Voto in Umbria: l'analisi del Prof. Bracalente
Dalle politiche 2008 alle politiche 2013
Il confronto tra le due elezioni politiche del 2008 e del 2013 è stato fatto sul voto per la Camera dei Deputati. I risultati dell'analisi dei flussi sono riportati nelle tabelle 1 (dati percentuali) e 2 (valori assoluti in migliaia). Nel senso delle righe i dati riportati nelle tabelle mostrano la "destinazione" nel 2013 dei voti ottenuti da ogni lista (o raggruppamento di liste) nel 2008.
Astensionismo differenziale
Dal 2008 al 2013 il numero di voti espressi si è ridotto da circa 565.000 a circa 526.000. Il complesso delle astensioni in senso lato (elettori che non si sono recati ai seggi o che hanno espresso voto nullo o hanno lasciato la scheda bianca) ha raggiunto le 158 mila unità (da 125 mila circa del 2008). Poco meno dell'80% degli astenuti del 2008 ha mantenuto l'astensione anche nel 2013. A questi si sono aggiunti nuovi astenuti (circa 42 mila), provenienti prevalentemente dai partiti di centro destra: 22 mila dal Pdl e Lega (l'11% del proprio elettorato di cinque anni prima); 4500 dai partiti minori dello stesso schieramento (il 17.5% del proprio elettorato). L'astensionismo ha tuttavia colpito parzialmente anche l'UDC (8.6% del proprio elettorato del 2008) e le liste di centro sinistra, in particolare i partiti minori di questo schieramento, che in questo modo hanno perso il 24% del proprio elettorato di cinque anni prima. Anche la Sinistra arcobaleno ha ceduto un flusso significativo al non voto (il 9%), mentre il PD ha lasciato all'astensione soltanto il 3.2% (poco meno di 8 mila elettori) e l'IDV, secondo queste stime, ne sarebbe restato indenne.
I flussi nella direzione opposta, cioè dal non voto del 2008 al voto per una lista in queste ultime elezioni, sono stati molto meno consistenti (circa 30 mila) e hanno in gran parte preso la direzione di M5S, che ne ha acquisiti 16 mila (più della metà) riportando a votare l'11 per cento di tutti gli astenuti del 2008. Una qualche (modesta) capacità di ri-mobilitare una parte degli astensionisti delle precedenti Politiche l'hanno mostrata anche altri partiti, compresi PD e in parte il PDL, ma soprattutto SEL, che ne ha riportati a votare il 2.7% e ha ottenuto per questa via un quarto del suo consenso complessivo (4 mila voti su 16 mila).
Il voto al Movimento cinque stelle.
Le stime dei flussi mostrano che il voto a M5S è stato sicuramente trasversale, ma è stato anche un voto proveniente in larga misura dagli elettori che alle politiche del 2008 avevano votato per i partiti della sinistra. Particolarmente intensi sono i flussi provenienti dalla Sinistra arcobaleno e dalle liste minori di centro sinistra (ACS), che hanno ceduto a M5S circa il 40% dei loro voti alle Politiche di cinque anni prima. Ma flussi molto consistenti sono venuti anche dall'IDV e dal PD, che hanno ceduto a M5S, rispettivamente il 31 e il 26% circa del proprio elettorato. Complessivamente, dei 143 mila voti ottenuti da M5S, 83 mila provengono dal centro sinistra (di cui ben 63 mila dal PD). Dalla destra provengono invece 40 mila voti (di cui 33 mila dal PDL), dall'UDC 3 mila e altri 16 mila dalle astensioni del 2008.
Da sottolineare che anche nella destra, come nella sinistra, i flussi sono relativamente più intensi per le liste minori (ACD) piuttosto che per il PDL. Quest'ultimo partito ha ceduto infatti il 17% dei voti ottenuti alle Politiche del 2008, mentre le altre di centro destra hanno ceduto il 26%. In definitiva, il voto a M5S, oltre che essere trasversale e prevalentemente di sinistra, sembra aver attirato particolarmente gli elettori che alle Politiche del 2008 si collocavano "intorno" ai partiti centrali dei due tradizionali poli di centro destra e centro sinistra.
Il voto al PD e alla sinistra.
