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In ricordo di Fabiano Fagliari Zeni Buchicchio

venerdì 8 gennaio 2021
di Raffaele Davanzo
In ricordo di Fabiano Fagliari Zeni Buchicchio

La figura di Fabiano Fagliari Zeni Buchicchio ha ricoperto un ruolo emblematico per la ricerca storica ed artistica nei territori della Tuscia Settentrionale e dell'Orvietano: emblematico perché la devozione totale di Fabiano nella continua ricerca di nuovi dati storici e nei collegamenti tra questi ha portato a sempre rinnovate scoperte che si sono rese possibili grazie ad uno studio "matto e disperatissimo" a cui il nostro amico, come Giacomo Leopardi, si dedicava quotidianamente. I suoi studi su documenti mai cercati e letti prima hanno potuto chiarire moltissimi nodi che riguardano importanti realizzazioni architettoniche, definizioni urbanistiche e anche semplici biografie di importanti personaggi.

Ricordiamo gli studi che ha fatto su due architetti che hanno segnato, a cavallo tra '500 e '600, un particolare passaggio da una cultura architettonica umanistica ad una più coinvolta da quella spazialità di flusso che porterà al barocco: Ascanio Vitozzi e Ippolito Scalza.  Vogliamo ricordare infatti l'ultimo suo lavoro pubblicato nel Bollettino del nostro Istituto, nel numero riguardante gli Atti del Convegno sul centenario della morte di Ippolito Scalza, dove Fabiano ricostruì grazie ad un'approfondita ricerca la sistemazione che lo Scalza fece nella chiesa di Santa Cristina a Bolsena. Ogni componente del Consiglio ISAO ha un motivo particolare per ricordarlo, nel campo archeologico, storico ed artistico.

Io ed Alberto Satolli, come architetti, ne abbiamo tanti di ricordi che lo coinvolgono. Io voglio rammentare il grande aiuto che 30 anni fa Fabiano mi diede nel farmi comprendere alcuni passaggi difficili di documenti riguardanti la cappella Petrucci di Michele Sanmicheli nella chiesa di San Domenico ad Orvieto: suggerimenti che hanno permesso di presentare finalmente la cappella in maniera critica e fruibile dopo che praticamente era stata cancellata dagli interventi che avevano spostato il coro nella zona absidale, in periodo controriformista.

Il secondo non è un ricordo, è un rimpianto, per me e per Alberto Satolli. Infatti Fabiano aveva un grande progetto, quello di laurearsi in architettura: gli mancava solo la tesi che stava compilando sul chiostro di Santa Maria in Gradi a Viterbo, un lavoro veramente certosino che purtroppo non ha potuto vedere la luce. Al di là della dolorosissima perdita, pensare che Fabiano non ha potuto dare una fine importante al suo percorso accademico ci strazia ancora di più perché sappiamo quanto era importante per lui. Un socio ISAO di così grande caratura non sarà facile da rimpiazzare! Ciao Fabiano, grande in tutto. 

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