C’è un dato che inquieta e insieme interroga: secondo la Relazione annuale al Parlamento sulle dipendenze 2024, il lieve calo dell’uso di cocaina non è sufficiente a spegnere l'allarme. La cocaina resta, infatti, la principale causa di morte correlata al consumo di sostanze stupefacenti. Ma oggi l’attenzione si sposta verso un'altra emergenza, meno visibile ma altrettanto preoccupante: l’aumento dell’uso improprio di psicofarmaci tra giovanissimi, spesso in assenza di prescrizione medica.
È il sintomo di un disagio muto, che si consuma nell’ombra e si traduce in un fai-da-te della sofferenza: pillole prese di nascosto, cocktail improvvisati, sollievi a tempo determinato. Stiamo assistendo a una trasformazione: la dipendenza non è più solo marginalità, marisposta individuale a un vuoto sistemico. Adolescenti e giovani adulti cercano sollievo immediato dall’ansia che stringe il petto, dall’insonnia che svuota le notti, dalla pressione di un mondo che chiede troppo e ascolta poco. E così, in assenza di luoghi in cui potersi dire senza paura, il silenzio si riempie di chimica.
La Relazione evidenzia anche l’aumento della potenza del THC nei derivati della cannabis e l’emergere continuo di nuove sostanze psicoattive (NPS). Ma il dato più importante è quello che non si legge tra i numeri: la crisi relazionale che attraversa i contesti educativi e familiari, la solitudine di chi galleggia senza mappe, perché mancano sponde che sappiano rassicurare, contenere, e orientare.
Serve, oggi più che mai, una cultura della prevenzione che sappia andare oltre gli slogan e i protocolli stanchi. Una cultura che osi investire sul senso delle cose, sulla forza della comunità, sulla concretezza della presenza. Perché nessun principio attivo, per quanto potente, potrà mai sostituire una voce che chiama per nome, uno sguardo che non scappa, una relazione capace di restare nei giorni più bui. La vera cura non ha il sapore amaro della pillola, ma quello caldo di una parola detta quando tutto tace, di una mano che non si ritira quando il dolore si fa scomodo.