politica

"Civitas scopre le barriere architettoniche, ora ne parli la città"

mercoledì 29 ottobre 2025

Ci voleva Civitas per scoprire che a Orvieto esistono ancora le barriere architettoniche. Un gruppo consiliare intero per ricordarci, dopo sei anni di quasi ozio sui banchi consiliari, che la legge che obbliga i Comuni a redigere il Peba è del 1986. Trentanove anni fa. Eppure eccoci qui, nel 2025, con una mozione che arriva in Consiglio Comunale come se annunciasse una rivoluzione copernicana: il Piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche. 

M a davvero? Dopo quasi quarant’anni e proprio dopo il primo Disability Pride, a cui, diciamolo con tatto, non tutti sembravano aver partecipato con particolare entusiasmo, scopriamo che la città non è accessibile? Una notizia sconvolgente, se non fosse che ogni cittadino con una carrozzina, un passeggino o una gamba ingessata lo sa già da decenni.

Nella mozione Civitas scrive con toni solenni di inclusione, uguaglianza e partecipazione. Parole bellissime, che fanno la loro figura nei comunicati stampa, ma che in una città dove gli ascensori comunali restano chiusi durante il Disability Day rischiano di suonare come una barzelletta di cattivo gusto. Non si tratta di estetica, ma di etica. E a Orvieto, di questi tempi, l’etica sembra arrivare sempre con il fiato corto.

Dunque, la mozione c’è, e noi siamo felici. Ma non basta citare una legge per fare politica. Vogliamo i fatti. Chiediamo che questa amministrazione, la giunta Tardani, che oggi governa la città, non si nasconda dietro la penna dei propri consiglieri. Perché se una maggioranza deve presentare una mozione per chiedere a se stessa di fare ciò che già dovrebbe essere fatto, allora non serve un Peba: serve uno specchio.

Il Comune non ha bisogno di una mozione per capire che la città è in salita, letteralmente e simbolicamente. Ha bisogno di un piano vero, di date, di fondi stanziati, di capitoli di bilancio e di porte aperte. E non solo quelle dei palazzi comunali.

Ecco perché la proposta vera è un’altra: convocare subito un Consiglio Comunale aperto sulla disabilità e sull’accessibilità, dove non parlino solo i consiglieri, ma le persone. Quelle che vivono ogni giorno gli scalini, le rampe mancanti, le strade sconnesse. Invitate le associazioni, il terzo settore, gli ordini professionali, i cittadini. Mostrateci il piano, non la mozione ed uscite dalla trappola culturale dell’abilismo generoso.

Se davvero Civitas vuole un percorso partecipato, lo dimostri con un gesto politico concreto, non con una promessa di buone intenzioni. L’accessibilità non si scrive: si costruisce. E non si costruisce da soli. Orvieto non ha bisogno di sentirsi dire che sarà “più giusta e accogliente”. Ha bisogno di esserlo. E per esserlo serve coraggio amministrativo, ed investimenti reali non calligrafia istituzionale.

Perché la disabilità non è un tema da tirare fuori quando il calendario lo consente, ma una misura quotidiana della civiltà di un luogo. E se oggi Civitas vuole davvero fare la differenza, può cominciare da un gesto semplice: “aprire quegli ascensori chiusi” e chiedersi, finalmente, chi è rimasto fuori da troppo tempo.

Partito Democratico Orvieto
Movimento 5 Stelle Orvieto
Avs Orvieto
Proposta Civica 
Gruppo Misto
Italia Viva Orvieto 

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