Sabato 10 maggio, come annunciato, nella Chiesa di Santa Maria della Consolazione di Todi monsignor Gualtiero Sigismondi, vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi, ha presieduto la Veglia Diocesana di Preghiera per le Vocazioni in occasione dell'omonima Giornata Mondiale. L'appuntamento è stato promosso dall'Ufficio Diocesano per la Pastorale Giovanile e Vocazionale e ha chiamato a raccolta i fedeli di tutte le Unità Pastorali della Diocesi di Orvieto-Todi. Di seguito, in forma integrale, l'omelia:
Le parole del profeta Osea (cf. 14,2-9) invitano Israele alla speranza, in uno dei momenti più drammatici della sua storia, segnato dall’uccisione dei bambini e delle donne gravide. Tale atrocità indica la distruzione totale del popolo, a cui Osea suggerisce le parole da dire al Signore: “Togli ogni iniquità, accetta ciò che è bene: non offerta di tori immolati, ma la lode delle nostre labbra” (14,3). Il Signore promette il dono della guarigione dall’infedeltà, assicurando il farmaco del suo amore misericordioso. Tale guarigione segnerà l’inizio di una nuova primavera: “Sarò come rugiada per Israele”; “fiorirà come un giglio e come le vigne”, “metterà radici come un albero del Libano”, “avrà la bellezza dell’olivo”, “di un cipresso sempre verde”.
Queste parole sono adatte anche per la nostra Chiesa particolare di Orvieto-Todi, che attende una rinnovata fioritura missionaria, senza la quale non possono esserci germogli vocazionali di alcun tipo. “La missione della Chiesa – lo ha sottolineato Papa Leone XIV nella Messa pro Ecclesia da lui presieduta nella Cappella Sistina – è quella di custodire, approfondire e trasmettere la fede”, in un quotidiano cammino di conversione a Cristo, che chiede a tutti di “sparire, farsi piccoli, spendersi”. Questi tre verbi costituiscono, per così dire, il vivaio dei “semi di vocazione che il Signore sparge a piene mani nella sua Chiesa”. Non è possibile spendersi, cioè donarsi, se non ci si fa piccoli, sparendo; al nuovo Vescovo di Roma, figlio di Sant’Agostino, pastore “assetato della vera sapienza”, non è bastato dire “scomparire”, ma più efficacemente “sparire”, all’ombra luminosa dello sguardo benedicente di Dio, che “veglia sul suo popolo”.
Fratelli e sorelle carissimi, nella mia vita di seminarista, di prete e di vescovo ho sempre associato la mia preghiera per le vocazioni alla Madonna del Buon Consiglio, a cui mi lega un’antica devozione nata nel perugino, ove il Cardinale Vincenzo Gioacchino Pecci, poi Papa Leone XIII, ha sparso a piene mani tale culto, che ha respirato nella sua terra di origine, Carpineto Romano, che dista pochi chilometri da Genazzano, ove sorge un Santuario mariano, retto dagli Agostiniani, intitolato alla Madonna del Buon Consiglio, considerata Patrona dell’Ordine di Sant’Agostino.
Per una di quelle coincidenze che non si possono non chiamare “disegno”, le esequie di Papa Francesco sono state celebrate il 26 aprile scorso, memoria liturgica della Madonna del Buon Consiglio. A Lei affidiamo Papa Leone XIV, perché il Signore gli conceda di essere docile ascoltatore della sua Parola e fedele amministratore della sua Grazia. Alla Madre di Dio, “portavoce della preghiera della Chiesa, consegniamo questa supplica: “Apri la mente e il cuore di quei giovani che cercano e attendono una parola di verità per la loro vita, ma temono che la tua richiesta sia troppo esigente; scuoti l’animo di chi vorrebbe seguirti ma non riesce a vincere incertezze e paure. Suscita in loro il coraggio della risposta d’amore: Eccomi, manda me!” (Is 6,8).