Il deludente risultato del PD (ha perso circa un terzo dei suoi voti del 2008) è dipeso interamente dalla già segnalata grave emorragia di voti verso M5S, compensata solo in minima parte dai flussi di voti in entrata da una parte delle altre liste della sinistra, che sono stati rilevanti in termini relativi ma modesti in voti assoluti: il 25% dei voti delle liste minori di centro sinistra di cinque anni prima (5 mila voti); il 16-17% dei voti dell'IDV (meno di 3 mila voti). Scarsa è invece risultata la capacità del PD di attrarre voti dalla Sinistra arcobaleno (il 4.5%, meno di mille voti). In ogni caso, forse anche per effetto del richiamo al "voto utile", reso più forte dalla percezione di un risultato in bilico, il PD ha recuperato una parte di consensi dall'elettorato delle altre liste di centro sinistra.
Come già osservato, il PD è stato infine un po' penalizzato anche dall'astensionismo differenziale (4 mila voti recuperati dall'astensionismo del 2008, contro i 7-8 mila ceduti all'astensione in queste elezioni).
Di un certo interesse sono anche gli schemi dei flussi che hanno alimentato il voto a SEL e a Rivoluzione Civile, accomunati soltanto da un modesto flusso di voti provenienti dal PD: poco meno del 2% verso entrambi i partiti (circa 4 mila voti assoluti ciascuno). Per il resto vanno sottolineati tre risultati: i) che i voti dell'IDV del 2008 si sono orientati molto verso SEL (32%) e quasi per nulla verso Rivoluzione Civile; ii) che i voti della Sinistra arcobaleno, al contrario, si sono orientati molto più verso RC (35.2%) che verso SEL (6.7%); iii) che SEL ha mostrato una qualche capacità di recuperare consensi dall'astensionismo del 2008 (il 2.7%, pari a 4 mila voti), mentre RC ha recuperato meno dell'1% (solo mille voti).
Infine è da sottolineare che, nonostante queste elezioni siano state attraversate da un vero e proprio terremoto politico che ha sconvolto molti vecchi equilibri, nulla di nuovo sembra sia avvenuto quanto a mobilità elettorale tra i due tradizionali blocchi di centro destra e centro sinistra: i flussi dal primo al secondo non ha raggiunto i 5 mila voti ed è stato quasi pareggiato da un flusso di analoga entità nella direzione opposta.
Il voto al PDL e alla destra.
Il PDL (insieme alla Lega Nord) ha perso quasi la metà dei suoi consensi del 2008 a causa dei già richiamati consistenti flussi verso il M5S e verso l'astensione. Ma il forte calo di consensi è stato causato anche da altri due rilevanti flussi in uscita. Il primo (e più consistente) si è diretto verso Scelta Civica di Monti (e Fare per fermare il declino): il 15.6% dei voti di PDL e Lega del 2008, pari a 30 mila voti assoluti. Il secondo flusso di una certa consistenza (il 6.4%, pari a 12 mila voti) si è invece diretto verso le altre liste di centro destra alleate con il PDL (tra cui Fratelli d'Italia, nata da una mini scissione). I consistenti flussi in uscita dal PDL sono stati solo in piccola parte compensati da qualche flusso in entrata, tra cui un po' più consistenti uno proveniente dalle liste minori di centro destra (quasi 4 mila voti) e un altro proveniente dall'UDC, che ha ceduto al PDL l'8.6% dei propri voti delle politiche del 2008 (poco più di 2 mila voti).
I consensi alle altre liste di centro destra sono derivati in gran parte (oltre il 50%) dal già rilevato flusso proveniente dal PDL, ma va anche segnalato un flusso in entrata di provenienza UDC. Molto bassa è stata invece la quota di voti del 2008 delle liste minori di centro destra (che peraltro erano di composizione diversa) confermata a questo insieme di liste. In effetti, come già rilevato, molti di quei voti si sono orientati verso M5S e molti altri si sono trasformati in astensioni.
Il voto a Scelta Civica e al centro.
Al contrario di M5S, il consenso ottenuto da Scelta Civica di Monti - l'altra novità di queste elezioni - è in larga parte di provenienza centro destra. In particolare di provenienza PDL, che come già detto ha ceduto a questa lista (e a Fare per fermare il declino) più del 15% dei suoi voti del 2008, pari a 30 mila voti assoluti, ovvero due terzi dei 46 mila voti complessivamente ottenuti dalla lista di Monti. Tuttavia, anche Scelta Civica presenta una sua (ridotta) trasversalità, avendo attratto anche il 32% degli elettori dell'UDC e il 13% di quelli dell'IDV (e, in piccole percentuali, anche elettori del PD e della sinistra).
