Un presidio simbolico alla Panchina Gialla di San Venanzo per tornare a chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni. È quello che, come annunciato, ha avuto luogo nella mattinata di mercoledì 20 settembre nel piazzale antistante il plesso scolastico dove, poco più di un anno fa, era stata installata la panchina. Al presidio, tenutosi in occasione del pronunciamento della Consulta in merito al processo aperto per l’uccisione in Egitto del giovane ricercatore italiano, hanno preso parte gli studenti della scuola con i loro insegnanti, i rappresentanti del Comune di San Venanzo e ancora Alessandro Lucibello in rappresentanza di Amnesty International Umbria e Giuliano Santelli per Articolo 21 Orvieto.
Ha parlato di "tappa fondamentale per la prosecuzione del processo e quindi per ottenere verità e giustizia per Giulio Regeni" il sindaco, Marsilio Marinelli. "Il presidio si è tenuto oggi - ha detto - poiché è il giorno nel quale la Corte Costituzionale dovrà decidere sull’eventuale ripresa del processo nei confronti dei quattro agenti della National Security, il servizio segreto egiziano, imputati per l’assassinio del ricercatore italiano. Questa panchina resterà qui, anche nel caso in futuro dovesse arrivare la condanna per gli assassini di Giulio. Così non fosse e la Consulta si pronunciasse oggi in senso negativo per la ripresa del processo, andremo avanti. Anche voi giovani dovrete lottare perché sia fatta sempre giustizia e venga sempre chiesta verità".
Da Trieste a Latina, da Ostia a Staranzano, passando per Casalecchio, Roma e Milano sono state tante le iniziative analoghe in tutta Italia. Così Elisa Marincola, portavoce di Articolo21, spiega il senso delle manifestazioni: "Giulio è stato rapito, torturato e ucciso. I pubblici ministeri italiani hanno messo sotto accusa i responsabili dei servizi segreti egiziani. Per la mancata collaborazione dell'Egitto, però, non è stato possibile in questi anni celebrare un processo. Siamo stati accanto ai familiari sin dal primo momento per chiedere verità e giustizia, sin da quando il ragazzo è scomparso. Li abbiamo accompagnati sempre in accordo con loro. In tutti questi anni ci siamo battuti e continueremo a farlo. Andremo davanti al Ministero degli Esteri, davanti all'Ambasciata d'Egitto. Vogliamo che vengano processati i responsabili delle torture e dell'omicidio di Giulio".