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Orvieto saluta Carraro. Si è spento Angelo Villani, pizzicarolo dagli anni '50

giovedì 2 luglio 2015
di Davide Pompei
Orvieto saluta Carraro. Si è spento Angelo Villani, pizzicarolo dagli anni '50

Se ne è andato quasi di fretta, l'ultimo giorno di giugno, all'ospedale di Orvieto, sfidando il primo caldo. Quasi a rammentare che non si deve perdere tempo, che bisogna darsi da fare sempre, fino alla fine. La città lo ha salutato mercoledì 1 luglio, nella chiesa parrocchiale di San Domenico anche se è a Castel Giorgio che d'ora in poi riposerà. Angelo Villani, alias "Carraro", simbolo stesso della celebre drogheria all'ombra della Torre del Moro, ha preso commiato così dagli orvietani e da quel pezzo di storia della città che nel dopoguerra ripartiva speranzosa alla volta della ricostruzione e per migliorare il futuro delle generazioni.

Una storia che anche lui e la moglie Antonia, e poi i figli, hanno contribuito a scrivere portando avanti con orgoglio quelle che oggi, con buona dose di retorica, vengono acclamate come eccellenze alimentari del territorio. Se ne è andato in modo discreto, come da alcuni anni la sua malattia – di quelle vigliacche che rubano l'identità e il ricordo – lo aveva fatto conoscere sotto una luce nuova. Fragile, ma con lo sguardo sereno, disponibile a un sorriso e, comunque, sempre fisicamente presente, insieme alla moglie – "l'Antonia" (lei sì, "Carraro doc") – dentro o fuori il bel negozio di Corso Cavour.

Sì, perché per Angelo era terapeutico che restasse quanto più possibile accanto al suo mondo di sempre - fatto di odori, profumi, sorrisi - per non perdere del tutto la propria identità. Aveva iniziato giovanissimo negli anni '50 a fare il "pizzicarolo" nella bottega del suocero, il Sor Adolfo, insieme alla futura moglie. I primi anni non erano stati facili, i sacrifici tanti, ma la clientela c’era e il lavoro non spaventava. Dalla mattina presto alla sera tardi, senza sosta, senza lasciare mai il negozio che intanto cresceva e si faceva conoscere perché incontrava i gusti dei clienti, metteva in commercio le novità più gustose dei salumifici o caseifici rigorosamente di lavorazione artigianale. Mai una vacanza. Solo la caccia, come diversivo. Negli occhi e nel cuore, il desiderio di crescere, di affermarsi e di investire per migliorare sempre.

A 85 anni, Angelo ha portato via con sé la sua passione per il lavoro, l'orgoglio di aver realizzato tanto e la fierezza di essere stato e di aver insegnato ad essere un "pizzicarolo" vero, come il gagliardetto medievale che sventola fuori dalla sua bottega sta lì a ricordare. Un simbolo anch’esso, ostentato e preso a prestito dagli emblemi delle Corporazioni dello Storico Corteo di Orvieto, dell'orvietanità - quella buona, verace - di cui andare ancora orgogliosi. Accanto all'operosità instancabile e alla passione c’era il contatto umano con la clientela, la disponibilità, il sorriso, la battuta sempre pronta – sua e dell’Antonia - che, quantunque talvolta allusiva e piccante, faceva breccia anche tra gli stranieri, attirati dal serafico cinghiale - quasi un'istituzione - che presidia l'ingresso del negozio.

Non era un poliglotta, Angelo. Ma li ha fatti comunque sorridere tutti. Lontani i tempi delle boutique, con la sua bottega a cavallo degli anni '80-'90 ha anticipato quello che oggi chiamano il brand Orvieto. Fatto di gusto e sapori genuini. Portando il nome della città del Duomo e il proprio marchio, sui maggiori rotocalchi italiani e stranieri. Precorrendo così una tendenza che solo negli ultimi venti anni si è imposta come una delle prime voci del Pil nazionale. Nessuna nostalgia, allora. Nè ricordi di maniera. Un pensiero sentito. E un aiuto, quello sì, all'Associazione Italiana Perthes "In Cammino".  

 

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