I consensi molto modesti ottenuti da UDC e FLI trovano spiegazione essenzialmente nella bassissima capacità di trattenere i voti ottenuti nel 2008 dall'UDC (meno di un quarto). Voti che, come si è visto, hanno preso molte direzioni: da Scelta Civica di Monti (33%) a M5S (14%), ma anche PDL (8.5%), altre liste di centro destra (7.4%) e astensione (8.6%). La capacità di attrazione di UDC e FLI è stata invece molto modesta sia a destra (meno dell'1% di elettori del PDL del 2008 e il 5% di quelli delle altre liste di centro destra) che a sinistra.
Dalle Regionali 2010 alle Politiche 2013
L'analisi dei flussi è stata effettuata anche rispetto alla consultazione elettorale più recente, ovvero alle Regionali del 2010, che sebbene non del tutto omogenea dal punto di vista politico consente di cogliere altri aspetti interessanti. In particolare consente di valutare quali partiti si sono avvantaggiati dal recupero dell'astensionismo (che alle Regionali è tradizionalmente molto maggiore che alle Politiche) e quali hanno saputo attrarre il voto di chi alle Regionali aveva votato soltanto per il candidato Presidente della Regione, rifiutando la mediazione dei partiti che lo sostenevano. I risultati sono riportati nelle tabelle 3 (dati percentuali) e 4 (valori assoluti in migliaia).
Astensionismo differenziale
Rispetto alle elezioni regionali del 2010 il numero di voti espressi in queste ultime Politiche è aumentato di circa 76 mila, da 450 mila a 526 mila. In particolare per effetto di un forte recupero dell'astensionismo delle Regionali, tradizionalmente molto maggiore di quello delle Politiche. In effetti, soltanto il 55% di chi non aveva votato nel 2010 ha mantenuto questa opzione anche nel 2013, mentre molti altri (circa 115 mila) sono tornati ad esprimere un voto valido.
Di questi, quasi la metà (50 mila) ha scelto M5S, che da solo ha riportato a votare quasi il 20% di tutti gli astenuti del 2010. Altri 50 mila circa sono stati riportati al voto dal PDL (circa l'11% di tutti gli astenuti) e dal PD (un po' più del 9%), mentre altre liste hanno pure riportato al voto una parte, ovviamente minore, degli astenuti del 2010: SEL il 2.2%, Scelta Civica l'1.7%.
L'astensionismo aggiuntivo rispetto a quello delle Regionali è stato relativamente modesto (circa 19 mila elettori) e sembra aver colpito di più UDC (10% dei propri elettori del 2010) e Socialisti (7.6%), mentre ne sarebbe rimasta del tutto indenne soltanto SEL.
Il voto al Movimento Cinque Stelle.
Lo schema dei flussi di voto a M5S è in parte simile a quello visto sopra con riferimento al confronto con le Politiche del 2008, ovvero voto trasversale, ma in larga misura di provenienza dai partiti di sinistra: da un lato va a M5S il 23% dei voti al PD delle regionali 2010 e il 32-33% da RC_IDV e Socialisti, con la parziale eccezione di SEL (che cede soltanto il 10% dei propri voti); dall'altro allo stesso movimento va il 15% dei voti di PDL_LN (e il 22% di quelli dell'UDC).
Ma dalla stima di questi flussi emergono altri due aspetti interessanti del voto a M5S. In primo luogo la sua più forte capacità di recuperare l'astensionismo, che alle Regionali era stato particolarmente elevato. Come già evidenziato, quasi il 20% degli astenuti del 2010 alle Politiche 2013 ha infatti votato per M5S: sono circa 50 mila voti assoluti; poco meno della metà dei 115 mila che si erano astenuti e sono tornati a votare; oltre un terzo dei 143 mila voti ottenuti complessivamente da M5S.
In secondo luogo, la sua buona capacità di attrarre anche il voto di chi alle Regionali aveva votato per il solo candidato Presidente della Regione, senza votare nessuno dei partiti della sua coalizione: circa il 27% di questi 35 mila elettori ha scelto infatti M5S.
Il voto al PD e alla sinistra.
