sociale

Il lavoro dell'educatrice al nido ai tempi del Coronavirus

sabato 5 dicembre 2020
di Natascia Casciani
Il lavoro dell'educatrice al nido ai tempi del Coronavirus

L’asilo nido “L’isola che non c’è” del Comune di Bolsena  gestito dalla Cooperativa sociale “Il Quadrifoglio” accoglie bambini da 0 a 36 mesi. L’anno educativo è iniziato il 1 settembre nel rispetto delle linee guida anti-covid 19 dettate dalla Regione Lazio che in sintesi prevedono:una rigorosa e frequente igiene delle mani con acqua e sapone o soluzione idroalcolica; una approfondita pulizia giornaliera degli ambienti , l’accesso e l’uscita su turni, la tenuta di un registro giornaliero degli ingressi. E’ prevista la rilevazione quotidiana della temperatura corporea per tutti i bambini, gli operatori e gli accompagnatori.
La normativa ha deciso l’organizzazione in piccoli gruppi e il rapporto è di 1 educatore ogni 7 bambini. Sono da prediligere le attività all’aria aperta. Questa è la teoria.

In pratica come si lavora all’interno dell’asilo nido in una emergenza sanitaria di tale portata?
Quando tutto il mondo parla di distanziamento sociale e tu educatrice del nido non hai tra il tuo vocabolario mai avuto questo termine anzi al contrario sei la fautrice e regista della socializzazione primaria, quando l’espressività e la mimica del tuo volto sono gli” strumenti” del tuo lavoro, quando non solo devi rassicurare i genitori ma anche te stessa ,i tuoi figli, la tua famiglia , quando la burocrazia invade il tuo lavoro, che fare?

Dopo un momento iniziale di sgomento e preoccupazione le educatrici si sono dovute reinventare modificando le routine quotidiane e utilizzando nuovi strumenti di lavoro.
Ecco quindi che il lavaggio delle manine , autonomia ben radicata nel lavoro quotidiano diventa un gioco rituale semplicemente da ripetere più e più volte nella giornata .Momento molto gradito ai bambini che hanno un interesse innato per l’acqua . Impararsi a  lavare le manine da soli è un interesse tutto interiore: il bambino agisce e costruisce sé stesso senza lasciare all’esterno alcuna traccia. Lo ripete più volte anche quando ha le mani pulite e, continua, finché è soddisfatto il bisogno di questa attività.
Lo scoglio più grande è rappresentato indubbiamente dalla mascherina: i bambini hanno la necessità di vedere il volto per capire l’emotività e le intenzioni, per donare fiducia, per essere rassicurati. Quindi la mascherina deve diventare uno strumento di lavoro da cui trarre più benefici possibili anziché un impedimento. Abbiamo imparato a comunicare tanto con gli occhi , abbiamo usato la mascherina per il gioco “appaio-scompaio” , il classico “bubù- settete”, moduliamo la voce per farci comprendere maggiormente .

Le attività all’aria aperta sono diventate il fulcro della nostra quotidianità e per questo abbiamo creato un ambiente molto confortevole ristrutturando totalmente l’area esterna dotandola di nuovi giochi totalmente di legno, fatti a mano, coinvolgendo i bambini stessi nella loro realizzazione con attività grafico-pittoriche.  L’asilo nido insieme al bambino accoglie le famiglie che vengono coinvolte in attività  ludiche che permettono di trascorrere del tempo prezioso insieme: purtroppo per ragioni ovvie quest’anno non è stato possibile finora concederci niente del genere.

In questo caso ci fa da supporto la tecnologia: l’utilizzo dei social, delle mail, della pagina face book e delle piattaforme supplisce alla mancanza di relazioni sociali in presenza. Queste modalità sono state rodate nel periodo di chiusura del nido da marzo a giugno dello scorso anno educativo dove abbiamo attivato una sorta di LEAD, legame educativo a distanza, cercando di mantenere un contatto non solo con i bambini ma con i genitori stessi. La collaborazione tra nido e famiglie è basilare per il bene del bambino. Anche la progettazione, la documentazione , la supervisione, hanno nuove vesti e grazie alla tecnologia e allo smart-working continuiamo a svolgere in équipe il lavoro dietro le quinte.

Nel lavoro dell’educatrice al nido gli stimoli sono fondamentali per alimentare la passione e anche in momenti così difficili come quello che stiamo vivendo è necessario reinventarsi per dare non solo ai bambini la possibilità di vivere in un ambiente confortevole e sereno ma anche a noi stesse la gratificazione del semplice e mai scontato “lavorare bene”.