sociale

Sottoposto a restauro il Sacro Corporale. Sette precetti per la conservazione futura

martedì 28 aprile 2015
di Davide Pompei
Sottoposto a restauro il Sacro Corporale. Sette precetti per la conservazione futura

Salvaguardare la reliquia più preziosa, custodita in Duomo nel tabernacolo dell'Orcagna, dagli agenti che rischiano di deteriorarla irreparabilmente. E, al tempo stesso, consentire al mondo di continuare a fruire dell'emblema stesso dell'Eucaristia. Le urgenze si prospettano all'indomani dell'intervento di restauro conservativo, "una sorta di check-up", a cui il Sacro Corporale è stato sottoposto e i cui risultati sono stati presentati lunedì 27 aprile nel salone dell'Episcopio di Orvieto.

"Uno sguardo approfondito, scientificamente attento ma sostenuto anche dalla fede necessaria ad entrare nel mistero – ha esordito monsignor Benedetto Tuzia, vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi – ha rivelato che lo stato di salute del Corporale del miracolo di Bolsena che si venera nella cappella del Duomo di Orvieto non è poi così ottimale. Il Vangelo e le Scritture ci impongono di essere custodi responsabili di una reliquia che va tramandata nel migliore dei modi. Affinché, scrive Giovanni, i posteri possano 'volgere lo sguardo a Colui che hanno trafitto'".

L'indagine, partita all'indomani di un sopralluogo effettuato giovedì 5 febbraio, si è protratta previa comunicazione al Soprintendente Fabio De Chirico (S.B.S.A.E dell'Umbria) da lunedì 23 febbraio a venerdì 27 marzo, in coincidenza con la Quaresima, per arrivare all'ostensione della reliquia nel giorno di Pasqua. Ogni operazione è stata preceduta da una meticolosa documentazione fotografica, in luce normale e in fluorescenza ultravioletta, eseguita da Massimo Roncella.

"Lo stato di conservazione del Corporale – ha spiegato Ester Giovacchini, esperta in restauro e conservazione di tessuti antichi, coadiuvata durante le fasi salienti da Danielle Yvonne Dusoczky, esperta in restauro ligneo, pittorico e materiale lapideo – risulta compromesso. Oltre che microforato rispetto a 52 zone a causa della tecnica di sospensione anticamente adottata, mostra 56 lacune, molte delle quali sottoposte a tensione. I dati tecnici assimilati a quelli ottenuti attraverso rilievi grafici hanno determinato, inoltre, le dimensioni reali del lino. La parte a vista è di 48 x 51,5 cm. Spiegando i lembi si raggiunge la forma quadrangolare di 71,5 x 77,5 cm".

A incidere sulla conservazione, gli sbalzi micro-climatici, la costante esposizione alla luce esterna verificatasi negli ultimi 37 anni e poi crepe e fessurazioni presenti nella tavoletta lignea di supporto. Prodotto in tela di lino, il Corporale è, infatti, ancorato ad ago su un tessuto di raso in seta avorio, che a sua volta è applicato su una tavoletta di legno dolce imbollettata con chiodi posti lungo lo spessore dei bordi.

"Ogni sezione – ha puntualizzato Giovacchini – restituisce depositi biologici costituiti da sangue, scisso in plasma e siero, riprodotti per trasmissione in modo speculare e simmetrico nel rispetto delle pieghe originarie. Il recupero della tavoletta lignea eseguito tramite materiale consolidante, la velatura autoportante con tela serica di Crepeline in tinta e l’applicazione sul verso di un telo di seta con funzione di contenimento, sono operazioni conservative che restituiscono alla reliquia la possibilità di preservare, temporaneamente, la caduta di fibre e/o di frammenti, di essere esposta in verticale, entro reliquiario esistente in argento con un nuovo vetro dalle elevate caratteristiche di resistenza, durevolezza, antiriflesso, stratificato e con protezione UV. Alla disinfestazione in bolla termoplastica con azoto atmosferico, realizzata con esito positivo dalla Tirrenia Srl di Genova, con controlli diretti di UR in bolla, ha fatto seguito l’operazione di micro-aspirazione con raccolta delle polveri entro contenitore sterile, sigillato e consegnato al Capitolo del Duomo".

Le fasi di recupero sono state accompagnate da rilevamenti dei dati ambientali del tabernacolo e della Cappella del Sacro Corporale. Di qui, l'indicazione di sette precetti suggeriti già ai sacerdoti giovedì 26 marzo presso la Casa Diocesana di Spagliagrano che suonano come monito alla prevenzione.

In particolare, è consigliata la rimozione del supporto in raso. Un restauro volto alla restituzione totale del Sacro Corporale. E poi la creazione di un nuovo supporto e la traslazione del lino restaurato, la progettazione e realizzazione di una nuova teca basculante, il controllo periodico di temperature e valori ambientali, l'approfondimento degli studi interdisciplinari. E, su tutto, la limitazione delle ostensioni pubbliche.

"Le indicazioni che arrivano dallo studio – ha detto al riguardo don Stefano Puri, presidente del Capitolo della Cattedrale – sono molto chiare e saranno oggetto di un'attenta riflessione. Le decisioni saranno prese in accordo". Non appare infatti in dubbio, almeno nell'immediato, l'uscita della reliquia in occasione del Corpus Domini, ma certo occorrono accorgimenti tecnici durante il resto dell'anno per limitare ulteriori possibili danneggiamenti. "Si tratterà di capire – ha convenuto l'avvocato Francesco Venturi, presidente dell'Opera del Duomo – come e quanto rendere visibile il Sacro Corporale che, fino al 1979, non era stato così esposto all'aggressione della luce esterna".

Qualcosa di simile, tra i meandri di spiritualità, devozione ed esigenze di conservazione, avviene già con la Sacra Sindone."...Et il miraculo è che in ogni piega di detto Corporale miracolosamente si vede sculpita di sangue l'immagine d'un Ecce Homo...".