Sono finiti nel mirino degli accertamenti sull'ICI i padri Discepoli che dalla fine degli anni Sessanta si sono installati nella nota struttura di Sferracavallo, che comprende la palazzina dove vivono i sacerdoti, una struttura alberghiera data in gestione a terzi, alcuni terreni non coltivati e i ben noti impianti sportivi (campi di calcio, calcetto e da tennis). L'accertamento ICI del Comune di Orvieto ha addebitato alla congregazione 450 mila euro comprensivi degli anni che vanno dal 2002 ad oggi, cifra che avrebbe dovuto essere pagata entro il 14 febbraio se la congregazione non avesse fatto, come ha fatto, ricorso. Una questione non del tutto chiara, dove tuttavia, nel bisogno di fare cassa, ai Padri Discepoli sarebbe stato conteggiato, con buona probabilità, anche il non dovuto.
La Famiglia dei Discepoli - così la congregazione si chiama propriamente - non contesta tanto quanto è stato addebitato all'albergo, dato in gestione a terzi, quanto il fatto che l'ICI sia stata applicata anche ai terreni non coltivati come fossero produttivi e alla palazzina ad uso esclusivo dei padri, dunque bene ecclesiastico e secondo la normativa non soggetto a ICI. Una sorpresa, per i padri, anche l'ICI applicata alle strutture sportive, date per dieci anni in comodato gratuito al Comune di Orvieto nella convinzione (tuttavia non suffragata da specifica dicitura scritta in proposito) di non dovervi pagare sopra l'imposta comunale sui beni immobili.
I Discepoli, sacerdoti fondati da Don Giovanni Minozzi per l'assistenza e la formazione dei ragazzi e dei giovani, in primis gli orfani e gli emarginati, si sono stabiliti a Orvieto fin dagli anni 30 del secolo scorso. Molti li conoscono e li collegano all'Istituto Lazzaroni, dove svolsero per un trentennio, con incisività e creatività, una formidabile e riconosciuta opera educativa. È ancora vivo, a tale proposito, il ricordo di don Patuelli e di don Panetta. Invitati alla fine degli anni Cinquanta a riconsegnare lo stabile alla Diocesi, dieci anni dopo aprirono una nuova struttura a Sferracavallo per installarvi il proprio Seminario per la formazione di futuri sacerdoti.
Costretti a chiudere a metà anni Ottanta per la esiguità dei seminaristi, la Casa dei Discepoli - così si chiamava allora - conobbe un decennio di letargo fino a quando, alla fine degli anni Novanta, l'allora giunta Cimicchi la individuò per il Giubileo del 2000 come destinataria dei contributi ad hoc sull'evento perché si potesse realizzare, nell'immobile più grande che ingloba anche la chiesa, un hotel per i pellegrini che per l'Anno Santo si prevedevano numerosi, così da poter configurare Orvieto come spazio di accoglienza sulla via verso Roma. Per contro la Famiglia dei Discepoli, proprietaria di tutto il Centro, avrebbe messo a disposizione con un comodato gratuito di dieci anni gli spazi del campo sportivo e altri limitrofi in suo possesso, da riqualificare in impianti sportivi con annesso parcheggio da realizzare a spese dei Discepoli.
Come spiega il segretario generale della "Famiglia dei Discepoli", don Cesare Faiazza, gli impianti sportivi, per cui si era fatta una previsione di 33 milioni di spesa, costarono in realtà 70 milioni. Ora la convenzione con il Comune di Orvieto è scaduta, i campi sono stati riconsegnati ai Discepoli con ICI allegata alcuni mesi fa e, dice don Faiazza, con molte opere di ordinaria manutenzione da rifare. E, amareggiato, ripercorre qualche anno di storia orvietana e si chiede se sia proprio questo il modo di essere congedati, visto che se non si arriverà a una mediazione i padri Discepoli saranno costretti a chiudere tutto e a lasciare definitivamente Orvieto.
"Tra il Sessanta e l'Ottanta - scrive don Faiazza al nostro giornale per far conoscere il caso alla pubblica opinione - sono usciti dalla Casa dei Discepoli una decina di sacerdoti oggi impegnati in Brasile e Perù e in alcune diocesi italiane, oltre che nell'animazione dell'Ente caritativo Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'Italia. In quegli stessi anni i seminaristi hanno curato e prestato in modo quasi esclusivo il servizio liturgico in Duomo in tutte le più importanti e solenni celebrazioni dell'anno. La struttura di Sferracavallo, poi, ha sempre accolto i ragazzi del quartiere nel proprio campo sportivo, mettendolo a loro gratuita disposizione visto che in loco non vi erano altre possibilità. Molti si sono sposati nella bella chiesa del Centro con la sua caratteristica architettura a forma di teatro. Anche la Diocesi, allora ancor più di oggi, vi ha sempre celebrato i suoi convegni di formazione. Ben lieta di offrire il proprio contributo per il territorio, dopo i lavori in vista del Giubileo del 2000 la Congregazione religiosa affidò la gestione dell'albergo denominato 'Oasi dei Discepoli' a una Società di Gioia del Colle (BA), continuando a mantenere la gestione del resto della proprietà (vigneto e palazzetto destinato ad oratorio per i ragazzi mai purtroppo decollato) in attesa di migliori e più adeguati sviluppi e per questo attualmente fermi.
Ora - conclude don Faiazza - viene imputato ai sacerdoti di pagare l'ICI non solo per lo spazio occupato e gestito dall'albergo ma anche per la superficie data in comodato gratuito al Comune per le attività sportive, come pure per quelle del vigneto quasi incolto e improduttivo e del palazzetto al lato destro dell'ingresso principale riservato all'uso esclusivo dei padri, per un cumulo complessivo dal 2002 ad oggi di quasi 450.000 euro. Questo significa costringere i padri Discepoli a chiudere tutto e a lasciare definitivamente Orvieto. È quello che vogliono i cittadini? È questo il modo per ringraziarli e congedarli dopo quasi ottant'anni di loro discreta ma indiscutibile opera socio-religiosa ad Orvieto? Ai lettori e a quanti conoscono la storia orvietana recente la responsabilità e l'appello di agire in conseguenza".