondirne la conoscenza”.

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