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Cecilia Sala ospite a "I Pirati della Bellezza": "Durante il rapimento in Iran mi chiedevo quanto avrei retto prima di impazzire"

giovedì 23 ottobre 2025

Un auditorium gremito ha accolto con un lungo applauso la giornalista e inviata Cecilia Sala, protagonista del quinto appuntamento del Festival "I Pirati della Bellezza", ospitato presso la Fondazione Carivit a Valle Faul. In dialogo con Patrizia Prosperi e Carlo Galeotti, Sala ha ripercorso la sua carriera e le sue esperienze più difficili sui fronti di guerra, dall’Ucraina al Medio Oriente, fino al racconto del suo recente rapimento in Iran.

"È stato sempre il mio sogno fare l’inviata di guerra – ha spiegato – non mi interessavano i retroscena politici, ma i luoghi in cui la storia si scrive davvero, sul campo”. A soli trent’anni, la giornalista ha raccontato come il suo lavoro cerchi di “dare voce alle persone”, perché “la guerra non può ridursi a numeri o conteggi di vittime: sono le storie umane a tenerci empatici e vigili".

Durante l’incontro, Sala ha ricordato alcuni dei suoi reportage più toccanti, come quello del 2022 in Ucraina, dove aiutò una famiglia a ritrovare un parente creduto morto: "La storia di Vladimir, un novantenne che aveva combattuto contro il nazismo, smentiva la propaganda. Le storie servono a questo: a restituire verità e umanità". Rientrata da pochi giorni da Israele, ha tracciato un quadro lucido della situazione in Medio Oriente: "Oggi i giovani israeliani e palestinesi non si incontrano più. Non conoscersi aiuta a disumanizzarsi. La memoria dell’Olocausto è ormai più nostra che loro".

Riguardo alla tregua mediata dagli Stati Uniti, la giornalista Sala ha definito l’accordo “un primo, importante successo”, pur riconoscendo che “la seconda fase sarà molto più complessa". E sull’Onu: "Parla, stabilisce, giudica, ma non opera. Trump e Netanyahu non lo tengono in considerazione". Il momento più intenso è arrivato con il racconto del rapimento a Teheran, avvenuto dieci mesi fa. "Mi hanno incappucciata e portata via. Ero in isolamento, senza occhiali, senza sapere dove fossi. Mi chiedevo quanto avrei retto prima di impazzire o di tornare diversa". 

La giornalista ha ringraziato il governo italiano per la rapidità con cui è stata liberata: "Sono stata fortunata, perché si sono mossi in modo impeccabile. Non tutti hanno avuto la mia stessa sorte". Infine, un pensiero commosso per una collega francese ancora detenuta: "Si chiama Cecile, come me. È in prigione da tre anni. Spero che anche lei possa tornare presto a casa”. L’incontro si è chiuso con la consegna del tradizionale Pinocchio disegnato da Chiara Narduzzi  e degli omaggi con lunghi applausi del pubblico.

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