politica

"A sconcertare non è l'attivismo della politica e del civismo, ma l'elaborazione politica del vicesindaco"

martedì 3 giugno 2025

Trovo sinceramente singolare, e in fondo anche un po’ discutibile, che il vicesindaco Stefano Spagnoli si stupisca della raccolta firme promossa da esponenti di Partiti e Associazioni cittadine contro la dotazione del taser alla Polizia Locale. Singolare, perché da un amministratore ci si aspetterebbe almeno il tentativo di confrontarsi con la complessità dei problemi. Discutibile, perché il suo stupore rivela una visione semplicistica della sicurezza, come se bastasse un oggetto da qualche migliaia di euro per risolvere questioni che chiamano in causa la tenuta stessa del patto sociale.

Mi chiedo se davvero si renda conto di ciò che dice quando afferma che il taser è “uno strumento di prevenzione”. Prevenzione, dice il vicesindaco Spagnoli, mentre confonde la gestione del conflitto con la neutralizzazione del bersaglio. Lo sa, Spagnoli, che la prevenzione, come ci ha ricordato anche il Presidente Mattarella, non si fa con gli strumenti di coercizione, ma con politiche inclusive, formazione, presidi sociali e culturali? La sicurezza di una comunità non si costruisce con le pistole, elettriche o meno che siano, ma con la fiducia, con la prossimità, con la competenza e anche con qualche volante in piú sul territorio. La pistola è già un fallimento della prevenzione.

Noi non siamo contro le forze dell’ordine, al contrario siamo proprio coloro che con più convinzione ne chiedono il rafforzamento e un più alto riconoscimento, anche economico e formativo. Siamo quelli che parlano di organici da aumentare, di turnazioni più utili, di formazione linguistica e interculturale anche per una Polizia Municipale che si confronta quotidianamente con una città turistica e a vocazione internazionale. Siamo quelli che non si accontentano di distribuire taser per compensare l’abbandono delle frazioni, ma chiedono una presenza capillare nei territori, affinché la sicurezza sia una condizione vissuta, non uno slogan agitato.

Chi conosce davvero gli agenti della Polizia Municipale, quelli che tutti i giorni fanno i turni e sono a servizio della città e dei cittadini, sa che il taser non è ciò di cui hanno bisogno. Hanno bisogno di strutture, di una nuova organizzazione del corpo, di una visione amministrativa degna di questo nome. Hanno bisogno di un’amministrazione che non li usi come scudo ideologico nei momenti di crisi.

Certo, capiamo il desiderio del vicesindaco Spagnoli di accreditarsi come l’uomo forte, il baluardo contro l’anarchia, l’inflessibile difensore del decoro e dell’ordine. Lo capiamo perché, in fondo, lo stile è lo stesso che ci ha regalato con il celebre semaforo di via Postierla, esempio cristallino di impegno amministrativo senza capo né coda, simbolo di un approccio che somiglia più ad un atto performativo che ad una soluzione reale. Una sicurezza a intermittenza.

Ed è proprio questa visione che ci allarma: la sicurezza intesa come spettacolo, come prova muscolare da esibire a favore di telecamera e algoritmi social. Noi non intendiamo la sicurezza come paura, ma come soluzione, e le soluzioni efficaci richiedono tempo, ascolto, investimenti veri, nuove tecnologie intelligenti e non violente, pianificazione tra diverse istituzioni e non gadget mediatici.

Se c’è qualcosa di “sconcertante”, egregio signor Spagnoli, non è la raccolta firme, ma la debolezza della sua elaborazione politica, che sembra ancora convinta che un’arma possa sostituire la forza della governance. E che alla fatica del confronto preferisce il conforto dei commenti sui social, come se la democrazia si misurasse in “mi piace”.

Chi amministra una città come Orvieto dovrebbe sapere che la legalità non è un concetto da urlare, ma un terreno da coltivare ogni giorno. E chi si candida a succedere all’attuale sindaco (ci aveva provato il Signor Spagnoli ma non c'erano ancora le condizioni) dovrebbe almeno cercare di alzare il livello del dibattito, invece di limitarsi a distribuire etichette e invettive, come se tutto fosse solo un braccio di ferro da giocare sulle pagine online dei quotidiani locali.

Noi non abbiamo nulla contro le divise. A proposito, come si permette di dire che noi "preferiamo chi turba l'ordine e la sicurezza pubblica e non chi difende la legalità". Personalmente trovo questa affermazione diffamatoria.

Noi abbiamo molto sui temi della sicurezza, e altrettanto da dire contro chi strumentalizza quelle divise, chi ne fa un paravento, uno strumento di divisione. A noi la sicurezza interessa davvero. Ma non ci accontentiamo delle scorciatoie. E mentre lei dà i numeri (sul costo dei taser, sulle percentuali di rischio, sulle intenzioni della “sinistra”), noi continuiamo a fare domande: sul futuro del corpo di Polizia Municipale che ha in forza la metà del personale che è previsto in organico, sulle assunzioni promesse e mai fatte, sulle condizioni di lavoro, sulla presenza reale nei territori, sull’idea di città che volete costruire.

Paolo Maurizio Talanti,
Partito Democratico Orvieto

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