sociale

Il Dio fragile di Gaza

domenica 10 agosto 2025
di Angelo Palmieri

Ci sono istanti in cui l’urlo non è più chiedere "Dov’è Dio?", ma domandare con tremore "Dov’è l’uomo?". A Gaza, tra polvere pirica e lamenti, tra i corpi consegnati alla terra e i corridoi d’ospedale trasformati in trincee, sembra che Dio abbia perduto l’orientamento nel labirinto del dolore. Per molti, è l’imputato supremo dell’assenza; per altri, un testimone silenzioso e inerme, passivo e non compassionevole. Ma Etty Hillesum - immersa in un’altra apocalisse - ebbe il coraggio di suggerire che talvolta spetta a noi perdonare Dio.

Un perdono che non assolve una colpa, ma che si offre a chi non ha potuto arginare la piena del male. Perché se Dio non è il sovrano che, con un solo cenno, arresta proiettili e impone tregue, allora ciò che resta è la sua parte nuda, esposta, fragile come un germoglio nel vento, affidata alla custodia della nostra carne incerta e tremante.Un Dio che respira o si spegne secondo la misura con cui sappiamo offrirgli asilo, nutrirlo di gesti e preservarlo dalle intemperie dell’odio che ci assediano.

In quella terra, forse, il Mistero vive nel fiato corto di un’infermiera che resta accanto ai feriti anche quando le sirene annunciano l’ennesimo attacco; nella mano che stringe un figlio senza vita e continua a pronunciarne il nome come se potesse ancora rispondere; nello sguardo di chi, pur immerso nel sangue, non si piega alla vendetta. È un Dio che sopravvive solo se lo difendiamo dalla bestia famelica che vorrebbe farci uguali ai carnefici.

Perdonare il Volto nascosto in questo scenario, significa non spegnere il suo mormorio interiore quando il frastuono della vendetta pare giusto e inevitabile. Significa diventare le sue braccia, là dove il miracolo non arriva; il suo sguardo, dove la polvere si posa come un sudario logoro; il suo respiro, dove l’aria è satura e puzza di morte. E allora, forse, la domanda non è più "Perché Dio permette Gaza?", ma "Noi, che diciamo di credere in Lui, quale volto Gli consegniamo tra le macerie e il pianto?".

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