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L'Orvietana compie 110 anni, nel ricordo di chi c'era e nella speranza del futuro

domenica 10 maggio 2020
di Paolo Lanzi
L'Orvietana compie 110 anni, nel ricordo di chi c'era e nella speranza del futuro

Scrivere di sport e soprattutto di calcio, in questo momento sembra un po’ fuori luogo, nei tg, nei giornali nelle notizie che ci rimbalzano giornalmente, cerchiamo conforto, cerchiamo i dati in decrescita di questo orrore che ci sta sconvolgendo la vita, ma la vita deve continuare anche negli  argomenti piacevoli, anzi oggi, soprattutto, dobbiamo cercare di alleggerire la nostra esistenza con libri, film, articoli di giornale che si leggono e si vedono al modo di bere un bicchiere d’ acqua, mettendo la nostra mente in serenità.

In questo anno l’Orvietana calcio compie cento dieci anni, nel suo centenario fu scritto il libro del centenario.

Il libro fu costruito con due copertine, la copertina di apertura con la foto di un vecchio pallone da calcio, la foto di un leggendario pallone da calcio con la sua cucitura, la copertina di chiusura con il nuovo pallone della lega nazionale dilettanti.

Questo abbinamento doveva legare la storia passata con quella presente, il pallone nella sua doppia veste doveva dare questo significato.

Questo libro doveva rappresentare e narrare la storia centenaria della società sportiva della cittadina di Orvieto.

Il libro fu studiato piccolo maneggevole e di facile lettura, fu pensato così, per dare a tutti la possibilità di portarselo dietro e leggerlo anche sulla panchina dei giardini pubblici.

Poi si fecero degli errori, foto troppo piccole, nessuna raccolta fotografica come supporto, alcune persone che avevano fatto parte della società non furono menzionate.

Nell’insieme però venne fuori un buon prodotto, grazie soprattutto alle persone che ci lavorarono.

Gabriele Martelloni lo scrisse, ottima scelta oggi fa il giornalista per la Rai.

Quinto Polegri, una mente storica, foto, aneddoti, avvenimenti, aveva con lui un archivio da costruirci una enciclopedia, oggi Quinto non c’è più, ma ha lasciato una impronta indelebile in questa società che ha amato e con la stessa intensità l’ha contestata, con il suo perfezionismo imperfetto.

Vittorio Michelangeli, forse il più importante dirigente che questa società abbia mai avuto, il salvatore della patria, il presente quando non esistevano presenze, il mediatore quando i problemi erano più grandi dei successi, anche Vittorio ci ha lasciati qualche mese fa, penso che sia giusto ricordarlo non per quello che ha fatto per l’Orvietana Calcio, ma per quello che ha fatto per lo sport ad Orvieto, non può essere ricordato solo intestandogli un semplice torneo di calcio.

Quando fu progettato il libro per il centenario il budget era bassissimo, e con le poche risorse potevamo, forse, fare un opuscolo; Clelia Pietrangeli, consigliere dalla Fondazione Cassa di Risparmio, fu bravissima, fece capire alla Fondazione, che il libro non era a pro dello sport ma a pro della storia e della cultura Orvietana, l’ente ci venne in soccorso, riuscimmo così, a trovare la tipografia per l’impaginazione e un editore  per la stampa.

Fu una esperienza importante per tutti noi, una esperienza che ci coinvolse, nessuno si lamentò del tempo dedicatogli, sapevamo che lasciavamo un ricordo importante e sapevamo l’onore che stavamo avendo essere partecipi di questo documento.

Da quella presentazione sono passati dieci anni, sono volati via come un battito di ali, il tempo si è preso delle figure di spicco, voglio ricordare anche il presidente Carloni, oltre a Quinto e Vittorio già menzionati, l’Orvietana ha avuto degli alti e bassi, oggi veleggia nella categoria che gli compete, ha tanti ragazzi nel suo settore giovanile, elemento questo settore giovanile sempre nell’occhio del ciclone, ma sempre importante per le categorie che fa e per i ragazzi che tira fuori buttandoli nel sistema calcio.

In questi dieci anni non sempre si sono avvicinati, a questa società, persone schiette, anzi molte volte certi elementi si sono serviti di questa società, ma Roberto Biagioli è stato bravo ha mantenuto la sua linea, quella della regola che: le persone passano e la società rimane, perché questa società, questa istituzione, questa forza, questa storia sportiva non è delle persone ma di Orvieto.

Oggi, non possiamo non dirlo, dobbiamo festeggiare i centodieci anni con dolore, siamo attraversati da un maledetto incubo che ci ha allontanato il piacere di stare tutti insieme al Muzi e tifare Orvietana la nostra Orvietana, vedere, contestare, ridere, perché la nostra squadra del cuore è anche il mezzo per farci stare insieme.

Auguri per i tuoi anni, solo chi ti apprezza sa quanto sei importante per Orvieto.

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