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Cresce la voglia di Padel. Parola del Maestro Fabio Coppola

mercoledì 4 agosto 2021
di Roberto Pace

"Mi chiedi il perché dello straordinario successo del Padel? La risposta è semplice: maledettamente divertente!”. Si esprime così Fabio Coppola, orvietano, maestro di Padel, operativo su tanti campi, fra cui quelli di Orvieto e comprensorio. Appassionato della prima ora, ha deciso di qualificarsi l’anno scorso, sollecitato dal suo maestro viterbese che veniva a Orvieto per svolgere lezioni. La disciplina che somiglia da lontano al tennis o allo squash ma che, in realtà, ha tutta una sua filosofia, nasce in Messico alla fine degli anni ’60. Merito di Enrique Corcuera, il quale, nella propria fattoria, non avendo uno spazio sufficiente per costruire un campo da tennis, decise per un adattamento alle dimensioni del suo terreno.

Inevitabile l’adeguamento alle regole del gioco e repentino il successo del primo Padel che oltrepassò presto i confini nazionali. La Spagna fu la prima nazione europea soggetta alla passione per un tipo di sport nuovo, in Italia i primi impulsi arrivarono nel 1991, targati Emilia e Romagna. Oggi, il Padel è di moda anche nei piccoli centri, la sua fama è in aumento progressivo, favorita anche dalla pandemia.

“Proprio così – spiega Fabio. E’ stata tra le pochissime discipline solo sfiorate dal Lockdown e ciò ne ha favorita la propagazione a macchia d’olio. Ma non è solo questo. Lo dico anche andando contro i miei interessi, giocare a Padel è molto semplice. La facilità con la quale persone di ogni età riescano a gestire una partita ha finito per incoraggiare anche i più ritrosi. C’è chi lo paragona al tennis ma ritengo non sia corretto.

Nello sport di Sonego e Berrettini il primo problema è di riuscire a mandare la palletta oltre la rete, nell’altra metà del campo. Il che presuppone un minimo di attitudine. Nel Padel, con le vetrate e regole più semplici ciò non accade e quelli che iniziano difficilmente mollano. Certo, esiste una tecnica più raffinata e per coloro che si specializzano cresce il divertimento”. Una volta, Peppino Carnevali, grande sportivo e maestro di tennis, mi disse di considerare il gioco con la racchetta fra i più semplici e divertenti perché bastavano un amico, un campo e le pallette per trascorrere ore di vero e saltare divertimento.

Da quanto tu affermi, con il Padel va anche meglio: “Tra le differenze, quella più naturale è data dal numero di giocatori. Nel nostro sport si gioca in quattro, nel tennis va bene anche il singolo”. Lo hai già fatto capire, ma voglio chiederti sul target del Padel: “E’ un prodotto fruibile da tutti, giovani e meno giovani, uomini e donne. Provare per credere”. C’è il rischio che le attuali strutture non reggano l’affluenza: “Per adesso non vedo il problema. Ad ogni modo, vedrai come, da qui a poco, sorgano altre strutture”.

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