La emorragia di voti PD verso M5S ovviamente si è verificata anche con riferimento alle Regionali del 2010. In questo caso, tuttavia, data la molto maggiore partecipazione al voto politico, in termini assoluti essa è stata più che compensata da consistenti flussi in entrata. In primo luogo flussi provenienti dalla sua sinistra (RC_IDV) e dai Socialisti: circa un terzo degli elettori "regionali" di queste liste (per un complesso di circa 25 mila voti assoluti) avrebbe infatti, secondo queste stime, votato PD alle Politiche. Si conferma dunque anche nel confronto con le Regionali l'attrazione esercitata dal PD sugli elettori delle altre liste di centro sinistra.
Il PD sembra peraltro aver attratto anche una quota consistente (il 25%) degli elettori che nel 2010 avevano votato per il solo candidato Presidente della Regione e una quota rilevante (il 9.3%) dei molti che si erano astenuti (23 mila voti assoluti), mentre all'astensionismo del 2013 ha ceduto 6 mila voti.
Per SEL si rileva una bassa "fedeltà" del proprio elettorato delle Regionali (poco più del 50%) con rilevanti perdite di consensi in diverse direzioni: soprattutto verso il PD (22% del proprio elettorato delle Regionali); ma anche verso Rivoluzione Civile (9%) e Scelta Civica di Monti (7%); e meno di altri partiti, come già detto, verso M5S (10%). D'altro canto SEL mostra una scarsa capacità di attrazione dalle altre liste, mentre si conferma la capacità, già rilevata per le Politiche, di recuperare consensi tra gli astenuti.
Per quanto riguarda invece Rivoluzione Civile, la sua capacità di acquisire i voti andati a Rifondazione Comunista e IDV alle Regionali è stata particolarmente bassa (12%), così come è stata molto modesta la capacità di attrarre voti da altre liste e dall'astensionismo.
Il voto al PDL e alla destra.
Rispetto al voto delle Regionali del 2010, i flussi in uscita dal PDL (e dalla Lega), pari a più della metà degli elettori "regionali" di queste liste, hanno preso diverse direzioni: oltre che verso M5S (15%), anche - e con la medesima intensità (15%) - verso Scelta Civica (e Fare per fermare il declino). Un flusso quasi altrettanto consistente si è poi diretto verso le altre liste di centro destra (12.4%), mentre modesto, come per quasi tutte le liste, è stato l'effetto dell'astensionismo in uscita (4%).
I flussi in entrata sono stati invece molto limitati in valore assoluto, salvo quello derivante dal recupero dell'astensionismo (quasi l'11% degli astenuti del 2010, pari a 27 mila voti). Oltre ad un modesto scambio di voti con il PD (circa 3-4 mila in entrambe le direzioni), un flusso significativo sembra provenire dagli elettori socialisti del 2010 (12%, pari a 2 mila voti), mentre soltanto il 3.5% degli elettori che avevano votato per il solo candidato Presidente della Regione hanno scelto il PDL.
Le altre liste di centro destra si sono avvalse solo del flusso - peraltro piuttosto consistente, come si è visto - proveniente dal PDL, mentre è stato limitato il recupero dell'astensionismo del 2010 e nulla la capacità di attrarre i voti degli elettori che avevano votato per il solo candidato Presidente della Regione.
Il voto a Scelta Civica e al centro.
Come già visto con riferimento alle Politiche del 2008, anche rispetto alle Regionali del 2010 il consenso di Scelta Civica (e Fare per fermare il declino) si è alimentato in larga parte di un consistente flusso di provenienza PDL (il 15% degli elettori "regionali" di questo partito, pari 21 mila voti). Ma la lista di Monti ha saputo attrarre anche un terzo degli elettori che alle Regionali avevano votato per il solo candidato Presidente, rifiutando la mediazioni dei partiti. Altri flussi significativi sono poi pervenuti dall'UDC (29% dei suoi elettori delle Regionali 2010, pari a 5 mila voti) e dal recupero dell'astensionismo (altri 4 mila voti), che si aggiungono a qualche modesto flusso proveniente dalle liste della sinistra.
L'UDC e FLI, infine, hanno trattenuto soltanto il 30% dei voti dell'UDC del 2010 e vi hanno aggiunto soltanto un piccolo flusso di provenienza PDL (l'1.4%, 5 mila voti) e il 3% degli elettori che avevano votato soltanto per il candidato Presidente.
