Oggi, fuori dal supermercato di Ciconia, ho incontrato Valentino. «Valentino, come stai?», gli ho chiesto, intuendo un malessere sottile, serpentino, che lui riesce a mascherare con una dignità quasi artistica, cesellando ogni smorfia di sofferenza, ogni traccia di cedimento.
«Sto soffrendo», mi ha detto. «Sono solo. Dopo anni di matrimonio. Un fallimento. Un dolore sordo al petto, una fatica a camminare, mi disarticolo, mi smarrisco. Ma come si fa? Come posso andare avanti?».
La verità, e forse Valentino la sente già, in fondo al suo respiro, è che non si va avanti senza soffrire. Si va avanti nonostante la sofferenza.
Non c'è formula chimica, né scorciatoia miracolosa. Il dolore è inevitabile, un passaggio obbligato per chi ha davvero vissuto. È la prova più alta, e forse la più misteriosa, che abbiamo amato. È la conferma della nostra umanità fragile e profonda.
Come si va avanti, allora? Con passi piccoli, quasi impercettibili. Forse a gattoni, ripartendo da zero. Con gesti quotidiani che sembrano banali: rifare il letto, preparare un caffè, camminare, ascoltare una canzone che ci riporta a galla, anche solo per un attimo. Con la consapevolezza che la ferita non va tolta, ma abitata.
Si va avanti accettando che non siamo ingranaggi da aggiustare, ma creature fragili che avanzano con un passo quasi sacro, come un soffio che cerca un appoggio. E si continua sapendo che il dolore non svanisce, ma cambia pelle, si mimetizza tra le pieghe rugose dei giorni, a volte si fa silenzio discreto, altre volte presenza che ci cammina accanto.
Si va avanti quando smettiamo di lottare per non soffrire e iniziamo a custodire la ferita come un varco inedito e segreto da cui filtrano luce e nuove possibilità. Un giorno ci sveglieremo e ci accorgeremo che fa un po’ meno male. O che, pur facendo ancora male, siamo diventati più capaci di tenere insieme la fragilità e la vita.
Coraggio, Valentino. Siamo tutti un po’ come te, davanti a un carrello pieno di spesa e di pensieri, nel parcheggio di una piccola frazione. La sofferenza non si evita. Si attraversa. In punta di piedi, ma con cuore intero.