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Celebrata a Orvieto la Giornata dei Diritti Umani, il ruolo della donna tra passato e presente

giovedì 2 febbraio 2023
di Flavia Emanuele

È stata celebrata mercoledì 1° febbraio, come annunciato, al Palazzo del Capitano del Popolo di la Giornata dei Diritti Umani. Un'iniziativa portata avanti dalle classi quinte dell'Istituto d'Istruzione Superiore Artistico Classico Professionale di Orvieto, in relazione al Progetto di Educazione Civica. Questa disciplina è, infatti, fondamentale al fine di approfondire il tema dei diritti umani.

Presentando il progetto il professore di Diritto, Maurizio Bagnoni, ha ricordato come l'educazione civica sia stata reintrodotta nell'ordinamento scolastico con la legge 2019 n. 92 e prevede tra gli obiettivi di apprendimento lo studio della Costituzione, delle istituzioni dello Stato Italiano, dell'Unione Europea e degli organismi internazionali.

"La volontà - ha detto Bagnoni - è quella di creare nelle nuove generazioni una coscienza civica che promuova la democrazia, la libertà e quindi il rispetto dei diritti umani". La dirigente scolastica, Cristiana Casaburo, ha definito "una sconfitta" dover parlare di di diritti umani, in quanto dovrebbero "esistere sempre" senza bisogno di ragionare su come e quando questi rischiano di essere violati.

"Non vogliamo essere indifferenti - ha aggiunto - ma consapevoli perché la società parte dall'uomo, sempre. I diritti umani sono quei diritti inalienabili dell'uomo, e tra i tanti definiti nella nostra Costituzione, l'iniziativa si è voluta concentrare sul diritto alla dignità, con particolare riguardo alla dignità delle donne.

Oggi, infatti, la condizione della donna non è la stessa in tutto il mondo, e a seconda del periodo storico e delle influenze culturali di alcuni territori, la donna può non essere considerata al pari dell'uomo e quindi priva di uguali diritti e uguali opportunità.

All'incontro, la Principessa Soraya Malek, ha potuto discutere sul ruolo delle donne in Afghanistan, portando un punto di vista diretto e personale sull'argomento. Ha avuto modo di spiegare, infatti, come sia stata proprio sua nonna, la regina Soraya Tarzi, a svolgere un ruolo fondamentale nel Paese per quanto riguarda l'emancipazione delle donne, attraverso leggi che sono state promulgate insieme al re.

Nel 1921, sotto il regno di suo marito, venne promulgata la prima Costituzione afghana permettendo quindi che la questione dei diritti delle donne acquisisse una posizione centrale nel paese. La regina ebbe modo di visitare l'Europa tra il 1927 e il 1928 ed esortò le donne a portare il velo solo se lo desideravano, in quanto nel Corano non viene espressa l'obbligatorietà da parte delle donne di indossarlo, compiendo di fatto la prima importante rivoluzione in merito.

Il re fu però costretto ad abdicare a causa delle sue riforme che provocarono varie proteste, fermando così le politiche attuate in tema di diritti delle donne. La principessa ha, poi, ricordato la missione ISAF attuata dalla NATO, per dare sostegno al governo afghano nella guerra contro i Talebani e contro il movimento terroristico di Al Qaida, che nel corso di 20 anni ha cambiato profondamente il Paese.

"Ci hanno fatto credere che c'era stata l'emancipazione delle donne - ha spiegato - ma le scuole erano aperte solo nelle grandi città e l'Afghanistan ha 55.000 villaggi. Ci hanno fatto credere che le donne potevano lavorare anche nell'amministrazione afghana, in alcuni casi è successo, ma bisogna considerare che solo il 15% delle donne era alfabetizzata" descrivendo una situata critica che riguarda tutto il Paese, tanto che ci tiene a precisare come: “Prima del diritto delle donne il popolo ha diritto alla vita".

Il professor Angelo Bitti ha, invece, approfondito la condizione della donna durante il ventennio fascista. Introducendo l'argomento Bitti ha ricordato che già prima del fascismo esistevano idee pseudo scientifiche su come la donna, essendo diversa biologicamente dall'uomo, era destinata a svolgere lavori diversi, e evidenziando quanto il problema in merito alla questione sia sempre stato di tipo culturale. Spiega che nel 1919 il programma dei Fasci di Combattimento prevedeva il suffragio femminile, ma nel corso degli anni, il partito ha avuto necessità di cambiare direzione per ottenere maggior sostegno da parte di altre forze del parlamento.

Bitti ha citato un'intervista di Mussolini in cui parlando della responsabilità che può avere la donna all'interno della società, ritiene che “La donna deve obbedire”, che non può essere in grado di svolgere determinati lavori, e di come la sua parte nello stato fascista non ci debba essere, non debba contare. La donna era infatti unicamente considerata nel ruolo di madre e di genitrice, in quanto avrebbe messo i futuri soldati italiani, e la famiglia sarebbe dovuta essere numerosa, perchè una maggiore manodopera permette di abbassare il costo dello stato, per questa ragionedurante il periodo fascista venivano premiate le donne con tanti figli.

Le grandi mobilitazioni delle donne riguardavano quindi l'esercizio fisico, per farle diventare madri forti, questo era concesso però dai 14 ai 21 anni. Successivamente sarebbero dovute tornare a casa, eccezion fatta per chi desiderasse, e potesse entrare nelle accademie femminili. Venne istituita anche a Orvieto un'accademia femminile, all'interno della quale, oltre a praticare esercizio fisico, le donne avevano la possibilità di istruirsi per diventare maestre nelle scuole elementari o istruttrici presso l'Opera Nazionale Balilla delle giovani italiane.

Ma Bitti ha precisato come queste esperienze, al contrario di quello che si possa pensare, “per ragazze che spesso provenivano dalla campagna o dalla città rappresentavano una modernità”. A dare il proprio contributo all'iniziativa e ai temi trattati sono stati anche i giovani studenti, che attraverso la lettura, la musica, la proiezione di video ed elaborati, hanno potuto arricchire non solo il tema della donna nella società, ma anche quello della libertà personale che non deve essere violata né mai messa in discussione.

L'importanza di approfondire certi temi è data dal fatto che determinati diritti sono stati acquisiti dalle donne non molto tempo fa. Il professor Bitti ha ricordato come in Italia il diritto alle donne a votare sia stato istituito nel 1945, solo nel 1978 il diritto all'aborto, ancora dopo, nel 1981, venne cancellato dal codice penale il delitto d'onore e il matrimonio riparatore e solo nel 1996 lo stupro venne considerato un crimine contro la persona e non più contro la morale. 

Queste date ricordano come la questione sia ancora troppo recente e permettono di riflettere sul presente, perché se è vero che in Italia ora le donne a livello di diritti sono al pari degli uomini, non si può non considerare anche un fattore culturale sempre presente, anche nelle questioni trattate durante l'evento.

Se la cultura rischia di rimanere ancorata, anche se per poco al passato, i passi in avanti fatti nel corso degli anni rischiano di non essere né sufficienti, né mai superati. Coniugare il passato con il presente e approfondire è l'unica cosa che ci permette di avere consapevolezza, anche riguardo a ciò che sembra intrinseco da tempo alla società in cui viviamo.

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