Principalmente in Trentino-Alto Adige, qualche volta in Piemonte o in Valle d'Aosta, ma comunque a più di sette ore di pullman da Orvieto. Sette, o giù di lì, anche i giorni di mezza estate da trascorrere insieme, attraversando boschi ombreggiati e sentieri rocciosi, fino al rifugio, fino alla vetta, dove l'aria è più rarefatta e lo sguardo si apre ad abbracciare il panorama nella sua interezza. Non è una vacanza, in senso stretto, né un viaggio d'istruzione anche se la maggioranza dei giovani che partecipa – ogni anno almeno 35, età media 16 – non supera la maggiore età. E giovani lo sono anche gli animatori che partono insieme a gruppi di adulti e famiglie.
Perché "lo spirito è quello di fare esperienza insieme" spiega don Danilo Innocenzi, guida della Parrocchia di Sferracavallo e dell'Oratorio Cittadino "San Filippo Neri", chiuso da sei anni ma tutt'altro che fermo nelle attività tra cui, appunto, "Il Campeggio", di cui ha ereditato il testimone nell'organizzazione dando continuità a quell'avventura che ha mosso i primi passi nel 1972, nell'ambito dell'Azione Cattolica, su iniziativa dell'allora parrocco del Duomo, don Italo Mattia, scomparso a marzo 2013, e mai fermatasi, nemmeno dopo la doloros pagina – 18 i morti, 20 i feriti – della Val Badia, era luglio 1993 – e nell'estate 2020, segnata dall'emergenza Covid.

A dispetto del nome non ci sono notti in tenda, né picchetti da piantare, fornelli da campo con cui scaldare vivande o file per servizi igienici in comune. Ma c'è, comunque, l'entusiasmo di condividere. La fatica delle camminate, il riposo all'arrivo. Il pallone per le partite, le chitarre per accompagnare i canti. E poi i giochi di gruppo che allontanano almeno per un po' dagli smartphone, e i momenti di raccoglimento di fronte al falò, sotto le "stelle, quante stelle". Quanto basta per tornare diversi e spiritualmente un po' più arricchiti. Memoria storica e braccio ancora operativo di tanti campeggi, Ennio Colombini, 90 anni appena compiuti.
"Non è un evento fine a se stesso – spiega – piuttosto un appuntamento tradizionale continuo che si è rinnovato, ma al tempo stesso ha resistito ai cambiamenti e visto alternarsi, e crescere, intere generazioni. Tra adulti e ragazzi c'è ricambio e si crea sempre un bel clima. Per quanto mi riguarda è grazie a don Italo se ho potuto ammirare dal vivo quelle montagne che avevo visto solo in televisione. Ed è sempre in campeggio che, nell'estate del 2012, ho incontrato don Danilo, che era stato appena ordinato sacerdote e che ha preso in mano alla grande questa missione e l'ha moltiplicata".

Una delle edizioni più partecipate di sempre è stata proprio l'ultima che, ad agosto, ha portato a Molveno, sulle rive dell'omonimo lago ai piedi delle Dolomiti di Brenta, a 864 metri sul livello del mare, 40 adulti e 45 ragazzi di cui 7 animatori, studenti universitari e giovani lavoratori. Della squadra anche Francesca Mechelli e Lorenzo Mocetti, impegnati a completare anche in estate le attività che svolgono durante il resto dell'anno in oratorio per "crescere in un vero e proprio progetto pastorale". "Il valore aggiunto di un soggiorno in un contesto diverso da quello di casa e con attività differenti come le escursioni – dicono – arricchisce ed unisce".
"Il Campeggio di Don Italo, ora meglio conosciuto come il Campeggio dell'Oratorio – aggiunge il parroco – è il più longevo della Diocesi di Orvieto-Todi ed è l'unico che richiama giovani a partire dai 14 anni e famiglie, non necessariamente le loro. Non è la sola occasione di aggregazione offerta nella nostra realtà diocesana. Forse più di altre, però, riesce a far partecipare non solo i giovani del centro storico, ma anche quelli di altre parrocchie e, addirittura, di altri comuni coinvolgendoli in un progetto integrato di formazione attraverso tutta una serie di attività inclusive che, insieme alla preghiera, permettono di stringere legami forti e duraturi.

Abbiamo mietuto dove altri, prima di noi, hanno seminato. Per questo un ringraziamento pieno di riconoscenza va a tutti coloro che ci hanno preceduto, ai veterani, agli animatori storici ma anche a chi oggi si impegna a mantenere quel campo fertile, non solo in estate. E ad organizzare, molti mesi prima, non solo la partenza, cercando sempre di contenere le spese e far fronte alle esigenze di tutti. Anche fuor di metafora, giovani e adulti compiono percorsi diversi, ma arrivano in cima e lì, insieme, assistono alla celebrazione della messa. In alto perché è lì che si è più vicini al Cielo".