Dal Senato alla Camera 2013
L'analisi dei flussi tra Senato e Camera
L'analisi dei flussi tra Senato e Camera 2013 è stata realizzata con due obiettivi: misurare la possibile incidenza del cosiddetto voto disgiunto (voto dato a liste diverse nelle due schede); analizzare la distribuzione tra le liste della Camera del voto giovanile (18-25 anni), che non aveva diritto di voto per il Senato.
Va precisato che ai fini della stima di questi flussi le liste Monti, UDC_FLI e Fare per fermare il declino sono stato tutte aggregate tra loro sia alla Camera che al Senato. I risultati sono riportati nelle tabelle 5 (dati percentuali) e 6 (valori assoluti in migliaia).
Il voto disgiunto.
Tutte le principali liste (o aggregazioni di liste) mostrano elevatissimi livelli di fedeltà tra Senato e Camera, dal 95.8% delle liste Monti e altre di centro, al 96.8% del PD, al 97.5 del PdL, fino al 98.7% di M5S. Qualche flusso significativo di voto disgiunto va tuttavia evidenziato, in particolare per quanto riguarda il PD, che alla Camera perde, tra l'altro, l'1.5% dei voti ottenuti al Senato a vantaggio di M5S (pari a 2600 voti assoluti). Voti in parte recuperati dalle liste di sinistra (SEL e RC), che alla Camera hanno ceduto al PD rispettivamente il 4.8% e il 6.6% del proprio elettorato del Senato. Forse un altro effetto di quel richiamo al cosiddetto "voto utile" reso più forte dalla percezione di un risultato in bilico alla Camera.
Queste liste di sinistra di conseguenza presentano livelli di fedeltà un po' minori, come nel caso di SEL (91.7%) o molto minori, come nel caso di RC_PCL (80.3%), che alla Camera perde consensi anche a vantaggio di M5S (7.8%) e di SEL (6.6%). Un po' colpite dal voto disgiunto sono risultate anche le liste minori di centro destra (89.5% di voti al Senato confermati alla Camera), prevalentemente a vantaggio del PdL (5.3%). Il che sembrerebbe confermare anche su questo versante dello schieramento politico l'ipotesi del "voto utile".
Il voto dei giovani.
Per quanto riguarda invece il voto dei 49.000 giovani tra 18 e 25 anni, che potevano votare soltanto per la Camera dei deputati, l'analisi dei flussi ha messo in evidenza diversi aspetti interessanti. Intanto una propensione all'astensione un po' minore rispetto al complesso degli elettori (18.3%, contro il 21.5%). In secondo luogo un orientamento nettamente maggiore rispetto alla media degli elettori verso M5S, da un lato, ma anche verso Scelta Civica di Monti e le altre liste alleate (o assimilate), dall'altro.
Il 34.4% di tutti i giovani di 18-25 anni avrebbe infatti votato per il Movimento cinque stelle, il che corrisponde al 42.3% dei voti espressi (contro il 27.2% dell'intero elettorato). Inoltre, il 16.6% dei giovani, pari al 20.3% dei voti espressi, secondo queste stime avrebbe votato per l'insieme delle liste Scelta Civica, UDC, FLI e Fare per fermare il declino, che nel complesso dell'elettorato si sono fermate al 9.6%.
Di conseguenza, le stime dei flussi mostrano un orientamento dei giovani verso il PD nettamente minore rispetto all'elettorato nel suo complesso: solo il 12.7% del totale, pari al 15.5% dei voti espressi (neppure la metà del 32.3% che il PD, insieme al Centro Democratico, ha ottenuto in complesso). E altrettanto penalizzato è risultato il PdL, che (insieme a LN) ottiene l'8.8% del voto dei giovani, pari al 10.7% dei voti espressi (contro il 20% ottenuto nel complesso dell'elettorato).
In definitiva, la netta maggioranza dei giovani di 18-25 anni avrebbe orientato la scelta di voto verso le liste nuove di questa tornata elettorale (in gran parte verso M5S), mentre all'insieme dei due tradizionali partiti maggiori si è rivolto appena un quarto dell'elettorato giovanile. Per avere chiara la differenza con le elezioni politiche del 2008 va ricordato che cinque anni fa - considerando tuttavia anche l'IDV insieme al PD - la quota di giovani che avevano votato per i due principali partiti (o poli) era stata dell'88% (48% per PD_IDV e 40% per il PDL_LN ).
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